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MONDO

Rischi per la sicurezza

Huawei annuncia nuova battaglia legale negli Stati Uniti

 il gigante cinese delle telecomunicazioni contesta un bando della Federal Communications Commission (Fcc) americana e si rivolge alla Corte d'appello Usa

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Huawei ha avviato una nuova azione legale contro gli Stati Uniti, ribadendo ancora di non rappresentare un rischio per la sicurezza. Questa volta il colosso cinese delle telecomunicazioni contesta  il bando  della Federal communication commission che ha imposto ai fornitori di servizi mobili nelle aree rurali di non accedere al fondo governativo di 8,5 miliardi di dollari per acquistare apparecchiature prodotte da Huawei.  

L'azienda cinese ha chiesto alla Corte federale d'Appello per il Quinto Circuito (che ha competenza negli Stati della Louisiana, del Texas e del Mississippi) di dichiarare illegale l'ordine della Fcc, in base al fatto che il bando non offre le necessarie protezioni e qualifica ingiustamente Huawei come una minaccia alla sicurezza nazionale.

Secondo Huawei, la Fcc "non comprova le sue accuse arbitrarie con prove, ragionamenti o analisi solide", in violazione della Costituzione degli Stati Uniti, della legge sulla procedura amministrativa e di altre leggi. "Impedire a una società come Huawei di operare, solo perché abbiamo iniziato le nostre attività in Cina, non risolve il problema della sicurezza informatica", ha dichiarato il capo legale Huawei, in una conferenza stampa.   

Polemiche al vertice Nato
La polemica tra Stati Uniti e Cina sulla questione delle infrastrutture di rete 5G è emersa anche durante il vertice Nato. Mercoledì il rappresentante cinese presso l'Unione europea, Zhang Ming, aveva replicato all'editoriale scritto due giorni prima dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, per il sito Politico, nel quale il capo della diplomazia statunitense sollecitava ancora a tenere le aziende cinesi fuori dallo sviluppo delle reti 5G europee.

Le affermazioni fatte da Pompeo su Huawei sono "lontane dalla verità", aveva scritto Zhang in una lettera inviata allo stesso Politico. "Nonostante la caccia alle streghe e l'allarme dei media, non un singolo Paese o individuo ha fornito prove solide per dimostrare che Huawei costituisca una minaccia per la sicurezza", affermava il diplomatico cinese.