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POLITICA

Beirut

Dell'Utri, l'intreccio legale che allunga i tempi

Un groviglio di norme tra Libano e Italia pesa sui tempi della giustizia nella vicenda dell'ex senatore del Pdl

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Mentre da Libano arriva la notizia che è stata annullata l'udienza di convalida del fermo a Beiruto perché le autorità libanesi non hanno ancora ricevuto dall'Italia i documenti necessari, sulla testa di Marcello dell'Utri si sta intrecciando un groviglio di norme penali. La richiesta di carcere preventivo che poi, vista la sua 'fuga' in Libano, è diventato mandato d'arresto internazionale; la richiesta di estradizione da parte dello Stato Italiano e, se la Cassazione dovesse confermare il primo e secondo grado, anche l'arresto per una sentenza passata in giudicato. L'ex senatore, al momento del suo viaggio in Libano, era ricercato perché contro di lui era stato emesso un ordine di custodia cautelare in carcere per pericolo di fuga. Ma questo nulla c'entra con la sentenza della Cassazione.
 
Custodia in carcere
La procura di Palermo aveva chiesto il ritiro del passaporto e il divieto di espatrio lo scorso 4 marzo, richiesta rigettata dai giudici. Un rifiuto obbligato, visto che i giudici della Corte d'Appello avevano fatto sapere che l'unica misura che si poteva prendere per quel tipo di reato era il carcere preventivo, che era stato negato subito dopo la condanna. Invece di riprovare quella strada, i pubblici ministeri avevano fatto ricorso, portando come prova del pericolo di fuga l'intercettazione in cui si parla di un possibile arrivo di Dell'Utri in Guinea Bissau. Quindi solo dopo l'ok dei giudici è partita la ricerca dell'ex sentaore che nel frattempo aveva potuto prendere l'aereo e volare per il Libano. A questo punto è scattato il mandato di cattura internazionale con la richiesta di estradizione.

L'estradizione
L'estradizione è una forma di cooperazione giudiziaria tra Stati e consiste nella consegna di una persona, da parte di uno Stato ad un altro, affinché venga sottoposto a giudizio penale o alle pene a cui è già stato condannato. L'estradizione può essere di due tipi: attiva quando uno Stato richiede ad un altro la consegna di un individuo imputato o condannato nel proprio territorio; passiva quando è lo Stato ospitante l'individuo colpevole o da sottoporre a giudizio per un reato commesso nello Stato richiedente, che riceve la richiesta di consegna. Fra Italia e Libano è stato firmato un trattato bilaterale il 10 luglio 1970, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 5 aprile 1974, che contiene proprio le norme dell'accordo per l'estradizione fra i due Paesi. Ma per estradare Dell'Utri potrebbe esserci qualche ostacolo. Nel trattato, infatti, all'articolo 16 è specificato che "saranno sottoposti ad estradizione: gli individui che sono perseguiti per crimini o delitti puniti dalle leggi delle parti contraenti con una pena restrittiva delle libertà di almeno un anno; gli individui che sono condannati, in contraddittorio o in contumacia dai tribunali dello Stato richiedente per crimini o delitti puniti dalla legge dello Stato richiesto con pena restrittiva della libertà di almeno sei mesi". Per Dell'Utri la situazione è diversa, in quanto il provvedimento di misura cautelare in carcere nei suoi confronti è di tipo preventivo, non l'esecuzione di una sentenza definitiva, perché il verdetto di condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa verrà confermato dalla Cassazione.
 
Cassazione
Se la Suprema Corte dovesse confermare i sette anni, allora per l'ex senatore si apriranno le porte del carcere. E visto che la richiesta di estradizione sta per essere spedita, servirà anche per dare compimento alla sentenza. Se gli ermellini dovesso annullare i sette anni si aprirà un nuovo scenario. Nel frattempo dell'Utri potrebbe niziare a sperare nella prescrizione, che per il reato a lui contestato scatta il 30 giugno del 2014.