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Coronavirus

La testimonianza

Inchiesta Rsa, infermiera del Trivulzio a pm: senza protezioni per 2 mesi. Pasti in comune

Iniziano a trapelare i racconti di ciò che accadeva Al Pio Albergo Trivulzio di Milano.  A parlare non solo il personale ma anche i familiari dei degenti 

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Al Pio Albergo Trivulzio di Milano sono mancati "idonei dispositivi di protezione individuale fino alla metà di aprile", cioè per quasi due mesi dal caso Codogno, e ci sono state "carenze organizzative" sul piano "dell'efficace isolamento dei nuovi pazienti" e sulle prassi "di contenimento e distanziamento interne ai reparti".

Il racconto: niente mascherine
A mettere nero su bianco un'infermiera della struttura in una delle numerose denunce che in questi giorni stanno arrivando alla Procura di Milano.
 L'infermiera, alla presenza del suo avvocato, racconta ciò che avrebbe visto nel suo reparto a partire dalla fine di  febbraio, quando il personale si accorse del primo caso di sospetto Covid.

A preoccupare, si legge, "era il fatto che l'anziano ricevesse spesso visite dai parenti, tutti provenienti da Comuni limitrofi "alla "zona rossa" del Lodigiano.
C'erano spostamenti tra i reparti di pazienti che "non erano sottoposti a tampone" né se avevano sintomi Covid né quando morivano. 
Il 14 marzo, racconta sempre l’infermiera, una "dottoressa", assieme ad alcune caposala, disse alle infermiere di non indossare le mascherine "per non creare scompiglio tra i degenti"

Pasti in comune 
Anche dopo "il primo decesso anomalo" del 10 marzo i medici del Trivulzio avrebbero chiesto al personale di servire i pasti agli anziani nel "salone" comune, malgrado gli infermieri di loro "iniziativa" avessero  deciso di distribuire il cibo "presso le stanze dei pazienti" per ridurre le possibilità di contagi.

I tamponi

Nella denuncia, tra l'altro, l'infermiera lamenta anche "irregolarità" nell'esecuzione dei tamponi al Trivulzio ,effettuati "solamente" a partire "dal 20 aprile".
Tamponi che,  secondo l'infermiera, non venivano effettuati "in profondità nella zona retro tonsillare, né tanto meno nella posteriore della rinofaringe". E "senza attendere l'esito del secondo "tampone, "gli ospiti risultati negativi erano spostati in altri reparti".

Il geriatra malato
Molti medici del Pio Albergo Trivulzio di Milano  hanno chiesto di fare il tampone per essere stati vicino al professore Luigi Bergamaschini. Il geriatra che sollevò il caso dei contagi e delle morti nella Rsa è ricoverato in condizioni stabili da un paio di giorni per una polmonite all'ospedale San Paolo di Milano, con sospetto Covid. 
Lo riferiscono fonti sanitarie che hanno parlato di una "situazione che rischia di mettere ancora più in difficoltà" la Baggina', dove già più di 200 dipendenti sono a casa in malattia o in quarantena.