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MONDO

Catalogna

Giudice firma il mandato d'arresto europeo per Puigdemont e i 4 ministri a Bruxelles

Spiccato il mandato di arresto per Puigdemont e 4 ministri da parte della giudice Carmen Lamela. In una intervista l'ex 'president' dice alla tv pubblica di Bruxelles che è pronto a consegnarsi alla giustizia belga, non a quella spagnola 

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La giudice spagnola Carmen Lamela ha firmato il mandato di arresto europeo contro il rimosso 'president' catalano Carles Puigdemont e i quattro ministri che lo accompagnano a Bruxelles. La progura generale del Belgio ha ricevuto i documenti intorno alle 20 di ieri sera.

Governo Belgio: decidono i giudici
 Il governo belga si chiama fuori dalla crisi catalana: il europeo emesso da Madrid è una questione "esclusivamente giudiziaria", ha detto il ministro belga della Giustizia, Koen Geens, in un comunicato diffuso via Twitter. Geens ha spiegato che tra gli Stati membri dell'Ue fin dal 2004 il mandato di arresto europeo ha sostituito la vecchia disciplina dell'estradizione: "Il procedimento è esclusivamente giudiziario. A differenza che nell'estradizione, il potere esecutivo non partecipa alla procedura. Tutto avviene tramite contatti diretti tra le autorità giudiziarie", spiega il ministro, e aggiunge che i motivi di rigetto di un mandato di arresto "sono definiti con maggior precisione che nel regime dell'estradizione. In certe situazioni - ricorda Geens - è possibile rifiutare l'esecuzione di un mandato di arresto europeo".

La procedura prevede che la persona colpita da mandato di arresto europeo sia privata della libertà e che entro 24 ore compaia davanti al giudice istruttore, il quale decide se confermare la detenzione. Dopo questo passaggio, la decisione se eseguire o meno il mandato di arresto europeo deve essere adottata entro 15 giorni. Tanto la Procura quanto la persona colpita dal mandato di arresto possono ricorrere a una seconda istanza, che ha a sua volta 15 giorni per decidere. Al termine del procedimento, se si è deciso di eseguire il mandato la persona deve essere consegnata allo Stato in cui e' ricercata entro 10 giorni. 

Puigdemont: pronto a candidarmi dall'estero
Il presidente catalano destituito, Carles Puigdemont, si è detto essere pronto a candidarsi alle elezioni del 21 dicembre, anche dall'estero. Lo ha dichiarato lui stesso in un'intervista alla tv pubblica belga Rtbf. Ieri il portavoce del governo spagnolo Inigo Mendez de Vigo ha confermato che gli otto membri del Govern catalano destituito da Madrid e arrestati, potranno presentarsi. "Finché non c'è condanna definitiva, chiunque abbia i diritti civili intatti può presentarsi alle elezioni" ha affermato, rispondendo alle domande dei cronisti dopo la riunione settimanale dell'esecutivo spagnolo. 

"Posso fare campagna da qualunque parte, visto che viviamo in una società globalizzata", ha aggiunto l'ex President. La Catalogna, ha proseguito, deve avere "un governo legittimo che sia al riparo dai rischi della giustizia spagnola, che non può garantire niente". "C'è bisogno di continuità" nel governo catalano, e le elezioni "devono svolgersi nel modo più normale possibile". Ma "non con un governo in prigione che queste elezioni saranno indipendenti, neutrali, normali".

"Pronto a consegnarmi alla giustizia belga, non a quella spagnola"
"Non sono fuggito, ma è impossibile prepararsi bene (alla difesa)", ha aggiunto Puidgemont, spiegando di essere andato a Bruxelles per evitare un'ondata di violenza: "La violenza non mai stata un'opzione per noi".

Corte conferma il carcere per Sanchez e Cuixart
La Audiencia Nacional ha respinto, intanto, la richiesta di scarcerazione dei leader delle due grandi organizzazioni indipendentiste della società civile catalana - Anc e Omnium - Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, accusati di "sedizione" in relazione agli incidenti accaduti il 20 settembre a Barcellona.

Lo riferisce il sito di El Pais, spiegando che il giudice ha bocciato il ricorso. Gli avvocati delle due parti avevano sostenuto che Sanchez e Cuixart dovevano essere rilasciati perché non sussisteva il pericolo di una reiterazione del delitto alla luce dell'evoluzione della situazione politica nella regione ribelle.

Cuixart dirige Omnium Cultural e Sanchez è a capo dell'Assemblea nazionale catalana (Anc), le due più importanti associazioni indipendentiste di Catalogna, che contano decine di migliaia di membri. La giustizia li accusa di aver incoraggiato la folla a bloccare l'uscita di un edificio dove la Guardia Civil spagnola effettuava una perquisizione la notte del 20 settembre a Barcellona. Le guardie erano rimaste bloccate fino a metà della notte. L'annuncio dell'arresto e della detenzione dei due uomini aveva provocato manifestazioni di protesta in Catalogna.