SCIENZA
Pubblicato il primo database globale dell'acqua delle città
Le città bevono tutta l'acqua del mondo
Fiumi, laghi, acque del sottosuolo: sono state valutate tutte le risorse idriche di più di 500 città, misurandone la disponibilità e le tipologie di consumo

Che l'acqua, al di là della sua ovvia importanza biologica, sia uno dei temi-chiave in qualsiasi contesto geopolitico è ormai noto a tutti: l'accesso alle risorse idriche ha sempre determinato nella storia, e tuttora determina, i rapporti tra i popoli e le nazioni. In futuro, con il vertiginoso incremento delle popolazioni urbane e l'allargamento sempre più accentuato delle dimensioni delle città, il tema sarà sempre più sensibile.
Così è davvero benvenuto il primo DataBase globale dell'acqua delle città, pubblicato da Global Environmental Change, che fornisce informazioni essenziali ai cittadini, alla comunità scientifica e a quella dei decisori politici. È stato realizzato da un team di ricercatori, provenienti da diverse istituzioni scientifiche, che hanno preso in esame i dati relativi a più di 500 metropoli, in tutto il mondo. A guidare la squadra il professor Rob McDonald, senior scientist per la sostenibilità urbana della Nature Conservancy di Arlington, in Virginia (Usa).
504 miliardi di litri al giorno
Il primo dato che emerge, in tutta la sua enormità, è la quantità d'acqua che viene movimentata per "dissetare" le città: sul totale di 668 miliardi di litri al giorno trasportati per usi civili, ben 504 sono destinati alle città, e provengono da fonti superficiali. Le condotte che permettono di offrire questo servizio sono lunghe, complessivamente, 27.000 chilometri. Più della metà dell'equatore.
Città e acque
Le città occupano soltanto l'1% della superficie terrestre, ma i bacini dai quali l'acqua viene prelevata - le valli nei quali scorrono i fiumi, le aree lacustri - ne coprono il 41%. Ovvio che la qualità dell'acqua cittadina sia una variabile dipendente dallo stato di salute dei suoli.
Metodologia
Utilizzando dati di rilevamento sul campo e applicando modelli statistici, i ricercatori hanno messo a punto una stima del consumo d'acqua delle città, tenendo conto della popolazione, degli usi domestici, agricoli e industriali e del peso che ogni singolo comparto rappresenta sulla disponbilità potenziale.
Lo stress idrico
Il limite quantitativo che ha condotto a definire il concetto di "stress idrico" è stato quello del 40% della disponibilità. Le città che raggiungono questa soglia di consumo sono state considerate "sotto stress", e costituiscono un quarto di tutte le grandi città del pianeta. Sembra un dato drammatico, ma è migliorativo rispetto ai risultati di altri studi precedenti, che valutavano sotto stress idrico il 40% delle aree metropolitane.
Le più assetate del mondo
Tra le metropoli che presentano la situazione più problematica figurano: Tokyo, Delhi, Città del Messico, Shanghai, Pechino, Calcutta, Karachi, Los Angeles, Rio de Janeiro e Mosca. Queste immense metropoli contano un totale approssimativo di 220 milioni di persone, che condividono lo stress idrico con almeno un altro miliardo di esseri umani, in tutto il mondo.
Così è davvero benvenuto il primo DataBase globale dell'acqua delle città, pubblicato da Global Environmental Change, che fornisce informazioni essenziali ai cittadini, alla comunità scientifica e a quella dei decisori politici. È stato realizzato da un team di ricercatori, provenienti da diverse istituzioni scientifiche, che hanno preso in esame i dati relativi a più di 500 metropoli, in tutto il mondo. A guidare la squadra il professor Rob McDonald, senior scientist per la sostenibilità urbana della Nature Conservancy di Arlington, in Virginia (Usa).
504 miliardi di litri al giorno
Il primo dato che emerge, in tutta la sua enormità, è la quantità d'acqua che viene movimentata per "dissetare" le città: sul totale di 668 miliardi di litri al giorno trasportati per usi civili, ben 504 sono destinati alle città, e provengono da fonti superficiali. Le condotte che permettono di offrire questo servizio sono lunghe, complessivamente, 27.000 chilometri. Più della metà dell'equatore.
Città e acque
Le città occupano soltanto l'1% della superficie terrestre, ma i bacini dai quali l'acqua viene prelevata - le valli nei quali scorrono i fiumi, le aree lacustri - ne coprono il 41%. Ovvio che la qualità dell'acqua cittadina sia una variabile dipendente dallo stato di salute dei suoli.
Metodologia
Utilizzando dati di rilevamento sul campo e applicando modelli statistici, i ricercatori hanno messo a punto una stima del consumo d'acqua delle città, tenendo conto della popolazione, degli usi domestici, agricoli e industriali e del peso che ogni singolo comparto rappresenta sulla disponbilità potenziale.
Lo stress idrico
Il limite quantitativo che ha condotto a definire il concetto di "stress idrico" è stato quello del 40% della disponibilità. Le città che raggiungono questa soglia di consumo sono state considerate "sotto stress", e costituiscono un quarto di tutte le grandi città del pianeta. Sembra un dato drammatico, ma è migliorativo rispetto ai risultati di altri studi precedenti, che valutavano sotto stress idrico il 40% delle aree metropolitane.
Le più assetate del mondo
Tra le metropoli che presentano la situazione più problematica figurano: Tokyo, Delhi, Città del Messico, Shanghai, Pechino, Calcutta, Karachi, Los Angeles, Rio de Janeiro e Mosca. Queste immense metropoli contano un totale approssimativo di 220 milioni di persone, che condividono lo stress idrico con almeno un altro miliardo di esseri umani, in tutto il mondo.