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MONDO

I miliziani dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante

Iraq, 500 mila in fuga da Mosul; continua l'offensiva dei jihadisti. Presa Tikrit

Combattimenti a Samarra, conquistati Mosul, l'intera provincie di Ninive e Tikrit;i jihadisti si avvicinano sempre di più a Baghdad. A Mosul rapiti diplomatici turchi. Sostegno all'Iraq da Usa e Iran, la Turchia chiede una riunione di emergenza della Nato

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Caos in Iraq (Ansa)
Non si ferma l'offensiva dei jihadisti sunniti dell'Isis (dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante). Dopo essersi impadroniti della provincia settentrionale di Ninive e del suo capoluogo Mosul è caduta nelle mani dei miliziani anche Tikrit, la città natale del deposto e defunto presidente Saddam Hussein, 160 chilometri a nord di Baghdad. Combattimenti anche a Samarra, a un centinaio di chilometri dalla capitale. Ed è proprio verso Baghdad che i jihadisti si stanno dirigendo. 
Un'avanzata che ha già provocato mezzo milione di profughi e che l'esercito non riesce a contenere. 

Esodo a Mosul
Un vero e proprio esodo dalla città. Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha raccolto le cifre fornite dalle sue fonti sul posto, circa 500mila abitanti hanno abbandonato le proprie case nelle ultime ore, in fuga dai guerriglieri dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante. I miliziani ribelli lanciano moniti attraverso altoparlanti agli impiegati governativi perché tornino al lavoro. Tra coloro che se ne sono andati vi è praticamente l'intera comunità cristiana, ha detto l'arcivescovo caldeo di Mosul.

Rapiti diplomatici turchi
Secondo quanto riferito da fonti di Ankara e dalla polizia locale, gli insorti hanno preso in ostaggio 49 persone all'interno del consolato turco, tra le quali il console, alcuni agenti della sicurezza e tre bambini. Un responsabile turco ha detto che in seguito i prigionieri sono stati trasferiti al quartier generale dell'Isis in città e che tutti stanno bene.
Anche 31 camionisti turchi sono prigionieri dei jihadisti da ieri, secondo il quotidiano Hurriyet.

Attacco nella regione di Baiji 
I jihadisti sono entrati nella nella regione di Baiji, ricca di pozzi petroliferi, dove sorge una delle più grandi raffinerie del Paese, ma sarebbero stati poi costretti a ritirarsi. Hanno dato alle fiamme il tribunale e un commissariato

Usa "pronti ad aiutare Baghdad"
Gli Stati Uniti "si tengono pronti" a venire in aiuto all'Iraq che sta affrontando
l'offensiva jihadista. Lo ha dichiarato la portavoce del dipartimento di Stato, Jennifer Psaki: Washington si impegna a "lavorare con il governo iracheno e le autorità nel paese per dare una risposta unita all'aggressione dell'Isis", ha spiegato.

Preoccupazione internazionale
Unione Europea e Lega Araba, nel vertice ad Atene, hanno espresso in un comunicato congiunto la loro profonda preoccupazione. Il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, che ha avuto un incontro bilaterale con il suo
omologo iracheno Hoshyar Zebari, ha sottolineato la "necessità, mentre la violenza si sta diffondendo drammaticamente, che la comunità internazionale, l'Ue e naturalmente anche l'Italia sostengano il governo iracheno".

Sostegno dall'Iran e dalla Turchia
Da Theran arriva l'appoggio a Baghdad. Il ministero degli Esteri di Teheran ha dichiarato che "mentre (Teheran) condanna l'assassinio di cittadini iracheni, offre
anche il suo sosteno al governo ed al popolo iracheno contro il terrorismo". Zarif, riferendosi direttamente al suo omologo iracheno Hoshyar Zebari, ha anche esortato "il sostegno della comunita' internazionale" a Baghdad.
Intanto il governo turco ha chiesto una riunione d'emergenza della Nato per affrontare la situazione della sicurezza in Iraq.

Condanna dell'Onu
I membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu "condannano con la massima fermezza" i recenti eventi nella città di Mosul, in Iraq. In una dichiarazione, i Quindici all'unanimità "condannano gli attacchi terroristici perpetrati contro il popolo iracheno, nel tentativo di destabilizzare il Paese e regione". Inoltre esprimono "grave preoccupazione per le centinaia di migliaia di persone che hanno abbandonato le loro case per cercare rifugio in altre zone dell'Iraq".