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SCIENZA

Antichi Caraibi

Arriva un uragano? Chiama l'archeologo

Uno studio sulle antiche consuetudini costruttive nei Caraibi mette in luce possibili strategie per edificare, oggi, strutture resistenti agli eventi estremi

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L'uragano "Irene"
di Stefano Lamorgese
Che cosa possiamo imparare dall'archeologia? Molto: come erano fatti i templi; come si seppellivano i morti; come si costruivano gli acquedotti. Ma anche: con quali gioielli si ornavano la dame; come si pettinavano barbe e capelli i re; quali monete si usavano per gli scambi commerciali. Come si rappresentavano le divinità; come si decoravano gli ambienti pubblici e privati.

Oltre a tutto questo - spiega Alice Samson dell'Università di Cambridge - dall'archeologia si può anche imparare a costruire case capaci di resistere ai disastri contemporanei: costruzioni simili a quelle di 1400 anni fa potrebbero offrire ispirazione agli esperti che oggi si occupano di resilienza.

Questa originale conclusione è contenuta in una ricerca intitolata "Resilience in Pre-Columbian Caribbean House-Building: Dialogue Between Archaeology and Humanitarian Shelter, Human Ecology", focalizzata sulle tradizioni costruttive caraibiche databili dal V-VI Secolo d.C. fino all'arrivo di Colombo.

Secondo la studiosa britannica, infatti, le squadre d'emergenza che oggi si attivano in caso di disastri (naturali e/o generati dall'uomo), si gioverebbero molto di un più stretto dialogo con gli archeologi.

Sedici siti archeologici nei Caraibi
La ricerca è stata condotta scavando 150 strutture in sedici diverse aree, tutte comprese tra Grandi Antille, Turks e Caicos, Isole Vergini piccole Antille del nord. Inoltre sono stati studiati edifici ricostruiti nel XVI Secolo dai colonizzatori europei a Haiti, nella Repubblica Dominicana a Cuba e nell'arcipelago delle Bahamas.

Lo "stile" caraibico
Un vero e proprio "stile" costruttivo emerse nei Caraibi circa 1400 anni fa e durò fino all'avvento dei colonizzatori europei. Il fatto peculiare è che tali consuetudini si diffusero in tutta l'area caraibica e che i risultati architettonici offrirono efficacemente riparo dagli elementi più avversi a popolazioni molto diverse tra loro.

Si trattava di edifici mai molto alti, dotati di strutture ancorate al suolo, facciate rinforzate e tetti appuntiti. E il bello è che sorgevano spesso sulle spiagge, proprio di fronte al mare. Ne è un esempio il villaggio di El Cabo, nella Repubblica Dominicana. Qui gli archeologi hanno scoperto edifici a pianta circolare, dal diametro variabile tra i 6,5 e i 10 metri. Poca distanza separava i muri perimetrali tra un edificio e l'altro.

Grazie a una disposizione irregolare e a strutture artificiali frangivento, tali costruzioni erano capaci di resistere alle tempeste che nei Caraibi raggiungono - oggi come allora - velocità e forza temibili; inoltre proteggevano gli abitanti anche dal calore, permettendo loro di lavorare serenamente all'interno.

Gli eventi estremi
Le consuetudini costruttive dei Caraibi, insomma, permisero ai popoli che vi abitavano di resistere per secoli anche agli effetti di uragani, tempeste tropicali, tsunami, terremoti ed eruzioni vulcaniche. Per questa ragione, conclude Alice Samson, "si dovrebbe incoraggiare il dialogo tra studiosi dell'antico e responsabili delle odierne emergenze".