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MONDO

Vienna, stretta finale sul nucleare iraniano

Oggi forse l'accordo sul nucleare iraniano. Obama in videoconferenza con Kerry che è a Vienna per concludere le trattative, anche se rimangono divergenze da colmare. 

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Negoziati febbrili a Vienna tra le grandi potenze e l'Iran per siglare lo storico accordo sul programma nucleare iraniano.  

Un accordo tra Teheran e il gruppo '5+1' potrebbe arrivare "nelle prossime due ore". E' quanto prevede il viceministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov.

Il capo dell'organismo per l'Energia atomica, Ali Salehi, ha espresso l'auspicio che oggi si chiudano i negoziati tecnici: "Speriamo che oggi sia l'ultimo giorno", ha detto, poco prima di entrare in una riunione con il ministro statunitense dell'Energia, Ernest Moniz, proprio per definire gli ultimi dettagli di un accordo che dopo dovra' essere approvato a livello politico.

Oltre alla revoca delle sanzioni economiche e le ispezioni ai siti nucleari iraniani, il  'nodo' riguarda la fine dell'embargo Onu sulla vendita delle armi all'Iran.

Mosca oggi ha insistito che l'embargo deve essere revocato e ha fatto notare che un'eventuale decisione in questo senso aiuterà Teheran nella lotta al terrorismo nella regione.

"L'embargo sulle armi deve essere rimosso il prima possibile", ha detto il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, in un briefing con la stampa a margine del summit Brics.

"L'Iran è un sostenitore della lotta contro l'Isis e la revoca dell'embargo lo aiuterà ad aumentare la sua capacità di combattimento nella lotta al terrorismo". Ma gli Usa sono contrari e hanno già fatto trapelare che le restrizioni su armi e sistemi missilistici continueranno. Mosca però 'lavora' da tempo alla questione tanto che nei mesi scorsi il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto per sbloccare le forniture di sistemi missilistici anti-aerei S-300 a Teheran.  

Il presidente americano, Barack Obama, ha parlato mercoledì con il capo della sua diplomazia, John Kerry, e altri membri della delegazione statunitense via videoconferenza.

Il giorno prima, Obama avrebbe detto ai senatori che le probabilità di un accordo sono 50 a 50.

I tempi sono sempre più stretti, perché se il Congresso americano non riceve il testo prima di venerdì mattina (ora di Vienna, mezzanotte a Washington, il processo di approvazione è destinato a complicarsi (perché il Congresso americano avrà 60 giorni, anziché 30, per il 'via libera').    

Oggi è sembrato profilarsi un ennesimo rinvio. Nelle ultime due settimane, Iran, Usa, Gb, Francia, Germania, Russia e Cina, insieme all'Ue, hanno prorogato per due volte la scadenza. Una fonte diplomatica ha riferito all'emittente iraniana Press Tv, che la scadenza sarebbe slittata a lunedì prossimo, 13 luglio. Ma un diplomatico occidentale ha già smentito l'ipotesi.