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ITALIA

Il caso del Tuscolano

Funerali Casamonica, Don Ciotti: "La Chiesa ora rifletta, la religione non diventi solo di facciata"

Strumentalizzato il rito funebre secondo il presidente di Libera, ma serve ora “cominciare una riflessione anche all’interno della comunità della Chiesa, perché la religione non diventi veramente solo di facciata”. L'Osservatore Romano ha marchiato come "scandalo" le esequie del boss contestando però le accuse di "connivenza" o "acquiescenza" della Chiesa

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"La preghiera sì, l'esibizione no". Ne è convinto Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, associazione contro le mafie ma soprattutto uomo di Chiesa. Le scene viste al di fuori della basilica di Don Bosco dove il 20 agosto sono stati celebrati i funerali del boss dei Casamonica “non possono lasciarci indifferenti”. Il commento del sacerdote a pochi giorni dalle esequie in stile hollywodiano riservate a Vincenzo Casamonica non lascia spazio a interpretazioni. L'episodio, ultimo di una serie negativa che da mesi grava sulla città, ha nuovamente catapultato Roma sui media internazionali.  

Don Ciotti: "Religiosità di facciata"
Per Don Ciotti, da decenni in prima linea nel contrastare illegalità e malavita "grave è l’evidente strumentalizzazione di un rito religioso per rafforzare prestigio e posizioni di potere". Infatti aggiunge "sappiamo che le mafie non hanno mai mancato di ostentare una religiosità di facciata, foglia di fico delle loro imprese criminali". 

Il presidente di Libera: "Serve una riflessione seria"
Il prete simbolo della lotta alla mafia non ha dubbi: Tutto ciò "deve dare il via a una riflessione seria seria seria da parte di tutti. Quello che è stato fatto è un atto di arroganza e sfida alle istituzioni". E mentre da parte di alcuni esponenti delle istituzioni civili stanno emergendo le prime ammissioni di responsabilità e di gravi mancanze, Don Ciotti si dedica invece alla Chiesa cui chiede di guardarsi allo specchio: "Si deve cominciare una riflessione anche all’interno della comunità della Chiesa, perché la religione non diventi veramente solo di facciata”. 

Lo scandalo di un funerale
Che questo funerale sia ormai uno scandalo non solo per Roma ma anche per la Chiesa proprio alle porte del Giubileo lo aveva implicitamente confessato anche l'Osservatore Romano ieri in prima pagina: "Lo scandalo di un funerale", titolava l'articolo non firmato che segna una chiara presa di distanza dall'accusa che esista una connivenza o quantomeno una "qualche acquiescenza da parte della comunità cattolica" nei confronti del potere mafioso.

L'Osservatore: "Il Vicariato di Roma non sapeva nulla"
Il giornale della Santa Sede ha ricordato che lo stesso monsignor Giuseppe Marciante - il vescovo ausiliare della zona di Roma dove si è svolto il funerale del boss Casamonica, il Tuscolano - ha ammesso che il Vicariato di Roma "non era stato avvertito di quel funerale. Lo sapeva solo il parroco, ma non sapeva che dietro ci sarebbe stata quella propaganda mafiosa. Nessuno ci ha avvisati, nemmeno le forze dell'ordine". Certo ha assicurato "se avessimo avuto il sentore di uno show di quel tipo, avremmo preso delle precauzioni. Non avremmo assolutamente accettato di fare quel funerale". Piuttosto "avremmo suggerito una preghiera in casa oppure sempre in casa si sarebbe potuto celebrare il rito della raccomandazione dei defunti". Come a dire monsignor Marciante perchè non ha fatto quella telefonata al Vicariato?

Il quotidiano della Santa Sede: "I parroci sentano prima i vescovi"
L'Osservatore Romano difende dunque la scelta di eseguire i funerali segnando al contempo una netta distanza dai fatti avvenuti il 20 agosto davanti al sagrato della Basilica di Don Bosco: "da una parte la preghiera per i defunti, dall'altra lo spettacolo mediatico, l'ostentazione di potere, la strumentalizzazione chiassosa e volgare di un gesto di elementare pietà umana e cristiana come il funerale". Nel condannare dunque garantisce che nella Chiesa "non c'è spazio per zone d'ombra" e per farlo ricorda la 'scomunica' di papa Francesco ai mafiosi nella messa celebrata il 21 giugno 2014 nella Piana di Sibari, in Calabria: coloro che, come i mafiosi, 'nella loro vita seguono questa strada di male', disse il Pontefice se non si pentono, 'non sono in comunione con Dio: sono scomunicati'". Ma dopo la difesa il quotidiano della Santa Sede lancia un monito ai preti: "In casi del genere (come i funerali-show del boss, ndr) ogni prete farebbe bene a sentire previamente il proprio vescovo".