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MONDO

Combatteva per lo Stato Islamico

Douglas, il jihadista americano ucciso in Siria

31 anni, aveva parlato della sua militanza su Facebook. A diffondere la foto del cadavere - identificato grazie ad un tatuaggio - l'Esercito Libero Siriano. Aveva in tasca 800 dollari e il passaporto. FBI: oltre 100 i jihadisti americani

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Douglas McAuthur McCain
La conferma dell’identità è arrivata  dal tatuaggio sul collo. E’ Douglas McAuthur McCain il 33enne americano morto in Siria mentre combatteva in un battaglione dello Stato Islamico. In tasca aveva 800 dollari – la  paga media stimata del movimento – e un passaporto degli Stati Uniti. Nello stesso scontro sarebbero morti altri tre foreign fighters.

Musulmano, gentile, appassionato di pallacanestro
Nato in Illinois nel 1918 – riferisce la NBC - McAuthur McCain è stato ucciso in uno scontro tra militanti sunniti e l’Esercito Libero Siriano, un altro gruppo di oppositori del regime di Assad. Viveva a San Diego, in California. Raccontano i parenti: aveva la passione del sollevamento pesi e della pallacanestro, era di buon cuore. Sapevano che si arruolato per combattere in Siria, non per il feroce Stato Islamico, tanto che alcuni di loro dicono di non esserne certi.

Le foto del cadavere diffuse dall'ESL
La testata statunitense ha appreso proprio dai militanti dell’ESL della morte del giovane, il cui tatuaggio, visibile sulle foto del cadavere distribuite dal movimento siriano, non ha lasciato dubbi. Ora gli investigatori stanno cercando ulteriori prove, perchè non hanno potuto visionare il corpo.

La militanza su Facebook
“Prima di tutto c’è l’islam”, aveva scritto ul suo profilo Facebook McAuthur McCain, nella sezione biografica. Il 3 aprile scorso, il primo post di vicinanza all’IS con il il discorso del portavoce del gruppo, Abu Muhammad al-Adnani. Tre mesi fa l’annuncio: aveva raggiunto la Turchia – porta d’ingresso per la Siria – era soddisfatto. Tanto da scrivere: “Sono con i fratelli ora”.

FBI: almeno 100 americani in Siria a combattere
L’amministrazione Usa ha ribadito la preoccupazione legata ai cittadini americani che combattono con i militanti, per il rischio che si radicalizzino e tornino in patria con le competenze per compiere attacchi terroristici. A giugno il direttore dell’FBI James Coney aveva parlato di un centinaio di jihadisti partiti dagli Stati Uniti per il conflitto in Siria: “Una metastasi – ha detto – sono da difficili da identificare perché non arrivano da un particolare gruppo sociale o da zone specifiche del Paese”. Un problema che molti governi occidentali si trovano costretti ad affrontare