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TECH

Causa contro Google sulla privacy in rete

Corte Ue, motore di ricerca responsabile dei dati personali

I giudici hanno dato ragione a un cittadino spagnolo: il motore deve rispondere del trattamento dei dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi. Portavoce di Mountain View risponde: siamo delusi e sorpresi, serve tempo per le valutazioni

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Roma
Gli utenti di Internet hanno il diritto di chiedere a Google di cancellare definitivamente i propri dati personali.

Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea, accogliendo la querela di un cittadino spagnolo, e decretando che ogni individuo ha il diritto ''di essere dimenticato'' (il cosidetto “diritto all’oblio”) quando i dati ''appaiono inadeguati, irrilevanti o non piu' rilevanti, o eccessivi in relazione allo scopo per i quali sono stati pubblicati''.

Secondo la Corte, le norme dell’Unione europea prevedono che "Il gestore di un motore di ricerca su Internet è responsabile del trattamento effettuato dei dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi". Per questo motivo chiunque veda il suo nome in una pagina trovata attraverso il motore di ricerca può rivolgersi direttamente al gestore e chiedergli di togliere le informazioni. Se però Google non dovesse procedere alla cancellazione, il cittadino potrà rivolgersi alle autorità.

Negli ultimi anni sono state più di 200 le denunce legate alla tutela del diritto all’oblio ma il caso più famoso è quello di Mario Costeja, il cittadino spagnolo sulla cui querela si è pronunciata la Corte. L'uomo aveva contestato a Google il fatto che quando il suo nome veniva cercato sul motore di ricerca compariva anche l'avviso di una proprietà messa all'asta per un debito non pagato allo Stato che Costeja aveva però successivmanete saldato. 

Raccogliere e trattare dati
La Corte ha constatato che, esplorando internet in modo automatizzato, costante e sistematico alla ricerca delle informazioni ivi pubblicate, il gestore di un motore di ricerca "raccoglie" dati ai sensi della direttiva europea. E "tratta" i dati poiché li estrae, registra, organizza, conserva, tutti passaggi di cui è responsabile. "Nella
misura in cui l'attività di un motore di ricerca si aggiunge a quella degli editori di siti web e può incidere significativamente sui diritti fondamentali alla vita privata
e alla protezione dei dati personali, il gestore del motore di ricerca deve garantire, nell'ambito delle sue responsabilità, delle sue competenze e delle sue possibilità, che detta attività soddisfi le prescrizioni della direttiva”.


Mountain View: "siamo delusi"
"Si tratta di una decisione deludente per i motori di ricerca e per gli editori online in generale. Siamo molto sorpresi che differisca così drasticamente dall'opinione espressa dall'Advocate general della Corte di giustizia europea e da tutti gli avvertimenti e le conseguenze che lui aveva evidenziato. Adesso abbiamo bisogno di tempo per analizzarne le implicazioni". Questo il commento di un portavoce di Google in riferimento alla decisione della Corte di giustizia europea di obbligare il motore di ricerca a cancellare, qualora sussistono determinate condizione, i link su informazioni riguardanti dati personali.

Il portavoce si riferisce al documento con le Conclusioni dell'Avvocato generale della Corte di Giustizia Ue, Niilo Jaaskinen, presentate il 25 giugno 2013 nella Causa C‑131/12 (Google Spain SL e Google Inc. contro l'Agencia Española de Protección de Datos (AEPD) e Mario Costeja González), con riferimento alla terza qustione sollevata, relativa all’eventuale "diritto all’oblio" della persona interessata.