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MONDO

Studio delle università di Sidney e Onogawa

Inquinamento: nei paesi del G20 2 milioni di morti da produzione di beni di consumo

I consumi di 11 nazioni inducono circa il 50% delle morti premature per pm2.5 in altri paesi. I maggiori responsabili di vittime dovute alle polveri sottili pm2.5 sono Cina, India, Usa, Russia e Indonesia

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Sono state quasi 2 milioni, nel 2010, le morti premature dovute all'inquinamento atmosferico causato da produzione e trasporto di beni di consumo nei paesi del G20. A indicarlo è lo studio pubblicato su "Nature Communication" dall'Istituto nazionale giapponese per gli studi ambientali di Onogawa, e Università australiana di Sydney.

Nello studio si stima che i maggiori responsabili di vittime dovute alle polveri sottili pm2.5 siano Cina, India, Stati uniti, Russia e Indonesia.

Numerosi studi in questi anni hanno evidenziati i gravi pericoli per la salute dovuti alle polveri sottili (particulate matter abbreviato con pm), inquinanti che vengono classificati in base alle loro dimensioni. Varie stime suggeriscono che in particolare i pm2.5, pulviscolo formato da polveri con dimensioni inferiori o uguali a 2.5 micron (2.5 millesimi di millimetro), siano responsabili di circa 4 milioni di morti premature ogni anno, la maggior parte delle quali si registra soprattutto nei paesi a basso o medio reddito.

Questo tipo di polveri sottili sono spesso prodotte a livello industriale, nella produzione di beni, o dai mezzi di trasporto, ma ancora pochissimi studi erano stati in grado di valutarne gli effetti "fuori confine", ossia associarli alle specifiche linee di produzione, verificare l'impatto locale nella produzione di beni destinati per i mercati stranieri, e definire quante polveri abbiano origini secondarie, ossia in seguito a trasformazioni chimico-fisiche di altre sostanze.

Il lavoro guidato da Keisuke Nansai ha sviluppato un modello capace di quantificare la responsabilità dei pm2.5 su base nazionale dei 19 paesi membri del G20 (il ventesimo è l'Unione europea nel suo insieme). I risultati sono stati ottenuti incrociando i dati degli impatti sulla salute del particolato in 199 paesi con quelli relativi ai commerci delle nazioni del G20.

Secondo lo studio, nel solo 2010 i consumi dei 19 paesi hanno provocato 1.98 milioni di morti premature, di cui 79mila neonati. I maggiori impatti sono dovuti a Cina, India, Stati uniti, Russia e Indonesia e, ad eccezione che per gli Usa, la maggior parte delle vittime si registra all'interno dei propri confini.

Ne emerge che i paesi più ricchi, come anche l'Italia (dove le morti per questa causa sono stimate 22.500 l'anno) sono soprattutto responsabili di vittime fuori dai propri confini nazionali, la causa sono le polveri create per la produzione di beni che poi importano. In generale, i consumi di 11 nazioni inducono circa il 50% delle morti premature per pm 2.5 in altri paesi.