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ITALIA

Chiusa inchiesta bis: si procede per omicidio volontario continuato

Eternit, condanna annullata. ​Renzi: "Cambieremo regole di prescrizione". Lutto cittadino a Casale

L'unico imputato, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, era stato condannato a 18 anni. "Vergogna! Vergogna!", hanno urlato i familiari delle vittime dell'amianto. Il legale di parte civile: nessuna speranza per gli indennizzi. Eternit bis, inchiesta per omicidio volontario continuato pluriaggravato: oltre 200 vittime

 

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Lutto cittadino a Casale Monferrato, nell'Alessandrino, dopo la sentenza della Cassazione sul caso Eternit. Lo ha proclamato il sindaco, Titti Palazzetti, scesa in piazza con i suoi concittadini per protestare contro l'annullamento per prescrizione della condanna del magnate svizzero Stefan Schmidheiny. "In nome di tutte le vittime da amianto nel mondo, Casale Monferrato - ha detto il primo cittadino - si propone come guida di un 'movimento di giustizia' di livello mondiale. "Già domani avremo qui a Casale - ha annunciato Palazzetti - una prima riunione in municipio con rappresentanti di dieci Paesi stranieri, dal Brasile al Giappone, dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Svizzera ad altri". Domani pomeriggio si terrà infatti a Casale l'assemblea dell'Afeva, l'associazione Familiari e vittime dell'amianto. Alla riunione ci sarà anche il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino.

Chiusa l'inchiesta bis: si procede per omicidio volontario continuato
La Procura di Torino ha chiuso formalmente l'inchiesta Eternit bis in cui è indagato l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny. Si procede per omicidio volontario continuato. Intanto, una cinquantina di casi di morte in più, oltre ai primi 213, saranno contestati a Stephan Schmidheiny nella inchiesta. Proprio Guariniello, che aveva guidato il pool dell'accusa, subito dopo la sentenza aveva commentato invitando a "non demordere. Non è una assoluzione. Il reato c'è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi. La Cassazione - aveva proseguito il magistrato - non si è pronunciata per l'assoluzione. Il reato evidentemente è stato commesso, ed è stato commesso con dolo. Abbiamo quindi spazio per proseguire il nostro procedimento, che abbiamo aperto mesi fa, in cui ipotizziamo l'omicidio. Questo non è il momento della delusione, ma della ripresa. Noi non demordiamo".  

La risposta di Renzi
"Cambieremo i tempi del processo e le regole del gioco della prescrizione". Ha parlato così il premier Matteo Renzi, commentando la sentenza su Eternit a Rtl 102,5. "Da cittadino italiano mi colpisce e mi fanno venire un po' di brividi le interviste ai familiari, a vedove e figlie che mostrano una dignità straordinaria perché credono nella giustizia più di quanto a volte fa un servitore dello Stato. E continuano a combattere, con l'idea di aggrapparsi al tema della giustizia come etica del Paese" ha proseguito. Dal punto di vista del merito, ha detto Renzi, "o quella vicenda non è un reato, o se è un reato ma è prescritto bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione. Ci sono dei dolori che non hanno tempo. Dobbiamo far in modo che i processi siano più veloci, e dobbiamo cambiare la prescrizione". 




La decisione della Cassazione
Ieri la decisione della Cassazione ha seppellito con la prescrizione - maturata già prima della conclusione del primo grado - il reato di disastro ambientale doloso con il quale la Procura di Torino aveva mandato sotto processo il magnate elvetico Stephan Schmidheiny; la Corte di Appello, il 3 giugno del 2013, lo aveva condannato a 18 anni di reclusione e a pagare 89 milioni di euro di indennizzi.

Mille parti civili
"C'è chi li ha illusi", hanno commentato fonti della Procura della Suprema Corte riferendosi alle aspettative delle quasi mille parti civili costituitesi al processo e che, chi con il pullman, chi in macchina o in treno, in tante erano arrivate a Roma con la speranza di ottenere la condanna per la morte dei loro cari. Intere famiglie sono state decimate dalla morte silenziosa: quella di Romana Blasotti, ottantacinquenne presidente del comitato delle vittime di Casale Monferrato che è il territorio più colpito, conta ad esempio ben cinque vite spezzate. Marito, sorella, figlia, nipote e una cugina.    

