MONDO
Cambiamento climatico
I pesci vanno via dai Tropici
Uno studio dell'Università della Britsh Columbia prevede che, con il riscaldamento ocenaico in atto, molto presto le popolazioni ittiche tropicali troveranno un nuovo habitat alle latitudini più fredde

Il tema non è certo nuovo. In rete sono disponibili decine di studi e di commenti sulla relazione che intercorre tra cambiamento climatico, riscaldamento oceanico e distribuzione delle risorse ittiche (si vedano: Time, Ecocentric (Maggio 2013), oppure questa ricerca risalente al 2008, per esempio).
Ma ormai è certo: è in arrivo una grande rivoluzione negli oceani. Secondo una ricerca dell'Università della British Columbia, infatti, entro il 2050 dai mari tropicali sparirà una gran numero di pesci che si trasferiranno verso latitudini più fresche.
Le congetture finora elaborate trovano conferma nell'analisi dei dati e delle previsioni dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, grazie ai quali ora i ricercatori considerano certo lo spostamento su larga scala di intere popolazioni ittiche e di molte specie di invertebrati marini.
Due scenari diversi, ma equivalenti
Nel peggiore degli scenari - quello che prevede un innalzamento della temperatura terrestre di 3°C entro il 2100 - i pesci potrebbero allontanarsi dai loro habitat attuali a una velocità di 26 chilometri al decennio.
Se la temperatura salirà invece di un solo grado - è lo scenario migliore - il pesce si muoverà alla velocità di 15 km ogni decennio. Potrà insomma cambiare le velocità del fenomeno, ma il risultato sarà lo stesso: le immense masse di popolazione ittica oggi disponibili nelle aree tropicali si sposteranno inesorabilmente verso i due poli.
Mari caldi sempre più spopolati
"I tropici saranno i perdenti globali" di questo processo, afferma William Cheung, professore associato presso il UBC Fisheries Centre, co-autore della ricerca, pubblicata dal CIEM Journal of Marine Science. I Paesi appartenenti a queste fasce climatiche "hanno una forte dipendenza alimentare dalla pesca. La perdita di popolazioni ittiche costituirà una sfida per le popolazioni che li abitano", conclude.
La ricerca
Il professor Cheung e i suoi colleghi hanno elaborato i dati relativi a ben 802 specie di pesci considerati importanti dal punto di vista commerciale, studiandone le reazioni al riscaldamento dell'acqua, al cambiamento di alcune proprietà biochimiche dell'ambiente oceanico, e in relazione ai nuovi habitat che sembrerebbero crearsi nei mari polari.
"Poiché i pesci si spostano verso acque più fredde, nascono nuove opportunità per la pesca nell'Artico e nell'Antartico" dice Miranda Jones, autrice principale dello studio, che non nasconde la possibilità che ciò possa comportare anche incompatibilità ecologiche e nuove forme di competizione ambientale.
Prospettive di lungo termine
D'accordo: si andrà a pesca sempre più a Nord o sempre più a Sud. Potrebbe bastare cambiare strategia, dunque, per mantenere invariate le quantità di pesce pescato nel mondo. Ma un dubbio è lecito: e quando anche le acque polari saranno troppo calde?
Ma ormai è certo: è in arrivo una grande rivoluzione negli oceani. Secondo una ricerca dell'Università della British Columbia, infatti, entro il 2050 dai mari tropicali sparirà una gran numero di pesci che si trasferiranno verso latitudini più fresche.
Le congetture finora elaborate trovano conferma nell'analisi dei dati e delle previsioni dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, grazie ai quali ora i ricercatori considerano certo lo spostamento su larga scala di intere popolazioni ittiche e di molte specie di invertebrati marini.
Due scenari diversi, ma equivalenti
Nel peggiore degli scenari - quello che prevede un innalzamento della temperatura terrestre di 3°C entro il 2100 - i pesci potrebbero allontanarsi dai loro habitat attuali a una velocità di 26 chilometri al decennio.
Se la temperatura salirà invece di un solo grado - è lo scenario migliore - il pesce si muoverà alla velocità di 15 km ogni decennio. Potrà insomma cambiare le velocità del fenomeno, ma il risultato sarà lo stesso: le immense masse di popolazione ittica oggi disponibili nelle aree tropicali si sposteranno inesorabilmente verso i due poli.
Mari caldi sempre più spopolati
"I tropici saranno i perdenti globali" di questo processo, afferma William Cheung, professore associato presso il UBC Fisheries Centre, co-autore della ricerca, pubblicata dal CIEM Journal of Marine Science. I Paesi appartenenti a queste fasce climatiche "hanno una forte dipendenza alimentare dalla pesca. La perdita di popolazioni ittiche costituirà una sfida per le popolazioni che li abitano", conclude.
La ricerca
Il professor Cheung e i suoi colleghi hanno elaborato i dati relativi a ben 802 specie di pesci considerati importanti dal punto di vista commerciale, studiandone le reazioni al riscaldamento dell'acqua, al cambiamento di alcune proprietà biochimiche dell'ambiente oceanico, e in relazione ai nuovi habitat che sembrerebbero crearsi nei mari polari.
"Poiché i pesci si spostano verso acque più fredde, nascono nuove opportunità per la pesca nell'Artico e nell'Antartico" dice Miranda Jones, autrice principale dello studio, che non nasconde la possibilità che ciò possa comportare anche incompatibilità ecologiche e nuove forme di competizione ambientale.
Prospettive di lungo termine
D'accordo: si andrà a pesca sempre più a Nord o sempre più a Sud. Potrebbe bastare cambiare strategia, dunque, per mantenere invariate le quantità di pesce pescato nel mondo. Ma un dubbio è lecito: e quando anche le acque polari saranno troppo calde?