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ECONOMIA

Siderurgico di Taranto

Ex Ilva, i sindacati insorgono e chiedono intervento del governo: "Azienda ha atteggiamento ambiguo"

I sindacati metalmeccanici chiedono l'intervento del Governo per il rispetto degli accordi siglati dall'ArcelorMittal di Taranto dopo l'annuncio da parte dell'azienda della Cassa integrazione ordinaria per 1400 lavoratori

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di Tiziana Di Giovannandrea
Sindacati in rivolta, si parla di 'regolamento dei conti' da parte della ArcelorMittal Italia di Taranto contro i lavoratori che, intanto vivono con angoscia, sofferenza e sulla propria pelle tutta la vicenda. Per le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori metalmeccanici dell'ex Ilva, l'ArcelorMittal di Taranto viola l'accordo siglato a Roma assumendo uno strano  atteggiamento ambiguo. Per questo vogliono un intervento da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico per verificare che ci sia la completa applicazione applicazione dell'accordo siglato lo scorso 6 settembre.

Dopo l'annuncio della richiesta della ArcelorMittal di collocare dal 1 luglio 1400 dipendenti, per l'esattezza 1395, dell'impianto di Taranto in cassa integrazione ordinaria e dopo l'incontro odierno tra sindacati ed azienda, i rappresentanti dei lavoratori si ribellano.

Fiom, Fim, Uilm: no a cassa integrazione "No alla procedura di cassa integrazione". È quanto affermato da Fim, Fiom e Uilm alla ArcelorMittal, l'azienda che ha rilevato il siderurgico di Taranto dall'Ilva. Le tre sigle sindacali hanno incontrato i vertici aziendali per discutere delle graduatorie relative alle assunzioni e agli esuberi e parlare della cassa integrazione che coinvolgerà 1400 dipendenti degli oltre 8000 dell'impianto. Una decisione presa a detta dell'azienda a causa della crisi del settore ma che per i sindacati viola l'accordo siglato a Roma lo scorso 6 settembre. Accordo che ha previsto il passaggio dall'amministrazione straordinaria dei commissari ad ArcelorMittal. Per questo, i sindacati chiedono un intervento da parte del ministero per lo Sviluppo economico per "verificare la completa applicazione dell'accordo siglato lo scorso 6 settembre" anche perché trovano strano che un mese fa l'azienda aveva parlato di crisi dell'acciaio in Europa ma aveva negato problemi per Taranto. Quindi, perché ora vuole la cassa integrazione, si chiedono tutti?

Il Ministero dello Sviluppo Economico non si tira indietro. L'incontro al Mise ci sarà ed il ministro Luigi Di Maio stizzito dichiara: "Sono stufo di aziende che firmano accordi e poi non vi tengono fede. La prossima settimana ci vedremo, è già fissato un tavolo, devono tenere fede agli accordi". 

Secondo la Fiom, Fim, Uilm per quanto riguarda invece le graduatorie, "per effetto della sentenza è impraticabile il percorso sindacale intrapreso. Sarà opportuno che ogni singolo caso dovrà necessariamente rivendicare l'eventuale impugnativa in sede stragiudiziale", sostengono le tre sigle sindacali che annunciano dura battaglia in vista dell'incontro previsto a Roma il prossimo 10 giugno nella sede di Confindustria.

Usb, azienda ha atteggiamento ambiguo, il Governo deve annullare e revocare accordo
"ArcelorMittal ha un atteggiamento ambiguo che prende in giro l'intera città di Taranto, non solo i lavoratori" dice in una nota il sindacato Usb, dopo che l'azienda ha confermato il ricorso alla cassa integrazione ordinaria per 1400 lavoratori dello stabilimento di Taranto dal primo luglio per 13 settimane a causa della crisi del mercato siderurgico. Per Usb, ArcelorMittal "da una parte da l'impressione di essere aperta e presente negli eventi pubblici vissuti dalla comunità, dall'altra mostra segni di indifferenza e disprezzo rispetto al sacrosanto diritto alla salute e al lavoro dei lavoratori e dei cittadini". "La richiesta della cassa integrazione per ulteriori 1.400 lavoratori, oltre ai 2.700 in amministrazione straordinaria a seguito dell'accordo sindacale, giunge a margine del tentativo che il sindacato Usb ha fatto per chiudere in maniera conciliante la questione lavoratori in amministrazione straordinaria a seguito della sentenza del giudice del Lavoro", continua la nota. Per l'Usb, "questa ulteriore cassa non è conseguente all'aspetto produttivo, che non è variato negli anni, ma è una reazione alla sentenza del Tribunale e all'annuncio da parte del Ministero alla riapertura dell'Autorizzazione integrata ambientale".

Per il coordinatore provinciale dell'Usb, Francesco Rizzo, "è un regolamento dei conti e ArcelorMittal sta mostrando i muscoli nei confronti del sindacato che la ha portato in Tribunale,  nei confronti del Governo e di una comunità intera e quindi fa passare un solo messaggio, 'qui si fa come dico io'. A questo punto ci appelliamo al Governo che dovrebbe richiamare ArcelorMittal, che ricordiamo è gestore in affitto e non è il proprietario, che si è palesemente reso inaffidabile nella gestione dello stabilimento o, addirittura, annullare e revocare l'accordo e il conseguente contratto di affitto acquisendo lo stabilimento al fine di ripristinare il diritto alla salute e al lavoro".