SALUTE
il rapporto di Oxfam
Gas serra, le aziende alimentari inquinano più di tutti i paesi nordici
Coca Cola, Danone, Kellog, Pepsi, Nestlè producono un quarto della CO2 del pianeta

Se le grandi aziende alimentari fossero una nazione, sarebbero il 25esimo paese più inquinante del mondo. Lo afferma il nuovo rapporto dell’organizzazione internazionale Oxfam. I 'Big 10', le aziende che producono cibi e bevande a livello mondiale, emettono più gas serra di Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia messe assieme. Per un totale annuo pari a 263,7 milioni di tonnellate di gas serra: un quarto di tutta la CO2 prodotta al mondo.
Sotto esame
Le aziende esaminate da Oxfam sono Associated British Foods, Coca Cola, Danone, General Mills (gelati Haagen- Dazs), Kellogg (Corn Flakes e Rice Crispies), Marte, Mondelez internazionale, Nestlé , Pepsi e Unilever .
I casi più gravi di inquinamento, secondo il rapporto, vengono attribuiti a poche aziende: "Una società indonesiana che vende olio di palma a Kellogg e General Mills e altri giganti del settore alimentare - riferisce Oxfam – sembra essere responsabile di incendi boschivi che hanno prodotto emissioni di gas serra equivalenti alle emissioni annuali di 10,3 milioni di automobili".
Cause e conseguenze
Le emissioni di queste aziende sono legate all’uso di fertilizzanti, alla deforestazione e alla produzione di materie prime. Tutto questo incide sul cambiamento climatico che si manifesta con tempeste, inondazioni e siccità che colpiscono la produzione agricola e provocano, come conseguenza, un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Il risultato è la crescita costante del numero di persone che soffrono la fame e la povertà.
Oxfam stima infatti che il prezzo dei corn flakes potrebbe aumentare del 44 % in 15 anni a causa del cambiamento climatico . Gli esperti prevedono anche che entro il 2050 ci saranno 50 milioni di persone in più (9,6 miliardi) che soffriranno la fame.
La posizione delle aziende
Secondo Oxfam "Queste aziende dovrebbero tagliare le loro emissioni di 80 milioni di tonnellate entro il 2020 ma non stanno facendo abbastanza, nonostante il cambiamento climatico sia una minaccia anche per gli ingredienti necessari per i loro prodotti". La siccità sta infatti portando ad una diminuzione delle rese agricole, e le frequenti ondate di freddo hanno fatto perdere intere coltivazioni
Oxfam riferisce infatti che "Alcune delle aziende ‘Big 10’, hanno ammesso che il cambiamento climatico sta già influendo su di loro a livello finanziario. Unilever ha dichiarato che ora perde 415 milioni dollari l'anno, mentre la General Mills ha riferito di aver perso 62 giorni di produzione nel primo trimestre del 2014 a causa delle condizioni climatiche avverse".
Nonostante alcune aziende si siano impegnate e ridurre le emissioni, nessuno dei 'Big 10' ha richiesto tuttavia ai propri fornitori di rispettare gli stessi obiettivi.
Sotto esame
Le aziende esaminate da Oxfam sono Associated British Foods, Coca Cola, Danone, General Mills (gelati Haagen- Dazs), Kellogg (Corn Flakes e Rice Crispies), Marte, Mondelez internazionale, Nestlé , Pepsi e Unilever .
I casi più gravi di inquinamento, secondo il rapporto, vengono attribuiti a poche aziende: "Una società indonesiana che vende olio di palma a Kellogg e General Mills e altri giganti del settore alimentare - riferisce Oxfam – sembra essere responsabile di incendi boschivi che hanno prodotto emissioni di gas serra equivalenti alle emissioni annuali di 10,3 milioni di automobili".
Cause e conseguenze
Le emissioni di queste aziende sono legate all’uso di fertilizzanti, alla deforestazione e alla produzione di materie prime. Tutto questo incide sul cambiamento climatico che si manifesta con tempeste, inondazioni e siccità che colpiscono la produzione agricola e provocano, come conseguenza, un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Il risultato è la crescita costante del numero di persone che soffrono la fame e la povertà.
Oxfam stima infatti che il prezzo dei corn flakes potrebbe aumentare del 44 % in 15 anni a causa del cambiamento climatico . Gli esperti prevedono anche che entro il 2050 ci saranno 50 milioni di persone in più (9,6 miliardi) che soffriranno la fame.
La posizione delle aziende
Secondo Oxfam "Queste aziende dovrebbero tagliare le loro emissioni di 80 milioni di tonnellate entro il 2020 ma non stanno facendo abbastanza, nonostante il cambiamento climatico sia una minaccia anche per gli ingredienti necessari per i loro prodotti". La siccità sta infatti portando ad una diminuzione delle rese agricole, e le frequenti ondate di freddo hanno fatto perdere intere coltivazioni
Oxfam riferisce infatti che "Alcune delle aziende ‘Big 10’, hanno ammesso che il cambiamento climatico sta già influendo su di loro a livello finanziario. Unilever ha dichiarato che ora perde 415 milioni dollari l'anno, mentre la General Mills ha riferito di aver perso 62 giorni di produzione nel primo trimestre del 2014 a causa delle condizioni climatiche avverse".
Nonostante alcune aziende si siano impegnate e ridurre le emissioni, nessuno dei 'Big 10' ha richiesto tuttavia ai propri fornitori di rispettare gli stessi obiettivi.