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MONDO

La "Lista della vergogna"

Londra, anche una attivista accusa Green di molestie. May 'indaga' sul suo numero due

Situazione complicata per la premier: qualsiasi tipo di rimpasto abbia in mente, c'è il rischio che si vadano a toccare i delicati equilibri interni al governo e alle varie anime del partito, sempre più diviso tra fautori della 'hard Brexit' e chi invece vorrebbe un'uscita 'morbida' dalla Ue

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Non c'è solo l'anonimo dossier sulle presunte molestie a Westminster ad accusare Damian Green, 61enne segretario di Stato e numero due del governo di Theresa May, ma anche le rivelazioni al Times di una attivista Tory, Kate Maltby. Rivelazioni che peraltro Green smentisce come 'completamente false', facendo sapere alla Bbc di voler sporgere querela. Maltby, accademica e autrice 31enne, accusa Green d'averla palpeggiata in un pub nel 2015, posando insistentemente la mano sul suo ginocchio, e d'averle mandato sms 'suggestivi' nel 2016. La premier ordina una nuova indagine, dopo quella dei giorni scorsi a seguito delle rivelazioni di stampa su presunti 'molestatori' nelle fila del governo.

'La lista della vergogna' che scuote il governo May
La chiamano la "lista della vergogna" e contiene i nomi di 36 deputati conservatori (tra loro ci sono ministri e sottosegretari) e le relative 'cattive abitudini'. Le descrizioni spaziano dal "comportamento inappropriato con assistenti donne" a quello altrettanto inappropriato con "assistenti maschi" al "perennemente ubriaco". A compilarla sono stati le assistenti e gli assistenti parlamentari dei Tories, stanchi di subire in silenzio molestie e veri e propri atti di perversione.

La lista, che ha iniziato a circolare in ambienti parlamentari, è finita in mano anche ai media inglesi e, sebbene i nomi siano per il momento stati oscurati, l'identità di alcuni degli interessati non è più un segreto. Tra i nomi eccellenti emerge quello di Damian Green, ministro del Lavoro e delle Pensioni e stretto collaboratore della premier Theresa May, che secondo la 'lista della vergogna' sarebbe un utente di Ashley Madison, il sito di appuntamenti. A fare il suo nome è MailOnline, che rivela anche che almeno nove degli esponenti Tory che compaiono nell'elenco avrebbero avuto delle relazioni con membri del loro staff o con altri parlamentari.

Sempre secondo la 'lista della vergogna', un deputato conservatore avrebbe costretto la propria assistente ad abortire, mentre un altro suo collega avrebbe "pagato le donne per stare zitte" e non rivelare la portata delle molestie subite. Un altro esponente conservatore, secondo il campionario di scorrettezze e perversioni esposto dagli assistenti ribelli, sarebbe stato ripreso in video mentre si faceva urinare addosso da tre uomini, mentre ad un altro piace andare con le prostitute per compiere "atti strani" ed un altro ancora ha un debole per gli uomini con profumi da donna. 

Ce n'è abbastanza per oscurare l'altro grande scandalo dei rimborsi e delle note spese, che nel 2009 fece tremare l'allora governo laburista di Gordon Brown. La premier Theresa May, già in difficoltà per lo stallo nel quale versa il negoziato con Bruxelles per la Brexit, attraverso un portavoce ha detto di avere "fiducia nel governo e nei suoi ministri". Ma la 'lista della vergogna' traccia un quadro impietoso di un esecutivo che, in alcuni suoi membri, invece di dedicarsi al difficile passaggio storico che il Regno Unito si trova ad attraversare, preferisce dedicarsi a ben altro.

In base alla 'lista della vergogna', il sito Guido Fawkes è riuscito a ricostruire che al suo interno vi sono: 2 ministri di peso accusati di comportamenti inappropriati verso le donne; 18 ministri e sottosegretari accusati di varie forme di comportamenti sessuali inappropriati; 12 deputati accusati di comportamenti scorretti verso le proprie assistenti donne; 2 deputati accusati di comportamenti scorretti verso assistenti maschi.

In tutto, l'11% dell'intera compagine Tory a Westminster. Qualsiasi tipo di rimpasto la May abbia in mente, c'è il rischio che si vadano a toccare i delicati equilibri interni al governo e alle varie anime del partito, sempre più diviso tra fautori della 'hard Brexit' e chi invece vorrebbe un'uscita 'morbida' dalla Ue. Nel frattempo, il ministro della Difesa Michael Fallon è uscito allo scoperto scusandosi ripetutamente per aver palpeggiato il ginocchio della giornalista Julia Hartley-Brewer, fino a quando lei non ha minacciato di "dargli un pugno in faccia". L'episodio risale al 2002 ed evidentemente, sulla scia dello scandalo sessuale che ha travolto Harvey Weinstein, Fallon ha preferito giocare d'anticipo. La stessa giornalista coinvolta ha detto che si trattò di un episodio di scarsa importanza e che tutto si concluse all'epoca.