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SCIENZA

Esperimento su un gruppo di 64 proscimmie

La memoria dei lemuri

Una ricerca svolta presso il Duke Lemur Center, in North Carolina (USA) dimostrerebbe che una dieta monotona acuisce la memoria spaziale

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di Stefano Lamorgese
Una recente ricerca, The ecology of spatial memory in four lemur species dimostra che, proprio come tra gli umani, anche tra le proscimmie l'intelligenza non è un dono equamente distribuito: c'è chi si rivela più bravo di altri e chi meno, a seconda della prova alla quale si sottopone e dipendentemente dalle necessità che deve affrontare.

I lemuri del Duke Lemur Center sono stati coinvolti in un esperimento cognitivo che ha mostrato come le specie caratterizzate da una dieta a base quasi esclusiva di frutta sono più "brillanti" di quelle onnivore, almeno per quanto riguarda la memoria spaziale.

Le cavie
Quattro specie diverse di lemuri: il "vari rosso" (Varecia rubra), quasi esclusivamente fruttivoro, e il "vari bianconero" (Varecia variegata), prevalentemente fruttivoro; il "Sifaka di Coquerel" (Propithecus coquereli), che si ciba di foglie; il "lemure dalla coda ad anelli" (Lemur catta), specie onnivora che si ciba di foglie, fiori, frutti, nettare e insetti.

Esperimento in tre fasi
In una prima fase i lemuri hanno imparato a trovare il cibo piazzato in uno dei due settori di un labiritno con pianta disegnata a "T".

Nella seconda parte si è cercato di verificare se le proscimmie avessero solo memorizzato le svolte compiute durante il percorso verso il cibo o se invece avessero capito esattamente il luogo nel quale esso era stato nascosto.

Piazzati i lemuri in punti di volta in volta diversi del labirinto, in modo tale da rovesciare la prospettiva dei percorsi necessari per raggiungere il cibo, solo il "vari rosso" - specie esclusivamente fruttivora - ha dimostrato di riconoscere il luogo esatto del nascondiglio.

La terza fase dell'esperimento ha simulato la vita nella natura selvaggia, cercando di dimostrare se e come i lemuri fossero capaci di ricordare luoghi diversi in connessione all'attività di ricerca del cibo.

In una stanza sono state piazzate otto scatole aperte, ognuna delle quali riconoscibile da evidenti segni esterni. In quattro è stato messo del cibo, le altre sono state lasciate vuote. I lemuri hanno fatto esperienza della situazione, vagando nell'ambiente e raccogliendo il cibo. Poi - fatte uscire le proscimmie - le scatole sono state tutte riempite di cibo, poi sono state chiuse, rendendo ilcontenuto non visibile dall'esterno.

Fatti rientrare gli animali, solo il "vari rosso" è andato ad aprire le scatole corrispondenti a quelle che aveva riconosciuto come "piene" nella precedente visita.

A che serve una simile memoria, in natura?
I ricercatori affermano che nella sua terra d'origine, il Madagascar, il "vari rosso" si ciba quasi esclusivamente di frutta, soprattutto di fichi. Si tratta di un cibo prodotto solo da qualche specie arborea che cresce soltanto in alcuni luoghi e fruttifica solamente in determinati periodi. La capacità di riconoscere anche a distanza di tempo i luoghi del cibo, quindi, è il frutto di una qualità della memoria spazio-temporale indispensabile se si segue una dieta così esclusiva.

Sono caratteristiche - al contrario - che non servono alle proscimmie onnivore: le foglie sono un alimento molto più diffuso e abbondante dei fichi, basta alzaregli occhi per raccoglierne una manciata.

Gli autori della ricerca
Lo studio condotto da Alexandra Rosati della Yale University e da Kerri Rodriguez e Brian Hare della Duke - è stato pubblicato dalla rivista scientifica "Animal cognition".