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ITALIA

Il triplice omicidio a picconate a Milano nel maggio scorso

Omicidi a picconate, chiesti 20 anni per Kabobo

Nella richiesta del Pm si parla anche di seminfermità mentale e di condanna da passare in casa di cura dopo l'espiazione della pena. Processo con rito abbreviato rinviato al 31 marzo per problemi di traduzione

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Il pm di Milano Isidoro Palma ha chiesto la condanna a vent'anni di reclusione per Adam Kabobo, il ghanese che l'11 maggio del 2013 uccise a colpi di piccone tre passanti. Il pm ha chiesto il riconoscimento della seminfermità mentale e anche la condanna a sei anni da passare in una casa di cura dopo l'espiazione della pena. Il processo con rito abbreviato è stato però rinviato al 31 marzo, per problemi di traduzione. L'udienza è stata aggiornata per tradurre le memorie degli avvocati di parte civile e della difesa, che devono ancora parlare.

Nella richiesta del pm, si parla di "rancore verso la società" dalla quale l'immigrato si sentiva escluso, come possibile movente del triplice omicidio.  Kabobo avrebbe agito anche con una "finalità depredatoria" anche perché, dopo aver ucciso i passanti, gli ha rubato i cellulari. La Procura sottolinea anche la "lucidità" che lo contraddistingueva in quei momenti.
A fine gennaio il tribunale del riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione per Kabobo, che attualmente si trova nel carcere di San Vittore, a Milano.
Secondo il perito del Trribunale, l'immigrato si sentirebbe "perseguitato da una determinata categoria di soggetti". Tale "rilievo", però, "non deve trarre in inganno", perché "il delirio è infatti la manifestazione fenomenologica della sua malattia", una "schizofrenia paranoide". "Non è detto - scrive il perito nella relazione - che le attenzioni del soggetto siano rivolte solo verso i bianchi potendo variare in ogni caso la fenomenologia del delirio" e ben potendo dunque, aggiungono i giudici, "il delirio persecutorio rivolgersi anche verso altre categorie di soggetti". 

Kabobo, infatti, secondo il perito Marco Scaglione, soffre di una "patologia mentale tra le più gravi, cronicizzata e scarsamente rispondente alle terapie tale per cui all'intervento psicofarmacologico va associato in modo ineludibile un grado importante di custodia visto il ripresentarsi di episodi di aggressione anche durante l'attuale detenzione"