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MONDO

L'opposizione chiede le dimissioni del premier

Turchia: blitz anti-corruzione, bufera su Erdogan

In Turchia governo sotto pressione, decapitati i vertici della polizia: 52 arresti eccellenti, 3 sono figli di ministri
 

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Il premier Erdogan
Istambul
È bufera in Turchia sul governo del premier Recep Tayyip Erdogan dopo il blitz anticorruzione che ha portato all'arresto di 52 nomi eccellenti della nomenclatura vicini al partito islamico Akp al potere fra cui i figli di tre importanti ministri. L'opposizione denuncia "il più grande scandalo della storia della repubblica" fondata nel 1923 da Mustafa Kemal Ataturk e chiede le dimissioni del "sultano" di Ankara. Erdogan ha subito contrattaccato, denunciando a sua volta una "operazione sporca" condotta contro il suo governo. "Non accetteremo queste manipolazioni politiche", ha tuonato. Il vicepremier Bulent Arinc ha denunciato un complotto, promettendo però di non interferire con l'inchiesta. Intanto i vertici della polizia di Istanbul, responsabile delle indagini, sono stati decapitati: sono stati rimossi i capi dei cinque più importanti dipartimenti, fra cui quello per la criminalità finanziaria.

Gli intrighi dell'inchiesta
Secondo quanto riferito da Zaman online, altri 21 dirigenti della polizia a Istanbul e Ankara sono stati a loro volta silurati. Per "abuso d'ufficio", ha spiegato Erdogan. Secondo Zaman l'inchiesta inoltre sarebbe stata tolta al sostituto procuratore Zekeriya Oz e avocata dal procuratore capo Turan Colakkadi. Il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu ha denunciato un "intervento politico", il portavoce del suo partito Chp Haluk Koc ha parlato di un tentativo di insabbiare l'inchiesta. La stampa vede dietro al siluro partito verso il governo Akp la mano della potente confraternita islamica Hizmet di Fetullah Gulen. Dopo aver contribuito all'arrivo al potere di Erdogan nel 2002, i "gulenisti" da ottobre sono impegnati in una lotta di potere con gli "erdoganiani". Hizmet nei primi anni di governo dell'ex amico Erdogan ha preso il controllo di buona parte di magistratura e polizia.

Il cerchio si stringe attorino ad Erdogan
Lo scontro senza esclusione di colpi si scatena a pochi mesi dalle amministrative di marzo che apriranno un ciclo elettorale decisivo per l'assetto futuro del Paese, più islamico o più europeo. Secondo la stampa di opposizione gli scheletri continueranno a uscire dagli armadi nelle prossime settimane, mettendo sempre più in difficoltà Erdogan. Ma già l'inchiesta anti-corruzione che ha portato all'arresto di 52 personalità vicine al partito al potere potrebbe avere effetti ancora più dirompenti. Per ora sono finiti in manette Baris Guler, Salih Kagan Caglayan e Oguz Bayraktar, figli dei ministri degli Interni Muammer Guler, dell' Economia Zafer Caglayan e della Pianificazione Urbana Erdogan Bayraktar. Con loro sono stati fermati il sindaco Akp di Fatih, a Istanbul, Mustafa Demir, gli imprenditori Ali Agaoglu e Ruiza Sarraf, il direttore generale della banca pubblica Halkbank Suleyman Aslan.

Gli altri arresti
Il blitz ha portato anche al fermo di quattro alti funzionari, collaboratori dei ministri Bayraktar e Caglayan. Secondo Hurriyet, l'inchiesta potrebbe coinvolgere direttamente i tre ministri, e anche il titolare degli affari europei Egemen Bagis. Cumhuriyet ipotizza che dopo l'arresto del sindaco di Fatih venga fuori il nome di Bilal Erdogan, figlio del premier. Per il dirigente del partito nazionalista Mhp Oktai Vural finora si è vista solo "la punta dell'iceberg".