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Coronavirus

Covid, fondazione Gimbe: curve in lenta discesa. Crollo forniture vaccini

 I ricoveri e le terapie intensive rimangono sopra la soglia di saturazione rispettivamente in 5 e 6 regioni. Cartabellotta: con questi ritmi solo il 14 per cento della popolazione riceverà il vaccino entro fino aprile

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Continua la lenta discesa delle curve. Crollo delle forniture nel primo trimestre per quanto riguarda i vaccini, diseguaglianze regionali su tutti i fronti. Lo rileva la Fondazione Gimbe nel monitoraggio relativo alla settimana 20-26 gennaio in cui si registrano gli ultimi effetti del decreto Natale: tutti i numeri sono in calo, compresi quelli ospedalieri, anche se i ricoveri e le terapie intensive rimangono sopra la soglia di saturazione rispettivamente in 5 e 6 regioni.
 
 Le analisi indipendenti di Gimbe sui dati ufficiali della campagna vaccinale evidenziano notevoli differenze regionali: nella distribuzione delle dosi, nel completamento del ciclo vaccinale e, soprattutto, nelle priorità di somministrazione, con il 22,3% delle dosi destinato a "personale non sanitario", categoria formalmente non prevista dal piano vaccinale.
 
 La Fondazione Gimbe osserva che nella settimana 20-26 gennaio 2021, rispetto alla precedente, c'è stata una riduzione dei nuovi casi (85.358 vs 97.335). Scendono anche i casi attualmente positivi (482.417 vs 535.524), i ricoveri con sintomi (21.355 vs 22.699) e le terapie intensive (2.372 vs 2.487); lieve calo dei decessi (3.265 vs 3.338).
 
L'incremento percentuale dei casi si riduce in quasi tutte le Regioni; negli ospedali, nonostante l'ulteriore discesa di ricoveri e terapie intensive, l'occupazione da parte di pazienti Covid continua a superare in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 6 Regioni quella del 30% delle terapie intensive, attestandosi a livello nazionale rispettivamente al 34% e al 28%.   
 
"Oltre ai noti ritardi di consegna da parte di Pfizer - dichiara Renata Gili, responsabile Gimbe Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione  - AstraZeneca ha comunicato alla Commissione Europea una riduzione della fornitura stimabile fino al 60% nel 1  trimestre, mentre CureVac non potrà consegnare entro marzo le 2,019 milioni di dosi previste dal Piano vaccinale, visto che lo studio di fase 3 e' stato avviato solo il 14 dicembre". Di conseguenza, al netto di ritardi di consegne, entro il 31 marzo 2021 il nostro Paese dovrebbe disporre di 16,557 milioni di dosi, di cui 8,749 milioni da Pfizer-BioNTech e 1,346 milioni da Moderna e 6,462 milioni da AstraZeneca, anziché i 16,155 milioni previsti dal Piano vaccinale. Peraltro su AstraZeneca i conti non tornano visto che è stata annunciata una fornitura di 3,4 milioni di dosi.
 
"Con queste disponibilità - puntualizza Cartabellotta - solo il 14% della popolazione (circa 8,278 milioni di persone) potrà completare le due dosi del ciclo vaccinale, ma non prima della metà o addirittura della fine di aprile, ovviamente previa autorizzazione condizionata del vaccino di AstraZeneca che potrebbe essere soggetto a limitazioni per i soggetti di età superiore ai 55 anni con conseguente necessità di rivedere le priorità del piano vaccinale. Inoltre, occorrerà una notevole reattività della macchina organizzativa, visto che la maggior parte delle dosi non arriverà prima di metà febbraio".
 
Sulla distribuzione regionale dei vaccini, Fondazione Gimbe sottolinea che si rilevano notevoli differenze regionali difficilmente spiegabili solo sulla base dei criteri utilizzati in questa prima fase per la consegna (n  operatori sanitari e socio-sanitari, n  personale e ospiti Rsa).