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MONDO

Alle 14 scende l'affluenza: è al 36,7%

Urne aperte in Israele, il giorno della sfida Netanyahu-Herzog

Il premier uscente ha votato subito dopo l'apertura dei seggi, poco dopo tutti i protagonisti. Ieri le sue dichiarazioni per raccogliere gli ultimi voti hanno fatto il giro del mondo: niente Stato Palestinese, migliaia di case per i coloni a Gerusalemme Est. L'ultima mossa di Unione Sionista è stata quella di un premier unico per tutto il mandato: Tzipi Livni ha rinunciato al passaggio del testimone dopo due anni. 

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Il braccio di ferro tra Likud e Unione Sionista ha avuto ufficialmente inizio: dalle 7 del mattino - le 6 in Italia - in Israele i seggi sono aperti e il premier uscente Netanyahu ha già votato, pochi minuti dopo il fischio d'inizio delle elezioni anticipate che spera gli portino il quarto mandato. Poco dopo hanno votato tutti i grandi nomi delle elezioni. Entrambi gli schieramenti hanno giocato ieri le ultime carte per conquistare i voti sei sei milioni di israeliani chiamati ad elettere la Knesset e ottenere la poltrona di premier.

L'affluenza alle 14
Scende l'affluenza al voto nelle elezioni israeliane: alle 14, secondo il Comitato centrale elettorale, si è fermata al 36.7% contro il 38.3% delle passate elezioni. Un dato in calo rispetto anche all'andamento alle ore 12 quando era al 26,5%, in linea con il dato del 2013, non da record come quella di metà mattina. 

Boom tra le 6 e le 10
A votare dalle 6 alle 10 del mattino, infatti, è stato il 13,7% degli aventi diritto, con un netto aumento rispetto alle ultime elezioni quando, dopo tre ore dall'apertura dei seggi aveva votato l'11,4% degli elettori. Si tratta dell'affluenza più alta registrata a quest'ora dalle elezioni del 1999. I seggi chiuderanno alle 22 (le 21 in Italia). 

Netanyahu: andate ai seggi, arabi stanno votando in massa
"Il governo di destra è in pericolo, gli arabi stanno andando in massa a votare". Lo ha detto rivolgendosi ai propri elettori il premier uscente Netanyahu nella sua pagina Facebook, citato dai media. "Andate a votare - ha aggiunto - portate i vostri amici a votare in modo da colmare la distanza tra noi e i laburisti"

Le dichiarazioni durante il voto
Il primo a votare è stato Bibi Netanyahu che ha ribadito che non formerà un governo di unità nazionale con Herzog. E il rivale di Unione Sionista ha invitato i connazionali a votare per la speranza, "perchè la scelta è fra cambiamento e demoralizzazione". "Questa è una lotta tra il sionismo e l'estremismo"ha detto invece dal seggio Tizpi Livni, leader insieme a Isaac Herzog dell'alleanza di centrosinistra.

L'ultima mossa di Netanyahu: con me premier mai uno Stato palestinese
La carta della rimonta - con i sondaggi che lo davanto indietro rispetto ad Unione Sionista - per Netanyahu è stata quella del discorso davanti agli abitanti della colonia ebraica di Har Homa, una delle più contestate nella cintura di Gerusalemme Est, per quasi tutta la comunità internazionale un insediamento illegale (che lui stesso ha fatto costruire nel 1997, al suo primo mandato): ha promesso migliaia di case per i coloni per fortificare e mantenere unita Gerusalemme. E poi l'affondo: non ci sarà lo Stato Palestinese, rampa di lancio di terroristi - queste le parole scelte da Netanyahu - finchè sarà premier. Il proposito di Bibi è quello di ottenere un quarto mandato, obiettivo che considerava sicuro quando ha sciolto il governo a dicembre e indetto le elezioni anticipate. Ma l'accoppiata Tzipi Livni-Isaas Herzog l'ha spiazzato e riportando in politica il termine sionista ha costruito un'alternativa credibile che oggi - dopo 9 anni da premier e oltre 20 sulla scena politica - lo mette in seria difficoltà.

L'ultima mossa di Unione Sionista: Livini rinuncia a diventare premier a metà mandato
Se le parole di Bibi da Har Homa hanno portato immediatamente Isaac Herzog a replicare con un appello all'unità nazionale - "Sarò il presidente di tutti, ebrei ed arabi, drusi e circassi, poveri e ricchi, abitanti delle città e delle periferie" - anche da Unione Sionista è arrivata poi l'ultima mossa per conquistare consensi. La loro proposta era un premierato a staffetta: prima il laburista Herzog, poi la centrista Livni. Un progetto politico che secondo gli analisi offriva il ritratto di un primo ministro debole e che secondo gli elettori risultava poco credibile perchè privo di un piano della durata del mandato. E ieri, quindi, da Tzipi Livni è arrivata la marcia indietro: la rinuncia al passaggio del testimone dopo due anni. Lo ha annunciato Herzog in tv: "Tzipi Livni mi ha detto oggi che la rotazione non deve essere in nessun caso un ostacolo e che vi rinuncia per garantirmi la massima flessibilità in vista della formazione del prossimo governo", dichiarando quindi sciolto l'accordo pre-elettorale.