Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/istat-padoan-dato-crescita-in-linea-con-previsioni-siamo-soddisfatti-84cf277d-d9a6-47cf-a72e-1bb5e9f8ef08.html | rainews/live/ | true
ECONOMIA

Presidente di Confindustria: bisogna fare di più per crescita

Istat, Padoan: Dato crescita in linea con previsioni, siamo soddisfatti

Il Pil italiano - rivela l'Istituto nel rapporto annuale - è cresciuto in volume dello 0,9% nel 2016, consolidando il processo di ripresa iniziato l'anno precedente

Condividi
"Il dato sulla crescita dell'Istat è in linea alle nostre previsioni, siamo soddisfatti". Così il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Il Pil italiano in volume infatti - secondo il report annuale dell'Istat - ha sostenuto la  crescita con un apporto positivo (+1,4 punti percentuali) controbilanciando il contributo negativo delle scorte e della domanda estera netta (rispettivamente -  0,5 e -0,1 punti percentuali). I consumi finali nazionali hanno proseguito l'espansione  (+1,2% da +1,0% del 2015) sostenuti dall'incremento del reddito disponibile in termini reali. Quest'ultimo ha beneficiato della crescita dei redditi nominali e  della stabilita' dei prezzi al consumo (la variazione nel 2016 e' stata  sostanzialmente nulla).   

La "prolungata crisi economica", sottolinea l'Istat, ha provocato un ridimensionamento del sistema produttivo italiano, favorendo tuttavia un processo di selezione che ha prodotto una ricomposizione del tessuto di imprese a favore di quelle finanziariamente più solide e più esposte sui mercati internazionali.

La "modesta performance" italiana nel corso degli anni Duemila (il Pil è cresciuto meno che negli altri Paesi europei) è da ricercare in una "prolungata stagnazione della produttività". Il ritardo che l'Italia ha accumulato su entrambi i terreni è ampio: nel periodo 2000-2014 la produttività totale dei fattori è diminuita del 6,2%, il Pil procapite del 7,1%. Sulla base di un indicatore sintetico di solidità economico-finanziaria delle società di capitale italiane, aggiunge l'Istat, durante la seconda recessione si osserva un maggiore aumento della quota di unità esportatrici "in salute" e un contemporaneo e più rapido riassorbimento della fascia di imprese "a rischio".

Nel periodo 2014-16, caratterizzato da un rallentamento della domanda internazionale, i casi di aumento dell'export sono stati più diffusi tra le imprese a maggiore sostenibilità economico-finanziaria. Inoltre, all'aumentare del numero di aree di sbocco delle esportazioni si è associato un netto miglioramento dello stato di salute economico-finanziaria, mentre questa relazione è molto meno marcata rispetto all'aumento dei prodotti esportati. Le unità internazionalizzate sono poco più di 240mila alla fine della seconda recessione, impiegano quasi 5 milioni di addetti e producono oltre 360 miliardi di valore aggiunto.

Boccia: dato positivo ma dobbiamo fare di più per crescita
"E' un dato tendenziale positivo per noi ma rispetto ad altri paesi siamo ancora un po' più indietro e dobbiamo fare di più per la crescita. Però se guardiamo indietro abbiamo fatto tanto ma se guardiamo davanti a noi la strada è ancora lunga ma la direzione è giusta". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.