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SCIENZA

Paleogenetica

I nostri bisnonni neanderthaliani

Grandi sequenze di DNA neanderthaliano ritrovate in ossa mandibolari di esseri umani vissuti 40mila anni fa nell'attuale Romania. Ma il mistero della scomparsa della "loro" specie rimane oscuro.

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Sinistra: Homo sapiens - destra: Homo neanderthalensis
di Stefano Lamorgese
Sorprendenti risultati dell'analisi genetica dei resti di una mandibola umana (cioè: di un homo sapiens) ritrovata in Romania e appartenuti a un individuo vissuto circa 40.000 anni fa.

Il genoma ricostruito da un team guidato dalla paleogenetista Qiaomei Fu ha presentato elevate percentuali di DNA neanderthaliano, comprese tra il 4,8 e l'11,3%. Una proporzione nettamente superiore a quella presente nel DNA di noi umani contemporanei, oscillante tra l'1 e un massimo (assai raro) del 4%.

Che cosa significa?
È molto semplice: significa che la convivenza, nelle medesime aree geografiche, tra Homo sapiens e Homo neanderthalensis è stata più lunga - e di molto! - rispetto a quanto finora creduto: sarebbe durata infatti circa 5000 anni.

In particolare: l'individuo dai cui resti è stata prelevata la madibola esaminata aveva certamente un neanderthaliano tra i suoi antenati, non più lontano di sei generazioni.

Il mistero
Ricapitolando: noi umani attuali - non direttamente discendenti dagli africani - abbiamo una parte di DNA composta di frammenti neanderthaliani. Nel tempo - così sembra - le tracce genetiche si stanno via via diluendo.

Resta da capire - visto che le due sottospecie convissero effettivamente così a lungo - che fine abbiano fatto i neanderthaliani e perché mai non se ne trovi più traccia se non, appunto, nel nostro attuale DNA.