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Coronavirus

Garante della Privacy: Green pass non lede i diritti fondamentali

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"Se il distanziamento fisico imposto per esigenze sanitarie non è divenuto anche distanziamento sociale lo si deve alle nuove tecnologie, capaci di ricreare nello spazio virtuale quei legami impediti nel reale, pur costringendoci a ripensare il sistema delle garanzie nel passaggio dall'offline all'online".

Lo ha detto il presidente dell'Autorità garante della Privacy, Pasquale Stanzione, nel corso del suo intervento dal titolo "Nuove tecnologie, tutela della persona e Garante della privacy", alla giornata di studi, organizzata all'università di Salerno, su "Tutela della privacy durante l'emergenza Covid-19".

E poi: "La stessa scommessa del Green pass, quale misura di prevenzione sanitaria necessaria per far ripartire il Paese si fonda sulla capacità dei sistemi informativi di fornire una rappresentazione aggiornata della condizione di ciascun soggetto, come il Garante ha tenuto a ribadire sull'utilizzo dei dati strettamente indispensabili a dimostrarla". Stanzione, poi, sottolinea che sulla questione green pass "è intervenuta l'Autorità, a dire che esso non doveva essere esplicitante giammai la condizione sanitaria della persona, ma piuttosto essere come una sorta di semaforo, verde e rosso, sì e no, senza specificare se uno si era vaccinato, se era stato ammalato, se aveva fatto il tampone e così via". "Questo - evidenzia - per dire come la protezione dei dati personali, tra l'altro quelli sanitari sono ipersensibili, va commisurata
all'interesse della collettività. Ma senza limitare, opprimere i diritti fondamentali della persona".