MONDO
Affluenza ai minimi storici
Giappone, Shinzo Abe stravince le elezioni: "L'economia prima di tutto"
Ringrazia i giapponesi, teme per la scarsissima affluenza alle urne. Shinzo Abe vince la sua scommessa: aveva voluto le elezioni anticipate e ha conquistato i 2/3 della Camera Bassa necessari per riformare la Costituzione e riprendere in mano le leggi respinte dalla Camera Alta. Ma soprattutto il voto è per lui un sì alla sua Abenomics.

Il premier Shinzo Abe stravince, ottiene il risultato per cui aveva portato il Giappone alle elezioni anticipate. Il suo Partito Liberaldemocratico e il partner di coalizione Nuovo Komeito hanno ottenuto 318 seggi nella Camera Bassa del Parlamento, uno in più della maggioranza di due terzi necessaria per le modifiche costituzionali cui puntava e soprattutto per rimettere mano alle leggi respinte dalla Camera Alta. E così, come da protocollo, Abe non si è sottratto alla cerimonia delle rose.
La nuova ripartizione dei seggi
Dei 318 seggi ottenuti dalla coalizione di Abe sono 286 quelli del suo partito, i liberaldemocratici, e 32 quelli del Nuovo Komeito. 72 seggi vanno al principale partito di opposizione, il Partito Democratico del Giappone, 10 in più rispetto al voto del 2012. Buono il risultato del Partito Comunista - che chiamava al voto di protesta - e che per la prima volta in 14 anni supera le 10 poltrone (ne ottiene 20).
Affluenza ai minimi storici
L'affluenza è stata molto bassa, intorno al 52%, una delle più basse della storia del Paese. I giapponesi, emerge da alcune analisi, non hanno condiviso la scelta di Abe di anticipare di due anni il voto e si sono quindi astenuti. Mente Abe esprime preoccupazione per un'affluenza così bassa, gli analisi si interrogano sula lettura da dare al voto. Numeri così bassi potrebbero non essere letti come un risultato positivo per la Abenomics.
"L'economia prima di tutto"
Come anticipato, Abe teneva al voto perchè pensato come un referendum sulla sua Abenomics (Cos'è la Abenomics? Si tratta di quel programma, tanto riconoscibile da prendere il suo nome, lanciato dal premier nel 2013 per fare uscire il Giappone da due decenni di deflazione e dare una spinta all'economia e ripartito in tre pilastri: deprezzamento dello yen per incentivare le esportazioni, tasso di interesse in negativo per disincentivare il risparmio e aumentare i consumi, politica monetaria per aumentare l'inflazione e uscire dalla deflazione cronica, il tutto coadiuvato da un aumento della spesa pubblica). E, nonostante la bassissima affluenza, Abe considera il voto come un segno di assenso del Giappone alla sua ricetta economica: "Credo che i risultati mostrino che abbiamo ricevuto l'appoggio polilico per gli obiettivi raggiunti dall'amministrazione Abe negli scorsi due anni - ha detto nel suo primo discorso post elettorale - ma non dovremmo compiacerci". Il premier inoltre ha promesso di riunire i leader della coalizione e del mondo imprenditoriale al fine di mettere a punto la strategia che, col rialzo dei salari, possa innescare "un circuito virtuoso sulla ripresa delle attivita' economiche" prima che l'ulteriore aumento al 10% della tassa sui consumi sia effettivo ad aprile del 2017.
Gli altri obiettivi del nuovo mandato di Abe
Sono molte le sfide sul tavolo giapponese: la sicurezza nazionale e il ruolo egemonico che Tokyo vuole avere nell'area. Per altro Abe sente forte la spinta statunitense perchè espanda la sua potenza militare e diventi di conseguenza un alleato più solido della Casa Bianca. E ancora, ci sono da discutere la riattivazione degli impianti nucleari e la revisione della Costituzione.
La nuova ripartizione dei seggi
Dei 318 seggi ottenuti dalla coalizione di Abe sono 286 quelli del suo partito, i liberaldemocratici, e 32 quelli del Nuovo Komeito. 72 seggi vanno al principale partito di opposizione, il Partito Democratico del Giappone, 10 in più rispetto al voto del 2012. Buono il risultato del Partito Comunista - che chiamava al voto di protesta - e che per la prima volta in 14 anni supera le 10 poltrone (ne ottiene 20).
Affluenza ai minimi storici
L'affluenza è stata molto bassa, intorno al 52%, una delle più basse della storia del Paese. I giapponesi, emerge da alcune analisi, non hanno condiviso la scelta di Abe di anticipare di due anni il voto e si sono quindi astenuti. Mente Abe esprime preoccupazione per un'affluenza così bassa, gli analisi si interrogano sula lettura da dare al voto. Numeri così bassi potrebbero non essere letti come un risultato positivo per la Abenomics.
"L'economia prima di tutto"
Come anticipato, Abe teneva al voto perchè pensato come un referendum sulla sua Abenomics (Cos'è la Abenomics? Si tratta di quel programma, tanto riconoscibile da prendere il suo nome, lanciato dal premier nel 2013 per fare uscire il Giappone da due decenni di deflazione e dare una spinta all'economia e ripartito in tre pilastri: deprezzamento dello yen per incentivare le esportazioni, tasso di interesse in negativo per disincentivare il risparmio e aumentare i consumi, politica monetaria per aumentare l'inflazione e uscire dalla deflazione cronica, il tutto coadiuvato da un aumento della spesa pubblica). E, nonostante la bassissima affluenza, Abe considera il voto come un segno di assenso del Giappone alla sua ricetta economica: "Credo che i risultati mostrino che abbiamo ricevuto l'appoggio polilico per gli obiettivi raggiunti dall'amministrazione Abe negli scorsi due anni - ha detto nel suo primo discorso post elettorale - ma non dovremmo compiacerci". Il premier inoltre ha promesso di riunire i leader della coalizione e del mondo imprenditoriale al fine di mettere a punto la strategia che, col rialzo dei salari, possa innescare "un circuito virtuoso sulla ripresa delle attivita' economiche" prima che l'ulteriore aumento al 10% della tassa sui consumi sia effettivo ad aprile del 2017.
Gli altri obiettivi del nuovo mandato di Abe
Sono molte le sfide sul tavolo giapponese: la sicurezza nazionale e il ruolo egemonico che Tokyo vuole avere nell'area. Per altro Abe sente forte la spinta statunitense perchè espanda la sua potenza militare e diventi di conseguenza un alleato più solido della Casa Bianca. E ancora, ci sono da discutere la riattivazione degli impianti nucleari e la revisione della Costituzione.