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SCIENZA

Intervista: fare ricerca in Italia

Gli esploratori dei disegni di Leonardo

Il mondo della ricerca italiana fa sempre i conti con i soldi che mancano e le strutture che latitano. Organizzarsi e strutturarsi non è sempre impossibile, ma solo più difficile che altrove. E le prospettive, senza negare le difficoltà, non sono necessariamente oscure.

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Misurazioni sul disegno di Leonardo da Vinci
di Stefano Lamorgese
Avevamo raccontato, qualche giorno fa ("Leonardo da Vinci, l'autoritratto che svanisce"), di un nuovo sistema messo a punto da un'équipe italo-polacca per studiare a fondo il processo di degradazione della carta antica, che minaccia talvolta opere e testimonianze di straordinaria importanza nella storia dell'arte.

Oggi alcuni membri del gruppo di lavoro (Adriano Mosca Comte, Olivia Pulci e Mauro Missori) rispondono alle nostre domande che, incuriositi, abbiamo posto loro. A quali materiali si può applicare il vostro metodo d'indagine?
È adatto a tutti i materiali composti principalmente di cellulosa, come la carta antica e alcuni tipi di tessuti. La carta prodotta con processi industriali più recenti, invece, contiene troppa lignina (il composto chimico che costituisce la parte più abbondante del legno, dopo la cellulosa, ndr), col risultato di alterare i risultati delle osservazioni.

State mettendo a punto anche un protocollo per il restauro dei reperti?
No, il nostro metodo è puramente diagnostico, quindi non consente pratiche di restauro. Però può essere d'aiuto a coloro che vogliono mettere a punto tecniche di restauro più precise ed efficaci. Per questo motivo abbiamo in progetto di collaborare con altri gruppi e industrie europee per testare l'efficacia di nuove tecniche.

Avete già dei contatti? Avete ricevuto segnali d'interesse?
Abbiamo sottomesso un proposal per un'azione di finanziamento europeo, nell'ambito del programma Horizon 2020, denominata COST (COoperation in Science and Technology), che si occupa di finanziare la mobilità dei ricercatori impegnati su specifici temi di ricerca. Inoltre, abbiamo fatto una richiesta di finanziamento europeo per la messa a punto di nuove tecniche di restauro della carta antica la cui efficacia verrà testata tramite il nostro innovativo metodo diagnostico. Questo progetto include enti di ricerca e università italiane, francesi, polacche e industrie inglesi ed è mirato a elaborare idee innovative nell'ambito del restauro e la conservazione di beni cartacei. Speriamo di ottenere i finanziamenti Europei per poter andare avanti con le nostre ricerche.

Grazie a quali fonti di finanziamento è stata condotta la vostra ricerca?
Sono stati coinvolti molti soggetti diversi. La ricerca è stata finanziata fin dall'inizio dallo European Theoretical Spectroscopy Facility (ETSF), un'istituzione che, come altre grandi infrastrutture di ricerca sperimentali, fornisce supporto sia al settore privato che a quello pubblico, per lo studio dei materiali nel campo della spettroscopia teorica. In particolare: l'ETSF ha finanziamento il contratto a tempo determinato del ricercatore (Adriano Mosca Conte, ndr) che ha sviluppato il modello teorico per l'interpretatzione degli spettri sperimentali della carta dell'Autoritratto. Un parte consistente nel gioco l'hanno svolta i fondi Europei, il CNR e il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo tramite un accordo di collaborazione scientifica fra l'Istituto dei Sistemi Complessi del CNR e l'Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario (ICRCPAL) di Roma. Ha contribuito anche il Centro Italiano di Studi e Ricerche di Storia e Tecnologia della Carta Andrea F. Gasparinetti di Fabriano (An).

I vostri colleghi polacchi come hanno contribuito?
I gruppi italiani si sono occupati della parte sperimentale (Istituto dei Sistemi Complessi del CNR) e della parte teorica (Dipartimento di Fisica, Università di Roma Tor Vergata), mentre il gruppo polacco del Dipartimento di Chimica dell'Università Jagellonica di Cracovia ha collaborato nell'interpretazione chimica dei risultati ottenuti e nella fornitura dei campioni di carta moderna invecchiata artificialmente che abbiamo utilizzato come confronto con gli spettri dell'Autoritratto.

Quanto tempo è servito per portare a termine lo studio? Con quali costi?
La collaborazione è iniziata nel 2011 con lo sviluppo del primo modello di interpretazione degli spettri ottici sperimentali della carta degradata. Nel 2012 abbiamo pubblicato i nostri primi risultati ("Role of Cellulose Oxidation in the Yellowing of Ancient Paper"). Poi la Dott.ssa Maria Cristina Misiti, direttore del'ICRCPAL, ci ha invitato ad eseguire lo studio diagnostico sperimentale sull'Autoritratto di Leonardo, in collaborazione con il Dott. Giovanni Saccani, direttore della Biblioteca Reale di Torino.

È stato complicato ottenere l'autorizzazione per sottoporre ai vostri esperimenti un reperto così importante?
L'autoritratto, generalmente conservato nel caveau della biblioteca reale di Torino, è stato reso disponibile per un mese presso l'ICRCPAL di Roma dove alcuni gruppi scientifici selezionati hanno potuto svolgere indagini su di esso. Tra questi gruppi siamo stati ammessi noi grazie alla lungimiranza e alla competenza della Dott.ssa Maria Cristina Misiti, e del Dott. Giovanni Saccani che hanno capito le potenzialità del nostro approccio e hanno consentito lo svolgimento delle attività di diagnostica sperimentale.

Quante persone hanno partecipato all'impresa, e con quali ruoli?
Lo studio sperimentale è stato svolto da Mauro Missori, ricercatore dell'Istituto dei Sistemi Complessi del CNR e da Lorenzo Teodonio, dottorando presso il dip. Di Fisica dell'Università di Roma Tor Vergata. L'interpretazione teorica degli spettri sperimentali è stata sviluppata da Adriano Mosca Conte in collaborazione con la dottoranda Claudia Violante del gruppo coordinato dalla prof. Olivia Pulci dell'Università di Tor Vergata di Roma. Il gruppo dell'Università di Cracovia è stato coordinato dalla professoressa Joanna Lojewska. La dott.ssa Misiti ha contribuito alla ricostruzione storica e artistica dell'Autoritratto.

Infine: quanto costa una ricerca come la vostra? È importante cercare di misurare l'ordine di grandezza, quando si parla di scienza applicata...
L'intera attività di ricerca, lungo tre anni di attività, ha comportato un costo complessivo stimato in circa 150mila euro totali per i costi del personale non strutturato (costi degli stipendi) e in circa 30mila euro per l'acquisizione e il mantenimento delle apparecchiature sperimentali e di calcolo. Inoltre vanno aggiunti i costi per gli stipendi del personale strutturato negli enti di ricerca e università.