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MONDO

L'Iran si oppone all'intervento degli Stati Uniti nel Paese

Iraq, l'esercito si ritira: l'Isis in tre città dell'ovest

L'esercito iracheno si è ritirato da Rawa, Ana e Rutba. L'Isis - che oggi avrebbe ucciso 21 persone a sangue freddo - controlla anche una cittadina a cavallo tra Baghdad e Giordania. Dall'Iran l'ayatollah Khamenei condanna qualsiasi tipo di intervento di Washington nel Paese. Obama: "Isil minaccia per gli Stati Uniti"
 

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Guerriglieri Peshmerga
Prosegue l'avanzata dei jihadisti dell'Isis (Stato islamico dell'Iraq e del Levante) in Iraq: l'esercito si è ritirato da tre città, quelle di Al-Qaim, Rawa e Aana, nell'ovest del Paese. Una mossa definita "tattica", da una fonte dei servizi segreti iracheni, "per ridispiegare le forza armate". Comunque, un segno dell'avanzata degli estremisti che hanno provocato la fuga di migliaia di civili negli ultimi giorni e che anche hanno commesso nuove violenze. Secondo quanto dicono i medici almeno 21 persone sarebbero state uccise, a sangue freddo, nelle città occidentali di Rawa e Aana, conquistate dopo il ritiro delle truppe di Baghdad. Mentre settanta detenuti sono morti nell'attacco al convoglio che li trasportava a sud della capitale, sferrato da miliziani jihadisti. È la seconda volta in pochi giorni che un tentativo di liberare detenuti si risolve in una strage.

Conquistati due valichi con Siria e Giordania
Gli insorti intendono prendere il controllo dell'intera regione di Anbar a maggioranza sunnita. Oltre alle tre città conquistate nelle ultime ore, l'Isis ha preso il controllo anche di Rutba. Una cittadina che ha una posizione strategica: è a 150 chilometri dalla Giordania e si trova sulla strada principale tra Baghdad e il regno hashemita. Nel pomeriggio di sabato, i jihadisti hanno anche annunciato di aver conquistato due valichi di frontiera: quello di Al-Walid, verso la Siria, quello di Turaibil verso la Giordania. E sempre l'Isis, in un comunicato ha scritto di aver giustiziato 21 persone.

Bombe su Tikrit
Intanto proseguono i raid per tentare di arrestare i militanti dell'Isis verso Baghdad. Jet iracheni hanno bombardato Tikrit, la città natale di Saddam Hussein: sette le vittime. Secondo l'emittente irachena, nel raid sarebbero morte almeno 40 membri dell'Isis. Tikrit è il capoluogo della provincia di Salaheddin a nord di Baghdad ed è dopo Mosul una delle prime grandi città irachene cadute nelle mani di Isis dall'inizio, il 9 giugno,della grande offensiva verso sud.

L'Iran: "No a intervento Usa"
Sul fronte diplomatico, mentre gli Stati Uniti si preparano a inviare 300 soldati in Iraq in veste di consiglieri militari, dall'Iran arriva la condanna di Khamenei. L'ayatollah (la massima autorità religiosa nel Paese, ndr) deplora l'intervento americano. Khamenei sostiene che gli iracheni sono in grado di porre fine al conflitto e che l'America punta solo a mantenere l'Iraq sotto la sua egemonia sostituendo il premier sciita al-Maliki con un suo lacchè. Per la guida suprema iraniana la disputa in Iraq è tra quanti vogliono il Paese asservito agli Usa e quanti lo vogliono indipendente. 

Obama: "Isil minaccia per Usa"
Intanto da Washington, Obama ha parlato in un'intervista con la Cbs e ha definito le forze dell'Isis (o Isil) come "una minaccia a medio e lungo termine per gli Stati Uniti" per la loro ideologia estremista, anche se, a differenza di altri gruppi, non sembrano avere intenzione di attaccare direttamente gli Usa nell'immediato futuro.  Gli Stati Uniti, ha aggiunto il presidente, "non saranno in grado di affrontare da soli" la sfida globale rappresentata dall'estremismo. "Dovremo avere una strategia più concentrata sugli obiettivi" e dei "partner locali" da addestrare affinché anch'essi facciano la loro parte, ha sostenuto Obama.