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ECONOMIA

Intervista a Elina Makri giornalista di Oikomedia.com

"L'uscita dall'euro è l'incubo della Grecia, sarebbe una catastrofe"

I Greci considerano un fallimento le misure imposte dalla Troika ma l'opinione pubblica non discute di nessun piano B. L'uscita dall'Euro viene vista come un incubo. Il premer Tsipras è ancora molto popolare ma il partito Syriza appare spaccato e gli elettori iniziano a non fidarsi

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di Cristina Raschio
Confusione, incertezza, paura. E' ciò che da mesi caratterizza la vita dei Greci. L'incertezza per il futuro, la paura di fare un salto nel buio e la volontà di rimanere nell'euro. Rainews.it ha contattato Elina Makri, giornalista greca di Oikomedia.com, una piattaforma digitale nata per mettere in comunicazione i giornalisti di tutto il mondo per cercare di capire qual è l'attuale posizione dell'opinione pubblica greca nei confronti del governo Tsipras.

Elina, dopo tanti anni di austerità il governo di Alexis Tsipras è riuscito a introdurre dei cambiamenti nella vita concreta delle persone? 
Le misure di austerità sono alla prova ormai da quasi sei anni. Per molti versi si sono rivelate un fallimento, non possiamo non vedere che hanno avuto l’effetto di deprimere l’attività economica invece di rilanciarla,  una cosa necessaria anche al fine di ripagare i creditori. E’ molto difficile cambiare tutto questo in pochi mesi, con tutte le pressioni che il nuovo governo sta affrontando. Per esempio, il precedente governo (primo ministro Samaras) ha molto inasprito la pressione fiscale sulle imprese e perfino sui giovani professionisti e sugli strati sociali più bassi della società. Questo sistema fiscale, di fatto, scoraggia qualunque iniziativa economica. L’aumento delle tasse ha bloccato la dinamica economica invece di liberalizzarla, e scoraggia l’iniziativa privata. E’ irrealistico aspettarsi che il nuovo governo possa cambiare tutto questo con una bacchetta magica, mentre fronteggia la pressione internazionale sui meccanismi di salvataggio. Subito dopo le elezioni c’è stata un’ondata di euforia nel paese, arrivava finalmente qualcosa di nuovo di diverso dalla classe dirigente tradizionale. Naturalmente i Greci sono consapevoli delle pressioni che il governo subisce non solo da parte della Troika ma anche dall’interno del suo stesso partito. Tutto questo premesso, e considerando che il governo ha ancora il sostegno dell’opinione pubblica, sul piano pratico, per i Greci è cambiato ben poco.
 
Il confronto duro tra Atene e Bruxelles unisce o divide l’opinione pubblica greca? 
E’ un fattore di divisione, una parte dell’opinione pubblica continua a sostenere il punto di vista di Samaras: “Non si negozia, faremo quel che i creditori vogliono perché questo è bene per il paese”. Queste persone considerano Syriza un pericolo. Dall’altra parte, ci sono molte persone che si fidano di Tsipras e non necessariamente del partito Syriza, e sanno che all’interno del partito si scontrano anime diverse. Tsipras ha appena quaranta anni e deve muoversi all’interno di un establishment in cui predominano gli anziani, e questo sia dentro che fuori dal paese.
 
Nonostante tutto, i sondaggi dicono che la percentuale di greci che vogliono restare nella zona euro è altissima ed è in aumento.  Come mai? 
Beh, il grado di consapevolezza su come funziona l'economia è molto basso, e l’opinione pubblica è bombardata da una narrazione ufficiale che identifica l’uscita dall’Eurozona con la catastrofe.  C’è anche la forte componente psicologica di chi si è sentito parte di una comunità, si è identificato con l’appartenenza all’Europa per molti anni, e poi vale sempre il vecchio detto che “è meglio il certo che l’incerto”
 
C’è in Grecia un dibattito attorno all’uscita dall’Euro? 
No! Grexit è una parola menzionata solo come minaccia e come il peggiore scenario possibile, politicamente significa il fallimento del governo Tsipras.
I Greci sono del tutto consapevoli che ci sono state persone e nazioni che hanno approfittato della situazione negli anni passati, specialmente le banche tedesche e francesi, ma lo ha fatto anche l’industria militare di quei paesi di cui lo stato greco è un ottimo cliente. Noi siamo il 3 paese del mondo per spesa per le munizioni, per esempio. Se parliamo di corruzione, le autorità tedesche dovrebbero conoscerla molto bene. Prendiamo il caso Siemens, un grosso scandalo di corruzione che coinvolge politici e affaristi.  La magistratura greca ha chiesto più volte l’estradizione del capo di Siemens Grecia perché venga giudicato nel nostro paese ma le autorità tedesche hanno rifiutato due volte di far chiarezza sul caso. Insomma, quel che è interessante è il rifiuto da parte loro di riconoscere i fallimenti del meccanismo di salvataggio e che questo fallimento ha molti padri, di molte nazionalità… Tuttavia l’opinione pubblica greca è diventata molto introversa. Il gran dibattito è soprattutto su dove NOI abbiamo sbagliato e non il resto del mondo. Questo per me è importante e molto prezioso, proprio perché è un’occasione di cambiamento, ma è anche molto pericoloso perché siamo molto vicini ad incriminare un’intera società.