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ITALIA

Migranti

Lampedusa ricorda il naufragio di un anno fa. Renzi: "L'Ue non si volti dall'altra parte"

Giornata di commozione e commemorazioni sull'isola. Molte le autorità presenti. Il presidente dell'Europarlamento Schultz contestato. Mogherini: "Ora la priorità è la Libia"

 

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I 130 migranti morti nel naufragio di giovedì al largo della Libia, che si sommano ai tremila finiti in fondo al mare in questo anno maledetto, sono lì a ricordare a tutti che la realtà è assai più brutale delle belle dichiarazioni della politica: ma le parole nette e gli impegni presi proprio a Lampedusa, nel giorno dell'anniversario della strage di un anno fa, dalle istituzioni italiane e soprattutto europee, stanno a significare che forse davvero questa volta ci si è resi conto che l'ecatombe silenziosa che da anni si consuma nel Mediterraneo non possa più andare avanti, almeno se si vuole ancora credere che l'Europa sia qualcosa di diverso da un consesso di alti burocrati. Si vedrà nei prossimi mesi se le parole sono l'ennesimo fumo gettato negli occhi di migliaia di disperati o se davvero qualcosa è cambiato.

Gli impegni dei leader
Quel che è certo è che da Lampedusa ministri e autorità europee se ne vanno con impegni fin troppo chiari: primo, continuare a salvare le vite in mare; secondo, affrontare finalmente il nodo della Libia; terzo, aprire canali legali di immigrazione. Non è poco, se si considera da dove si era partiti. E se si è arrivati a questo, va detto, un buona parte del merito ce l'ha l'Italia. Che deve lavorare ancora molto sul fronte dell'accoglienza, ma in questo anno ha spinto in tutte le sedi e con una sola voce per dire che Lampedusa non è un problema dell'Italia ma dell'Europa intera. Lo ha fatto anche oggi il presidente del Consiglio Matteo Renzi invitando "l'Europa a non continuare a girarsi dall'altra parte" perché se no il Mediterraneo continuerà ad essere un "cimitero e non un luogo dove si costruisce la pace". E lo ha fatto il ministro dell'Interno Angelino Alfano da Tunisi, dove è andato a consegnare due motovedette alle autorità locali e a parlare di immigrazione.

Schultz contestato
"Otterremo la definitiva presenza dell'Ue nel Mediterraneo. Si deve chiudere Mare Nostrum e dare il via libera a un'azione europea capace di dimostrare che l'Ue si prende in carico una frontiera che è sua". Parole cui Martin Schultz ha risposto in maniera netta. "La tragedia di Lampedusa è una macchia sulla nostra coscienza di europei" ha ammesso il presidente del Parlamento europeo che è stato contestato dai ragazzi dei centri sociali. "Assassini, siete voi i colpevoli" gli hanno urlato per poi dargli del nazista. "E' divertente che solo in Italia mi si dia del nazista", ha replicato lui senza fare una piega e ricordando il kapò di Berlusconi a Bruxelles. Ma l'obiettivo di Schultz non era ingaggiare un botta e risposta con i contestatori, quanto affermare altri due concetti: le difficoltà che a Bruxelles deve fronteggiare chi mette sul tavolo il problema dell'immigrazione e si trova davanti formazioni xenofobe, oltre che la questione dei costi.

Mogherini: "L'Europa deve continuare a salvare vite"
E qui, anche se non in maniera diretta, Schultz un'apertura l'ha fatta. "Stiamo discutendo di uno stanziamento di nove milioni, che per me e per voi sono molti ma non sono troppi per salvare vite umane in confronto ai settecento miliardi per la stabilizzazione del sistema euro". Promesse forse più impegnative le ha fatte Federica Mogherini che ha sì parlato in qualità di ministro degli Esteri ma che tra un mese siederà sulla poltrona di rappresentante della politica estera dell'Unione. E infatti gli impegni presi riguardato tutti l'Europa. Che deve "continuare a salvare vite, che sia con Mare Nostrum o con Frontex Plus non ha importanza".

La questione "Libia" all'ordine del giorno
Ma soprattutto deve "aprire canali legali di immigrazione" e affrontare il nodo della Libia. "La prima cosa che chiederemo al nuovo governo - dice parlando già da Lady Pesc - è la firma della Convenzione di Ginevra. La seconda che sia consentita la presenza dell'Unhcr in Libia". Promesse che, se trasformate in fatti, darebbero una svolta reale alla questione. Perché, come ripete il presidente della Camera Laura Boldrini, "gli strumenti ci sono, è la volontà politica che serve e un'assunzione di responsabilità da parte di tutti". Lampedusa ascolta parole e promesse come sempre ha fatto: con il disincanto di chi vive ai confini del mondo, dove i problemi reali sono l'isolamento, l'assenza di un ospedale, i costi dei biglietti aerei per raggiungere la Sicilia. "Siamo cittadini di serie B, con i diritti negati", ripetono gli albergatori che hanno protestato nuovamente contro il sindaco e il governo per la riapertura del Centro di accoglienza.

Il ricordo del naufragio
Ma Lampedusa è anche quel luogo dove centinaia di isolani che sotto il diluvio accompagnano i migranti che hanno salvato alla porta d'Europa; quei pescatori che in silenzio escono di mattina presto prima delle autorità per buttare una corona di fiori nel punto in cui si inabissò il barcone. "Quei morti - dice il sindaco - non sono vittime del mare. Ma delle nostre leggi e delle nostre politiche". Ancora una volta ha ragione. E ancora una volta la politica deve delle risposte. Ai lampedusani, ai sopravvissuti. E alle migliaia di vittime.