ITALIA
Rivelazioni de "Il Corriere Fiorentino"
Morte Luana. Ragnatela su protezione orditoio: da quanto tempo era sollevata persiana di sicurezza?
Gli inquirenti, riferisce il "Corriere Fiorentino", ritengono che l'operaia sia rimasta incastrata nella fase finale della lavorazione della macchina, i legali invece reputano che Luana sia stata inghiottita dall'orditoio nel momento in cui con l'aiuto dei pedali ha avviato il subbio. Fidanzato: "Voglio sapere perchè è morta"

C'è una fotografia agli atti dell'inchiesta sulla morte di Luana D'Orazio, la giovane pistoiese di 22 anni risucchiata il 3 maggio scorso da un orditoio in una fabbrica tessile di Montemurlo (Prato) mentre era al lavoro, che potrebbe rivelarsi determinante per ricostruire la dinamica dell'incidente. Si tratta dell'immagine di una grossa ragnatela ritrovata su una colonna laterale del macchinario dove scorre la barriera di protezione, quella che avrebbe dovuto impedire a Luana di avvicinarsi quando la macchina era in funzione. La presenza di quella fitta tela tessuta con pazienza da un ragno - rivela il "Corriere Fiorentino" - indicherebbe che la persiana di sicurezza era sollevata da molto tempo e, quindi, aveva smesso di fare il suo lavoro, quello di sollevarsi quando la macchina era ferma e abbassarsi quando era in movimento per proteggere gli operai.
Il sospetto della Procura è che quel meccanismo sia stato manomesso per semplificare le procedure. Sarà adesso la consulenza che la Procura ha affidato nei giorni scorsi a stabilire se le cose siano andate esattamente così ed eventualmente da quanto tempo i dispositivi di protezione fossero stati disattivati. Sotto sequestro, subito dopo l'incidente che ha portato via Luana, madre di un bambino di soli 5 anni, è finito anche un secondo macchinario dell'azienda che, ironia del destino, si chiama come lei: "Orditura Luana".
Si tratta di un macchinario gemello a pochi metri di distanza da quello che ha intrappolato Luana, anche quello ritrovato con la saracinesca di sicurezza sollevata. Bisognerà adesso capire se nell'azienda fosse una pratica abituale lavorare senza dispositivi di protezione. La Procura guidata da Giuseppe Nicolosi all'indomani della tragedia ha iscritto sul registro degli indagati la titolare dell'azienda Luana Coppini e il responsabile della manutenzione Mario Cusimano (non è un dipendente della ditta) non solo con l'accusa di omicidio colposo ma anche per il reato di rimozione dolosa di dispositivi di protezione contro gli infortuni. Gli inquirenti hanno sequestrato i due orditoi per poter compiere un confronto tra macchinari e accertare se fossero stati entrambi manomessi per funzionare senza protezione.
Il primo ad essere analizzato dal consulente della Procura è stato l'"orditoio gemello" e sarebbe emersa un'«alterazione» già a un primo esame. In altre parole, il macchinario avrebbe funzionato anche con la gabbia di sicurezza alzata. Ipotesi avanzata anche per il dispositivo che risucchiò la giovane operaia, ma a cui potrà dare conferma solo il consulente della Procura. E non sarà impresa agevole: per funzionare, l'orditoio dovrà essere nuovamente assemblato, dato che i vigili del fuoco lo avevano smontato per estrarre il corpo della donna. Non è escluso che all'esame partecipino anche i tecnici dell'azienda costruttrice, la tedesca Karl Mayer. Ma per ottenere le prime risposte occorrerà attendere sessanta giorni.
Gli accertamenti saranno preziosi anche per ricostruire la dinamica precisa dell'incidente. Procura e difesa collocano l'infortunio di Luana in due fasi diverse della lavorazione. Gli inquirenti, riferisce il "Corriere Fiorentino", ritengono che l'operaia sia rimasta incastrata nella fase finale della lavorazione della macchina, i legali invece reputano che Luana sia stata inghiottita dall'orditoio nel momento in cui con l'aiuto dei pedali ha avviato il subbio, il grande cilindro che avvolge il filo. Solo ipotesi al momento, che ancora attendono conferma.
Fidanzato della ragazza: "Voglio sapere perchè è morta"
Non rimane in silenzio, anche lui vuole sapere che cosa è accaduto quando la sua Luana è stata stritolata dall'orditoio. Alberto Orlandi, 28 anni, era il fidanzato di Luana D'Orazi. Dopo il clamore iniziale, Orlandi è stato in disparte ma adesso che le indagini della procura entrano nel vivo vuole capire. "Ho il diritto di sapere la verità - ha detto Orlandi alla 'Nazione' - Avevamo progetti di una vita insieme e adesso è tutto finito, non riesco a rendermene conto. Non mi sembra vero che Luana non ci sia più". Alberto, che vive a Seano, frazione di Carmignano, è addetto alla sicurezza in una ditta della zona, ha dato mandato all'avvocato Giuseppe Nicolosi di Prato di rappresentarlo in fase di indagine.
