ITALIA
Dopo gli scontri dell'Olimpico
Maglietta Genny 'a Carogna, il padre di Speziale querela la vedova Raciti per "leso onore"
Il padre del giovane condannato a otto anni di carcere per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore capo di Polizia Filippo Raciti, ha querelato Marisa Grasso per diffamazione a mezzo stampa
Il padre di Antonino Speziale, il giovane ultrà del Catania condannato a otto anni di carcere per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore capo di Polizia Filippo Raciti, ha querelato Marisa Grasso, vedova di Raciti, per diffamazione a mezzo stampa.
"Speziale Libero", è la scritta sulla maglietta di Genny 'a carogna che ha fatto il giro del mondo all'indomani degli scontri dell'Olimpico, quando un colpo di pistola feriva Ciro Esposito e si è iniziato a parlare di presunta trattativa tra tifoseria e Digos per fare giocare la partita senza intoppi.
Nella denuncia del padre di Speziale è riportata questa frase di Marisa Grasso, pubblicata su diversi siti: "Questo Speziale, che io non nomino mai, è un assassino e uno spacciatore di droga, è un mercante di morte, questo si pubblicizza".
E' ferma nel ribattere, la moglie di Filippo Raciti, che ricorda le tre sentenze a carico di Speziale: "Ho subito un calvario di sei anni - ha spiegato - sono andata in tribunale per le tre sentenze di primo e secondo grado e in Cassazione per l'omicidio di mio marito ho tutto il diritto di chiamare quella persona per come deve essere chiamata".
Non ha finito, Marisa Grasso: "Mentre Speziale era ancora in libertà ha continuato a fare quello che ha sempre fatto, spacciare droga, tanto che ha ricevuto un'ulteriore condanna proprio per spaccio. Non mi si venga a parlare di persona santa: chiederò giustizia. Come l'ho fatto per mio marito, ora lo farò per me in un'aula di tribunale".
Quella maglietta per la famiglia di Raciti è stata "uno schiaffo morale" dopo sette anni, come l'ha definito Fabiana Raciti, intervistata da Repubblica: "Le magliette sono l'ultimo sfregio: uno sfregio a un grande uomo, a un grande padre, un grande marito. Questo è uno schiaffo morale alla mia famiglia, quelle magliette vogliono difendere un assassino e offendere chi crede nella giustizia. Non lo posso tollerare". Per la giovane il dolore è stato talmente profondo che l'ha vissuto come un secondo lutto e ha deciso di lasciare l'Italia.
"Speziale Libero", è la scritta sulla maglietta di Genny 'a carogna che ha fatto il giro del mondo all'indomani degli scontri dell'Olimpico, quando un colpo di pistola feriva Ciro Esposito e si è iniziato a parlare di presunta trattativa tra tifoseria e Digos per fare giocare la partita senza intoppi.
Nella denuncia del padre di Speziale è riportata questa frase di Marisa Grasso, pubblicata su diversi siti: "Questo Speziale, che io non nomino mai, è un assassino e uno spacciatore di droga, è un mercante di morte, questo si pubblicizza".
E' ferma nel ribattere, la moglie di Filippo Raciti, che ricorda le tre sentenze a carico di Speziale: "Ho subito un calvario di sei anni - ha spiegato - sono andata in tribunale per le tre sentenze di primo e secondo grado e in Cassazione per l'omicidio di mio marito ho tutto il diritto di chiamare quella persona per come deve essere chiamata".
Non ha finito, Marisa Grasso: "Mentre Speziale era ancora in libertà ha continuato a fare quello che ha sempre fatto, spacciare droga, tanto che ha ricevuto un'ulteriore condanna proprio per spaccio. Non mi si venga a parlare di persona santa: chiederò giustizia. Come l'ho fatto per mio marito, ora lo farò per me in un'aula di tribunale".
Quella maglietta per la famiglia di Raciti è stata "uno schiaffo morale" dopo sette anni, come l'ha definito Fabiana Raciti, intervistata da Repubblica: "Le magliette sono l'ultimo sfregio: uno sfregio a un grande uomo, a un grande padre, un grande marito. Questo è uno schiaffo morale alla mia famiglia, quelle magliette vogliono difendere un assassino e offendere chi crede nella giustizia. Non lo posso tollerare". Per la giovane il dolore è stato talmente profondo che l'ha vissuto come un secondo lutto e ha deciso di lasciare l'Italia.