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MONDO

Aveva 71 anni

Kazakistan: è morto il “maggiore nero”, comandante delle truppe speciali sovietiche in Afghanistan

Con pochi uomini tenne in scacco per un anno i militanti della resistenza afghana guidati da Ahmad Shāh Massoūd

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E' morto all'età di 71 anni il colonnello Boris Kerimbaev.

Soprannominato il “maggiore nero” oppure “il terribile”, Kerimbaev era il leggendario comandante del “battaglione musulmano”, celebre unità delle forze speciali dell’Armata Rossa durante l’intervento militare sovietico in Afghanistan dal 1979 al 1989.

Kerimbaev era a capo del 117esima unità speciale che si occupava di intelligence militare sul terreno, della cattura dei mujaheddin, di agguati e attacchi a sorpresa ai nemici. Il "maggiore nero" è noto soprattutto per una straordinaria operazione militare: nel maggio del 1982 riuscì con pochi uomini a occupare la gola di Panjshir, presidiandola per quasi un anno ed impedendo per tutto quel lasso di tempo il movimento delle formazioni di Ahmad Shāh Massoūd, il celebre "Leone del Panjshir", capo della resistenza afghana.

Dopo quell'impresa, caso unico durante la guerra in Afghanistan, Ahmad Shāh Massoūd mise una taglia da un milone di dollari sulla testa del “maggiore nero”. La cifra era così alta e la taglia su un ufficiale sovietico così inusuale che Kerimbaev, temendo il tradimento delle sue truppe, da quel momento si fece circondare sempre dalle sue guardie del corpo personali, uomini scelti tra i suoi fedelissimi.