"Ha pieno diritto di essere messo a conoscenza di quello che è accaduto - ha detto Nicolosi - Alberto e Luana erano fidanzati da quasi due anni. Non vivevano insieme solo perché aveva il bambino e non volevano strapparlo all'affetto dei nonni. Passavano insieme molti fine settimana e avevano progetti insieme. Questi giorni ha vissuto in una 'bolla'. E' confuso. Ma ora vuole sapere". L'affidamento dell'incarico è stato depositato in tribunale e l'avvocato Nicolosi si avvale dei consulenti della famiglia di Luana.
Il sospetto della Procura è che quel meccanismo sia stato manomesso per semplificare le procedure. Sarà adesso la consulenza che la Procura ha affidato nei giorni scorsi a stabilire se le cose siano andate esattamente così ed eventualmente da quanto tempo i dispositivi di protezione fossero stati disattivati. Sotto sequestro, subito dopo l'incidente che ha portato via Luana, madre di un bambino di soli 5 anni, è finito anche un secondo macchinario dell'azienda che, ironia del destino, si chiama come lei: "Orditura Luana".
#Luana D’Orazio, sull’orditoio una ragnatela: da quanto era sollevata la grata? https://t.co/x4QxAwk7Lg
— Corriere Fiorentino (@corrierefirenze) May 15, 2021
Si tratta di un macchinario gemello a pochi metri di distanza da quello che ha intrappolato Luana, anche quello ritrovato con la saracinesca di sicurezza sollevata. Bisognerà adesso capire se nell'azienda fosse una pratica abituale lavorare senza dispositivi di protezione. La Procura guidata da Giuseppe Nicolosi all'indomani della tragedia ha iscritto sul registro degli indagati la titolare dell'azienda Luana Coppini e il responsabile della manutenzione Mario Cusimano (non è un dipendente della ditta) non solo con l'accusa di omicidio colposo ma anche per il reato di rimozione dolosa di dispositivi di protezione contro gli infortuni. Gli inquirenti hanno sequestrato i due orditoi per poter compiere un confronto tra macchinari e accertare se fossero stati entrambi manomessi per funzionare senza protezione.
Il primo ad essere analizzato dal consulente della Procura è stato l'"orditoio gemello" e sarebbe emersa un'«alterazione» già a un primo esame. In altre parole, il macchinario avrebbe funzionato anche con la gabbia di sicurezza alzata. Ipotesi avanzata anche per il dispositivo che risucchiò la giovane operaia, ma a cui potrà dare conferma solo il consulente della Procura. E non sarà impresa agevole: per funzionare, l'orditoio dovrà essere nuovamente assemblato, dato che i vigili del fuoco lo avevano smontato per estrarre il corpo della donna. Non è escluso che all'esame partecipino anche i tecnici dell'azienda costruttrice, la tedesca Karl Mayer. Ma per ottenere le prime risposte occorrerà attendere sessanta giorni.
Gli accertamenti saranno preziosi anche per ricostruire la dinamica precisa dell'incidente. Procura e difesa collocano l'infortunio di Luana in due fasi diverse della lavorazione. Gli inquirenti, riferisce il "Corriere Fiorentino", ritengono che l'operaia sia rimasta incastrata nella fase finale della lavorazione della macchina, i legali invece reputano che Luana sia stata inghiottita dall'orditoio nel momento in cui con l'aiuto dei pedali ha avviato il subbio, il grande cilindro che avvolge il filo. Solo ipotesi al momento, che ancora attendono conferma.
Fidanzato della ragazza: "Voglio sapere perchè è morta"
Non rimane in silenzio, anche lui vuole sapere che cosa è accaduto quando la sua Luana è stata stritolata dall'orditoio. Alberto Orlandi, 28 anni, era il fidanzato di Luana D'Orazi. Dopo il clamore iniziale, Orlandi è stato in disparte ma adesso che le indagini della procura entrano nel vivo vuole capire. "Ho il diritto di sapere la verità - ha detto Orlandi alla 'Nazione' - Avevamo progetti di una vita insieme e adesso è tutto finito, non riesco a rendermene conto. Non mi sembra vero che Luana non ci sia più". Alberto, che vive a Seano, frazione di Carmignano, è addetto alla sicurezza in una ditta della zona, ha dato mandato all'avvocato Giuseppe Nicolosi di Prato di rappresentarlo in fase di indagine.
"Ha pieno diritto di essere messo a conoscenza di quello che è accaduto - ha detto Nicolosi - Alberto e Luana erano fidanzati da quasi due anni. Non vivevano insieme solo perché aveva il bambino e non volevano strapparlo all'affetto dei nonni. Passavano insieme molti fine settimana e avevano progetti insieme. Questi giorni ha vissuto in una 'bolla'. E' confuso. Ma ora vuole sapere". L'affidamento dell'incarico è stato depositato in tribunale e l'avvocato Nicolosi si avvale dei consulenti della famiglia di Luana.