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Coronavirus

E' la seconda causa di morte dopo il cancro

Istat: "49mila morti in più tra marzo e aprile 2020, 60% dovuto a Covid"

I decessi per polmoniti - rileva l'Istituto nazionale di statistica - triplicano (+211% per polmoniti e influenza) e aumentano quelli per demenze, diabete e cardiopatie ipertensive. Nel Nord-ovest, il Covid-19 è responsabile di un terzo della mortalità totale

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Il Covid-19 è la seconda causa di morte nel periodo marzo-aprile 2020, con un numero di decessi di poco inferiore a quello dei tumori. Nei mesi di marzo-aprile 2020 i decessi in eccesso sono stati 49mila rispetto alla media degli stessi mesi nei cinque anni precedenti. Il 60% è attribuibile al Covid-19 (29.210), il 10% a polmoniti e il 30% ad altre cause. Lo rileva l'Istat nel primo report dettagliato sulle cause di morte dall'inizio della pandemia.

'In questi due mesi - spiega l'Istituto di statistica - i deceduti residenti in Italia hanno subito un incremento del 45%. Si tratta di 159.310 decessi, quasi 49mila casi in più rispetto alla media calcolata nello stesso periodo del quinquennio 2015-2019'. Solo una piccola parte dell'incremento è imputabile all'invecchiamento: senza il Covid, si stima che l'aumento dei decessi sarebbe stato limitato a +6.648 decessi. I decessi per polmoniti - rileva ancora l'Istat - triplicano (+211% per polmoniti e influenza) e aumentano quelli per demenze, diabete e cardiopatie ipertensive. Sul totale dei decessi per Covid-19 circa l'85% è di persone di oltre 70 anni. Tra i 50-59enni un decesso su cinque è dovuto al Covid-19.

Nel Nord-ovest, il Covid-19 è responsabile di un terzo della mortalità totale
Nel Nord-ovest, il Covid-19 è responsabile di un terzo della mortalità totale, quasi 19mila decessi, il 64% dei decessi per Covid-19 di tutta Italia. Circa il 20% (6mila) dei decessi riguarda residenti del Nord-est mentre nel resto del Paese si distribuisce il restante 16% si legge ancora nel report. L’incremento di mortalità si è concentrato soprattutto nelle regioni del Nord-ovest, dove sono esplosi i primi focolai epidemici; in quest’area i decessi in più sono stati 34.449 decessi con un raddoppio dei casi e un effetto dovuto all’invecchiamento piuttosto contenuto (+1.833 decessi).

+155% decessi nelle strutture residenziali
Si registra un forte incremento dei decessi negli istituti di cura pubblici e privati rispetto alla media 2015-19 (+46%), quasi interamente attribuibile alla mortalità per Covid-19, mentre si riducono del 4% quelli per altre cause non Covid-19. Anche nelle abitazioni e nelle strutture residenziali o socio-assistenziali l’aumento dei decessi è rilevante, rispettivamente +27% e +155%. Solo per una piccola parte risulta spiegato direttamente dal Covid-19: potrebbe essere conseguenza anche di un mancato accesso alle cure ospedaliere nella fase più critica per il sistema sanitario e di una mancata diagnosi di casi covid-19 all’inizio della pandemia. Normalmente i decessi nelle strutture residenziali o socio-assistenziali costituiscono circa il 9% del totale delle morti mentre nel 2020 la percentuale sale al 17%.

L’aumento dei decessi che si osserva negli hospice (+4%) può essere invece attribuito interamente al Covid-19. L’analisi del tipo di diagnosi di Covid-19 indicata dai medici nei certificati di morte (sospetto o confermato) in relazione al luogo del decesso fornisce ulteriori interessanti spunti di riflessione. Se negli istituti di cura prevale nettamente la quota di diagnosi confermate da test di laboratorio (21.308 casi su 22.808 decessi), nelle abitazioni è rilevante il numero di morti da Covid-19 “sospetto” (573 casi su 913 decessi in casa).

Nelle strutture residenziali o socio-assistenziali, pur prevalendo i casi di decessi da Covid-19 'confermato' (65% delle morti Covid-19 in questo tipo di struttura), il numero di deceduti da Covid-19 “sospetto” è elevato e ammonta a 1.502 casi. L’aumento di morti negli istituti di cura si osserva in tutte le aree del Paese, ma è nel Nord che l'eccesso è particolarmente rilevante. Analogo discorso vale per le strutture residenziali o socio-assistenziali per le quali però, anche nelle zone in cui l'incremento della mortalità è stato meno forte, i decessi sono aumentati di oltre il 50%. Le variazioni del numero di decessi nelle abitazioni delle diverse aree del Paese rispettano la diversa diffusione del virus: aumentano in tutte le ripartizioni, maggiormente al Nord, tranne nelle Isole dove si riscontra una lieve diminuzione.

Durante lockdown aumento di femminicidi
Durante la prima ondata epidemica la minore circolazione stradale conseguente al lockdown nazionale ha avuto come effetto la forte riduzione dei decessi per incidenti di trasporto in tutte le fasce di età. In particolare, sotto i 65 anni si osservano 214 decessi in meno (dei quali 178 tra gli uomini) con una riduzione di circa il 60% rispetto alla media 2015-2019 si evidenzia nel report, secondo cui nel periodo si registra anche un calo dei suicidi, più marcatamente fino ai 64 anni di età, classe in cui tale causa di morte risulta più frequente: -19% tra gli uomini e -27% tra le donne, con una riduzione totale di 89 casi. Omicidi e aggressioni si riducono in particolare prima dei 65 anni di età (-36% di decessi), ma con una differenza per genere. Se tra gli uomini, si ha una riduzione del 58% (da 29 a 12), tra le donne si registra un lieve aumento (da 12 a 14 decessi). Aumentano infine i decessi per cadute accidentali negli over65 di entrambi i sessi: +46% negli uomini e +34% nelle donne (+220 casi nel complesso).

Sono dunque ben 4 le donne decedute durante il lockdown. Il fenomeno degli omicidi - su legge nel report - ha una specifica connotazione di genere: quelli che vedono come vittime le donne si consumano prevalentemente all’interno delle mura domestiche, mentre gli uomini sono più spesso vittime di autori sconosciuti. L’obbligo di permanenza nelle abitazioni a marzo e aprile 2020 sembra avere prodotto un effetto negativo, anche se esiguo nei numeri, sul fenomeno a carico delle donne, diversamente da quel che è accaduto per quasi tutte le altre cause esterne.