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ECONOMIA

La nota mensile sull'andamento dell'economia

Istat: fine della recessione è vicina ma la disoccupazione sale

Il vero malato continua ad essere il mercato del lavoro: ancora in condizioni "difficili, con livelli di occupazioni stagnanti" e un numero crescente di persone alla ricerca, infruttuosa, di un posto. Il crollo delle quotazioni del greggio, inoltre, non avrebbe alcun effetto positivo per l'Italia

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Roma
Fine della recessione nonostante tutto. Si potrebbe riassumere così l'ultima nota mensile del 2014 dell'Istat sull'andamento dell'economia italiana. Per i prossimi mesi, scrive l'Istituto di via Cesare Balbo, "la fase di contrazione è attesa arrestarsi" con una ripresa dei consumi, ma il tasso di disoccupazione resta in crescita. Il crollo delle quotazioni del greggio, inoltre, non avrebbe alcun effetto positivo per l'Italia. 

"Nel complesso, l'indicatore composito anticipatore dell'economia italiana confermerebbe una sostanziale stazionarietà della crescita nel trimestre finale dell'anno", spiega sempre l'Istat.

Critiche le condizioni del mercato del lavoro
Il vero malato continua ad essere il mercato del lavoro: ancora, riconosce l'Istat, in condizioni "difficili, con livelli di occupazione stagnanti" e un numero crescente di persone alla ricerca, infruttuosa, di un posto. Viene ricordato il "valore massimo" e "sensibilmente più elevato" del tasso di disoccupazione (13,2% ad ottobre scorso) rispetto alla media europea . E perfino le grandi imprese vedono restringersi gli organici. Altri brutti segnali giungono dall'impennata della disoccupazione di lunga durata, con oltre la metà dei senza lavoro (62,3%) che lo è da oltre un anno. Si potrebbero definire disoccupati cronici, una patologia particolarmente diffusa al Sud.

Da caduta prezzo petrolio nessun effetto positivo
Niente vantaggi dal crollo delle quotazioni del greggio, almeno per l'Italia. È quanto emerge da "un esercizio di simulazione" riportato dall'Istat nella nota mensile. In generale, "la caduta del prezzo del petrolio produrrebbe un limitato effetto espansivo", sottolinea infatti l'Istituto di statistica. In particolare, l'effetto "per l'area dell'euro sarebbe stimato pari a 0,1 e 0,3 decimi di punto, rispettivamente, nel 2015 e 2016. Nel 2015, l'impatto sarebbe nullo in Italia e Germania e pari a 1 decimo di punto in Francia e Spagna". Anzi, fa presente sempre l'Istat, il calo dei prezzi dei prodotti energetici potrebbe accentuare "le spinte disinflazionistiche con un impatto negativo sulle aspettative. In questo contesto, i paesi maggiormente indebitati vedrebbero aumentare il costo reale del debito".