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MONDO

Pd: "Da Procura Roma lavoro fantastico"

Caso Regeni, pm Roma: Giulio torturato per giorni, poi 4 tentativi di depistaggi

E' stato torturato più volte e in più fasi Giulio Regeni. Poi sono stati registrati almeno quattro tentativi di depistaggio per tutelare l'immagine dell'Egitto e incolpare stranieri per la sua morte. I genitori: "Siamo grati per l'instancabile lavoro investigativo svolto in questi quattro anni"

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Sono almeno quattro i depistaggi messi in atto dagli apparati egiziani in relazione alla morte di Giulio Regeni. E' quanto è emerso dalle audizioni svolte oggi in commissione parlamentare d'inchiesta in cui sono stati ascoltati il procuratore di Roma, Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco.

Depistaggi
"Nell'immediatezza dei fatti sono stati fabbricati dei falsi per depistare le indagini - ha spiegato Colaiocco -. In primis l'autopsia svolta al Cairo che fa ritenere il decesso legato a traumi compatibili con un incidente stradale.

Altro depistaggio è stato collegare la morte di Giulio ad un movente sessuale: Regeni viene fatto ritrovare nudo". Il pm ha poi aggiunto che "esistono altri due rilevanti tentativi di sviare le indagini. 

Uno (il terzo episodio) alla vigilia della nostra trasferta del 14 marzo del 2016. Due giorni prima un ingegnere parla alla tv egiziana raccontando di avere visto Regeni litigare con una persona straniera non lontano dal consolato italiano e fissa alle 17 del 24 gennaio l'evento. E' tuttavia emerso che il racconto è falso e ciò è dimostrato dal traffico telefonico dell'ingegnere che lo colloca a chilometri di distanza dal nostro consolato sia dal fatto che Giulio a quell'ora stava guardando un film su internet a casa". Successivamente "il soggetto che ha messo in atto il tentativo di depistaggio ha ammesso di avere ricevuto quelle istruzioni da un ufficiale della Sicurezza nazionale che faceva parte, tra l'altro, del team investigativo congiunto italo-egiziano. Un depistaggio voluto per tutelare l'immagine dell'Egitto e incolpare stranieri per la morte di Regeni. Su questo episodio non ci risulta che la Procura del Cairo abbia mai incriminato nessuno.

Il quarto tentativo di depistaggio è legato all'uccisione di cinque soggetti appartenenti ad una banda criminale morti nel corso di uno scontro a fuoco. Per gli inquirenti egiziani erano stati loro gli autori dell'omicidio".

Torturato più volte
E' stato torturato in più fasi Giulio Regeni. "L'esame autoptico svolto in Italia ha dimostrato che le torture sono avvenute a più riprese, tra il 25 gennaio e  il 31 gennaio. L'esame della salma - ha spiegato Colaiocco - depone per una violenta azione su varie parti del corpo. I medici legali hanno riscontrato varie fratture e ferite compatibili con colpi sferrati con calci, pugni, bastoni e mazze. Giulio è morto presumibilmente il 1 febbraio, per la rottura dell'osso del collo".

Pd: "Da Procura Roma lavoro fantastico"
''La Procura di Roma ci ha fornito in quadro molto esaustivo del lavoro impressionante di inchiesta fatto, che ha portato ad escludere depistaggi, individuare i responsabili, il contesto in cui sono avvenute le torture e l'omicidio di Giulio e il perimetro d'azione. Esprimiamo il nostro enorme ringraziamento per il fantastico lavoro portato avanti dalla Procura, certi che il lavoro della commissione e la collaborazione istituzionale con gli inquirenti potrà portare a un rapido avanzamento delle indagini''. Lo affermano Lia Quartapelle e Debora Serracchiani, rispettivamente capigruppo Dem nella commissione Esteri alla Camera e vicepresidente della commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, dopo l'audizione del procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino, e del sostituto procuratore, Sergio Colaiocco.

I genitori: "Abbiamo lottato contro depistaggi e omertà"
"Siamo grati ai nostri procuratori e alle squadre investigative per il lavoro instancabile svolto in questi quattro anni in sinergia con noi e la nostra legale. Se oggi abbiamo i nomi di alcuni dei responsabili del sequestro, delle torture e dell'uccisione di Giulio e se alcuni di quei nomi sono iscritti nel registro degli indagati lo dobbiamo a loro". Cosi Paola e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, dopo l'audizione davanti alla neocommissione di inchiesta sulla morte del ricercatore friulano del procuratore facente funzioni, Michele Prestipino, e del sostituto procuratore, Sergio Colaiocco.

"In questi anni di dolori, fatiche e amarezze in cui abbiamo dovuto lottare contro violenze, depistaggi, omertà, prese in giro e tradimenti abbiamo imparato quanto è preziosa la fiducia. Oggi per la prima volta i nostri procuratori hanno potuto rendere pubblici gli sforzi e i risultati del loro lavoro e da oggi chiunque in Egitto e in Italia sa che la nostra fiducia in loro è ben riposta. Il loro e il nostro lavoro di indagine va sostenuto con decisione e onestà dalla nostra politica e da qualsiasi istituzione europea che si professi democratica. L'intangibilità dei corpi e della vita umana, la tutela dei diritti inviolabili e tra questi il diritto dei cittadini ad avere verità e ottenere giustizia, la dignità di persone e governi sono valori irrinunciabili che devono prevalere su qualsiasi opportunismo politico o personale. Pretendere, senza ulteriori dilazioni né distrazioni, verità per Giulio e per tutti noi è un dovere e un diritto inderogabile. Confidiamo che la commissione d'inchiesta sappia sostenere con umiltà, rispetto e intelligenza il lavoro della nostra magistratura e della nostra legale", concludono.