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MONDO

Attore russo fa appello a Putin: punire penalmente gli omosessuali

Ivan Ohlobystin ha chiesto al presidente russo di reintrodurre la norma, in vigore fino al 1993, che prevede il carcere per i gay

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Ivan Ohlobystin
Alla fine del 2013 aveva affermato di “voler bruciare vivi omosessuali”. Ora Ivan Ohlobystin, attore, regista e prete ortodosso temporaneamente sospeso dal servizio ecclesiastico, torna a far parlare di sé con un appello rivolto al presidente russo Vladimir Putin.

L’attore chiede di re-inserire, il più presto possibile, nel Codice Penale russo l’ex articolo 121 del Codice della Russia sovietica, che puniva l'omosessualità maschile con la reclusione da 5 a 8 anni. Secondo il suo parere, la legge attuale che vieta la propaganda dell’omosessualità, approvata nel 2013, “non è sufficiente poiché l’esistenza stessa dei circoli e club degli omosessuali, riconosciuti dalle autorità, in se stessa costituisce propaganda e pubblicità”.

Secondo l’autore dell’appello “i sodomiti tra poco potrebbero acquisire lo status di “gruppo sociale” e quindi la garanzia e il diritto costituzionali di corrompere le nuove generazioni”. “Poiché i gay”, - continua Ohlobystin, - “non possono avere propri figli, allora aumenteranno le loro leve a scapito dei  nostri”.

Immediata la reazione della comunità LGBT che si è rivolta alla Apple, chiedendo di interrompere i rapporti commerciali con la società di telefonia mobile russa “Euronetwork” (Evroset) di cui Ivan Ohlobystin è il direttore creativo.

La storia
Nei primi Codici Penali sovietici non era previsto il delitto di omosessualità, introdotto soltanto nel 1934 su insistenza dell’allora capo della polizia segreta staliniana Genrikh Yagoda, in seguito alla prima retata contro gay nel settembre del 1933,che portò all'arresto di 130 uomini. Una norma rimasta in vigore fino al 1993. Secondo Yagoda era necessario prevenire “la corruzione della gioventù operaia e la penetrazione dei pederasti nell’Armata Rossa e nella Marina Militare Rossa”.

E Stalin commentò: “Applicare una punizione esemplare ai sudicioni e inserire un articolo apposito nel Codice Penale”.

Più tardi, in un articolo apparso sulla “Pravda”, lo scrittore proletario Maxim Gorkij rincarò la dose, definendo l’omosessualità “delitto contro la società e pertanto punibile a norma di legge”. Gorkij andò oltre, lanciando lo slogan: “Sradicate l’omosessualità – e il fascismo sparirà!”.

Le condanne
Secondo dati statistici parziali, negli anni 1930-1980 ogni anni furono condannati circa mille uomini, spediti nei Gulag o in prigione. Alcuni studiosi ipotizzano che furono colpiti da un minimo di 60 mila a un massimo di 250 mila uomini.
Tra le vittime più illustri ci sono Nikolaj Ezhov, capo della polizia segreta staliniana, successore di Genrikh Yagoda, e il cineasta sovietico Sergej Paradzanov.

 Ezhov durante il processo confessò di aver avuto numerose relazioni con persone dello stesso sesso, anche se questo era il capo d’accusa minore nei suoi confronti. Venne fucilato per ordine di Stalin nel 1940. Forse è stato l’unico omosessuale “dichiarato” a essere stato condannato alla pena capitale nell’epoca sovietica.