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Coronavirus

Dati relativi alla settimana 16 - 22 settembre

Coronavirus, monitoraggio Gimbe: quasi 45.500 positivi, aumentano i decessi +50%

Da otto settimane consecutive i numeri confermano la crescita costante della curva epidemica e delle ospedalizzazioni. Gimbe: "Bisogna giocare d'anticipo sul coronavirus per contenere la seconda ondata ed evitare sovraccarichi del sistema sanitario"

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Un aumento del 10,9% (10.907 rispetto a 9.837) dei nuovi casi di coronavirus in Italia, un incremento del 14,5% (45.489 vs 39.712) dei casi attualmente positivi e aumentano del 17,2% anche i pazienti ricoverati con sintomi (2.604 vs 2.222) e del 38% quelli in terapia intensiva (239 vs 201). Forte incremento, +50%, dei decessi (105 vs 70), dopo la sostanziale stabilità registrata la scorsa settimana. Casi testati +15.312 (+4,1%), tamponi totali: +52.304 (+9%). Sono i dati del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 16-22 settembre, rispetto alla precedente.

"Nell'ultima settimana - afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe - risale l'aumento dei nuovi casi, in conseguenza dell'incremento sia dei casi testati sia del rapporto positivi/casi testati. Si conferma inoltre la crescita costante dei pazienti ospedalizzati con sintomi e di quelli in terapia intensiva".

Nell'ambito di una circolazione endemica del virus, l'aumento dei focolai determina la progressiva crescita dei nuovi casi settimanali. Dai 1.408 nuovi casi della settimana 15-21 luglio siamo passati ai 10.907 di quella 16-22 settembre, con un incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 2,8%, seppure con ampie variabilità regionali: dall'1,1% della Basilicata al 6,5% della Liguria. L'incremento progressivo dei casi attualmente positivi si riflette anche sull'aumento delle ospedalizzazioni: in 2 mesi i pazienti ricoverati con sintomi sono aumentati da 732 a 2.604 e quelli in terapia intensiva da 49 a 239. 

"Fortunatamente - spiega Cartabellotta - la composizione percentuale dei casi attualmente positivi si mantiene costante: mediamente il 93-94% sono asintomatici/oligosintomatici; i pazienti ricoverati con sintomi rappresentano il 5-6% del totale e quelli in terapia intensiva lo 0,5%, anche se con differenze regionali rilevanti".

La percentuale dei ricoverati con sintomi sui casi attivi va dal 2,4% della Provincia autonoma di Trento al 9,7% della Liguria; la percentuale di quelli in terapia intensiva dallo 0% della Provincia Autonoma di Trento e della Valle D'Aosta all'1,2% della Sardegna. Nella settimana 16-22 settembre circa l'85% dei pazienti ricoverati con sintomi si concentrano in Lazio (482), Campania (360), Lombardia (294), Sicilia (224), Puglia (204), Emilia-Romagna (185), Piemonte (164), Liguria (148) e Veneto (141). L'82,8% dei pazienti in terapia intensiva si distribuisce in 9 Regioni: Lombardia (34), Lazio (31), Campania (23), Emilia-Romagna (22), Toscana (21), Sardegna (21), Liguria (17), Sicilia (15) e Veneto (14).   

"Se da lato si tratta di numeri che al momento non generano alcun sovraccarico dei servizi ospedalieri - puntualizza il Presidente - dall'altro non bisogna sottovalutare il trend in costante aumento che impone di mantenere la guardia molto alta, soprattutto in alcune Regioni".

I tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale (4,7) sono in Liguria (10,6), Lazio (8,7), Sardegna (7,1), Campania (6,6), Puglia (5,3) e Sicilia (4,8). Da 8 settimane consecutive i numeri confermano la crescita costante della curva epidemica e delle ospedalizzazioni, e al momento sono molte le variabili che non lasciano ipotizzare alcuna flessione: dalla riapertura delle scuole all'aumento della circolazione del virus nella stagione invernale; dal continuo incremento dei casi in paesi senza restrizioni di ingresso in Italia, alla convivenza tra coronavirus e influenza stagionale; dalla vita in ambienti chiusi e su mezzi pubblici più affollati, alla ventilata riapertura degli stadi.

"Se è vero che rispetto ad altri paesi europei - conclude Cartabellotta - manteniamo ancora un vantaggio rilevante grazie ad un lockdown più tempestivo, intenso e prolungato e a riaperture più graduali, non è il caso di adagiarsi sugli allori, ma bisogna giocare d'anticipo sul coronavirus per contenere la seconda ondata ed evitare sovraccarichi del sistema sanitario".