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ECONOMIA

Sindaco di Taranto: Comune conferma ricorso al Tar

Ilva, Calenda: arrivate garanzie da azienda su occupazione e salari, apriamo trattative

Il ministro ha confermato che la priorità è quella di ridurre gli esuberi. Segnali positivi sono arrivati dalla Arcelor Mitta anche sul fronte dei salari: hanno confermato di essere disponibili a riconoscere i diritti dei lavoratori garantiti dal vecchio contratto

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"L'azienda ha confermato oltre alle 10mila assunzioni, i livelli salariali attuali quindi il tavolo può ripartire". Lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, uscendo visibilmente soddisfatto dall'incontro sull'Ilva. I prossimi appuntamenti saranno: il 9 novembre per il tavolo sul piano industriale ed il 14 novembre per quello sul piano ambientale. Il ministro ha aggiunto che nell'arco di un paio di settimane convocherà un tavolo istituzionale cui parteciperanno quattro governatori regionali, quelli delle Regioni in cui ci sono stabilimenti Ilva, e 40 sindaci.

Sul fronte esuberi, Calenda ha spiegato che si è deciso di fare un lavoro di analisi, reparto per reparto, in maniera che ci possa essere un confronto quanto più aperto possibile. Naturalmente dovremo cercare di ridurre gli esuberi, ha concluso.

Sindacati: nessuno sciopero
Soddisfazione per l'esito dell'incontro al Mise è stata espressa da alcuni rappresentanti sindacali: "Nessun sciopero - commenta - Rocco Palombella della Uilm - la trattativa riparte". "Ci sono aperture da Am Investco sull'Ilva" - ha dichiarato a sua volta Valerio D'Alo', segretario Fim Cisl Taranto. Ed ha aggiunto: "Ci sono aperture sulla tutela dell'occupazione, dei salari, dell'inquadramento dei lavoratori" aggiunge D'Alo', elementi sui quali c'era stata la rottura nell'incontro del 9 ottobre scorso sempre al Mise. 

"Aver sgombrato la trattativa da vincoli è un fatto positivo ma è necessario che questo spirito permanga entrando nel vivo della trattativa" afferma invece in una nota il Segretario generale Fim-Cisl, Marco Bentivogli. Ed ha ricordato come nell'incontro il ministro ha confermato che la "procedura ex art.47 viene congelata e si avvia la trattativa senza pregiudiziali". Calenda ha dunque rinnovato la richiesta al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, di ritirare l'impugnativa del Dpcm  sul piano ambientale, "ci sono in ballo 5,4 miliardi, quasi una piccola Finanziaria".

Sindaco di Taranto: Comune conferma ricorso al Tar
"In questa vicenda ho colto la difficoltà del ministro Calenda, schiacciato da interessi e problemi molto complessi, per nulla agevolato dal suo stretto entourage, che continua ad instillare veleno nei confronti degli enti locali e a destare preoccupazione in tutta la cittadinanza". Lo dichiara sull'Ilva il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, rispondendo al ministro dello Sviluppo economico che ha manifestato sconcerto per il fatto che Regione Puglia e Comune di Taranto non accettino il tavolo istituzionale chiedendo invece di partecipare alla trattativa con sindacati e Am Investco.

Calenda ha anche evidenziato gli investimenti pari a 5,4 miliardi in campo per Ilva tra parte industriale, ambientale e ristoro creditori. "Io ho il senso delle istituzioni e ho il dovere di interpretare, senza compromessi al ribasso, le aspirazioni della nostra comunità - dice il sindaco di Taranto -. Per questo confermeremo al ministro Calenda tutto il nostro leale sostegno, che tuttavia in nessun caso si realizzerà nei termini di una comparsata, come avvenne al tempo della cessione ai Riva. Questa volta non si decide il futuro di Taranto senza i tarantini". 

 "La nostra sensazione - rileva il sindaco di Taranto - è che non riusciamo a venire a capo del piano industriale del potenziale aggiudicatario e ad avere precise garanzie sulla tematica sanitario-ambientale, come pure impegni certi in relazione alle sorti dell'indotto locale, probabilmente perché questo piano non esiste affatto. Da questo - aggiunge - discende il disperato tentativo del Governo di tenere fuori dal negoziato principale Comune di Taranto e Regione Puglia, per altro agitando in maniera deprecabile il ricatto del disimpegno dell'acquirente. Vista da Taranto, oggi, l'unica strada possibile resta ancora quella della resistenza nel quadro di uno stato di diritto, per cui l'ente civico che mi onoro di guidare - conclude Melucci - proseguirà nel ricorso al Tar, che per primo aveva avanzato con convinzione sulla scorta di copiose indagini di tecnici, consulenti e Arpa"