Il comunicato della Cassazione: "Prendere atto dell'avvenuta prescrizione"
In una nota diffusa dai supremi giudici è stao chiarito che "oggetto del giudizio
era esclusivamente l'esistenza o meno del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermata dalla Corte, che ha dovuto, però, prendere atto dell'avvenuta prescrizione del reato essendosi l'evento consumato con la chiusura degli stabilimenti Eternit, avvenuta nel 1986, data dalla quale ha iniziato a decorrere il termine di prescrizione. Non erano, quindi - chiarisce il comunicato - oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute, dei quali la Corte non si è occupata".


I parenti delle vittime: "Vergogna"
"Vergogna, vergogna", hanno urlato nell'aula magna della Suprema Corte alla lettura del verdetto che ha mandato in fumo anche la speranza dei risarcimenti e ha dato ragione alla disillusione dei familiari di altre duemila vittime che, invece, hanno accettato dai legali dell'ex ad svizzero un accordo economico extragiudiziario. "Apprendo con sorpresa e disappunto della decisione della Corte di Cassazione di annullare, causa prescrizione del reato, la sentenza di condanna a Stephan Schmidheiny nel processo Eternit.

Chiamparino: "Profonda indegnazione"
Non può che destare profonda indignazione" ha detto il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino appena saputo del verdetto che cancella anche il diritto della regione a 20 milioni di euro di risarcimento.

Il legale di parte civile: "Nessuna speranza per gli indennizzi"
Non c'è alcuna possibilità che i risarcimenti alle parti civili vengano risparmiati dalla prescrizione decisa dalla Cassazione sul reato di disastro ambientale imputato all'ex proprietario dell'Eternit Scmidheiny.
Tutti a bocca asciutta: i familiari di chi morì per mesotelioma, ammalati di asbestosi, associazioni, comune di Casale Monferrato, Regione Piemonte."L'azione civile nel processo penale è subordinata alla condanna - spiega Elena Poli, legale di parte civile al processo Eternit per alcuni parenti delle vittime e ammalati a causa dell'amianto - e con il venir meno della condanna, cade anche la responsabilità dei risarcimenti". Dei 90 milioni complessivi di indennizzi  stabiliti nel processo di merito , 25 erano destinati al Comune di Casale Monferrato, 20 milioni alla Regione Piemonte, centomila euro ad alcune associazioni, circa 30mila euro per i familiari. "Si potranno avviare delle azioni civili - aggiunge Poli - ma non ci sono grandi speranze. Schmidheiny in Italia risulta nullatenente, è cittadino svizzero e anche lì non sarà facile raggiungerlo visto che viene considerato un perseguitato dalla giustizia italiana. Si può fare, per carità, ma sarà complicato. Aspettarsi da Schmidheiny un passo in questa direzione contrasterebbe con il suo comportamento processuale. Non è mai intervenuto nel processo, non si è mai fatto vivo, ha offerto come indennizzi briciole e soltanto fuori dal processo".

Schmidheiny: ora basta processi ingiustificati
Grande soddisfazione filtra dalla Svizzera, dove risiede l'ex imputato. "La decisione della Suprema Corte - spiega un comunicato del suo ufficio stampa - conferma che il processo Eternit, nei precedenti gradi di giudizio, si è svolto in violazione dei principi del giusto processo. Schmidheiny si aspetta che ora lo Stato italiano lo protegga da ulteriori processi ingiustificati e che archivi tutti i procedimenti in corso". E si avanza la teoria del "complotto" dei giudici torinesi ai danni del magnate che ha problemi con la giustizia anche per i morti da amianto degli stabilimenti in altre parti del mondo. In Cassazione, infatti, sono arrivate delegazioni dalla Gran Bretagna, dal Brasile, dalla Francia, e dalla stessa Svizzera.    

In piedi altri due filoni del processo
Se è calato il sipario sul maxiprocesso Eternit, sono però in piedi altri due filoni nati dalla sua costola: uno ipotizza l'omicidio volontario per la morte di 213 lavoratori e l'atro per la morte dei dipendenti italiani dei siti produttivi all'estero. In proposito, l'avvocato Sergio Bonetti che rappresenta 400 vittime e molte associazioni di parte civile, rileva che "la Cassazione ha in sostanza detto che il maxi processo doveva svolgersi con l'accusa di omicidio, e dunque tenderei a non escludere che il procedimento aperto con questa imputazione possa avere un esito migliore".    

Lo striscione: "Eternit, ingiustizia è fatta"
Tra le lacrime che dicono che "per i poveri non c'è mai giustizia", è ripartito per Casale il pullman con tutte le persone del Monferrato che, con le loro storie e con il loro dolore, hanno detto 'no' ai soldi per uscire dal processo. Davanti alla Cassazione è rimasto uno striscione: "Eternit, ingiustizia è fatta".