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ECONOMIA

World economic outlook

Fmi: l'Italia pagherà il prezzo più alto per la pandemia, Pil nel 2020 a -9,1%

Il coronavirus schiaccerà le economie mondiali, prevede Il Fondo monetario internazionale, che per l'Italia vede quest'anno un balzo nel deficit di bilancio all'8,3% e del debito pubblico al 155,5% del prodotto interno lordo

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Fra le grandi economie mondiali l'Italia potrebbe pagare il prezzo più alto dalla crisi provocata dal coronavirus, con il Pil che quest'anno potrebbe crollare a -9,1% per poi registrare un limitato rimbalzo nel 2021 a +4,8%.

E' la stima formulata dal Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outlook, in cui peggiora di oltre 9 punti la previsione formulata appena tre mesi fa (per l'Italia una crescita dello 0,5%). Ma la pandemia di coronavirus si abbatterà con tutta la sua forza sull'intera economia mondiale, avverte l'Fmi: quest'anno il Pil globale diminuirà del 3%, un risultato molto peggiore di quello della crisi del 2008.

Le economie mondiali nella tempesta
Ancora più forte il rimbalzo previsto per il 2021 (+5,8%). A livello globale, gli Stati Uniti saranno il Paese con il più pesante deficit-Pil quest'anno, rispetto alle maggiori economie globali, a riflesso dei costi delle misure di bilancio messe in campo contro la pandemia.

Secondo il Fondo monetario internazionale, il disavanzo-Pil statunitense balzerà al 15,4% nel 2020, mentre scorso anno si era attestato al 5,8%. In prospettiva sarà il valore più elevato tra i Paesi elencati in una tabella contenuta nel Fiscal Monitor. 

Rilevante anche il deficit del Canada, che secondo il Fmi raggiungerà l'11,8% del Pil. E anche in Cina balzerà a un valore a due cifre: 11,2% dal 6,4% del 2019. In Giappone il deficit toccherà il 7,1% del Pil.

Europa in caduta, riprende nel 2021
Per l'Eurozona (-7,5%) e per l'Italia (-9,1%) la caduta sarà ancora più forte seguita, anche in questo caso, da consistenti riprese l'anno prossimo, rispettivamente pari al +4,7% e al +4,8%, secondo il  World Economic Outlook primaverile del Fondo Monetario Internazionale, appena pubblicato, che viene presentato a Washington con incontri e conferenze teletrasmesse via internet a causa della crisi sanitaria in corso.

La perdita del Pil prevista per quest'anno sarà la maggiore tra i grandi Paesi dell'Eurozona, con la Spagna accreditata di un -8%, la Francia di un -7,2% e la Germania del -7%. Per l'anno prossimo il rimbalzo italiano, stimato al +4,8%, sarà inferiore a quello della sola Germania (+5,2%) ma superiore a Francia (+4,5%) e Spagna (+4,3%).

Forte aumento della disoccupazione
L'anno in corso vedrà, secondo gli economisti del Fondo, anche un forte aumento della disoccupazione, sia in Italia, dove salirà al 12,7% della forza lavoro (rispetto al 10% registrato nel 2019), sia nell'intera Eurozona dove salirà dal 7,7% al 10,4%. La dinamica dovrebbe, o forse potrebbe, essere riassorbita l'anno prossimo con un tasso di disoccupazione stimato al 10,5% in Italia e all'8,9% nell'Eurozona.

Panorama complesso e incerto
L'inflazione in Italia è prevista allo 0,2% quest'anno e allo 0,7% il prossimo, mentre l'attivo delle partite correnti, alimentato dall'export italiano, resterà sempre su livelli alti, rispettivamente al 3,1% e al 3% del Pil.

"C'è un'estrema incertezza sulla previsione di crescita globale. La ricaduta economica - si legge nel Weo - dipende da fattori che interagiscono in modi difficili da prevedere, incluso il percorso della pandemia, l'intensità e l'efficacia degli sforzi di contenimento, l'entità delle interruzioni dell'offerta, le ripercussioni del drastico inasprimento condizioni del mercato finanziario globale, i cambiamenti dei modelli di spesa, i cambiamenti comportamentali (come evitare le persone nei centri commerciali e nei trasporti pubblici), gli effetti di fiducia e e i prezzi volatili delle materie prime. Molti paesi affrontano una crisi a più livelli che comprende uno shock per la salute, perturbazioni economiche interne, crollo della domanda esterna, inversioni dei flussi di capitale e un crollo dei prezzi delle materie prime". Secondo il Fondo Monetario, insomma, "prevalgono i rischi di un risultato peggiore".  

Per l'Fmi, "le misure fiscali prese dalle maggiori economie possono frenare un più profondo declino della fiducia. Ma saranno ancora più efficaci quando la pandemia si allenterà e le persone potranno tornare alle loro attività".

Positivo intervento Banche centrali
L'organizzazione di Washington considera positivo "anche l'intervento delle banche centrali che hanno garantito liquidità e fiducia nel sistema, contribuendo a limitare lo shock e, quindi, assicurando che l'economia sia ben posizionata per la ripresa".  Dallo scoppio dell'emergenza coronavirus ''gli interventi rapidi e significativi di diverse banche centrali sono stati fondamentali e hanno evitato un calo ancora più marcato del clima di fiducia e dei prezzi delle attività. Di particolare importanza è stata l'attivazione e la creazione di linee di swap tra le principali banche centrali per fornire liquidità'' a livello internazionale.

Il Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outlook sottolinea ancora che ''Il panorama economico sarà modificato in modo significativo per tutta la durata della crisi e forse più a lungo, con un maggiore coinvolgimento nell'economia da parte dei governi e delle banche centrali''.