ECONOMIA
L'analisi
Lego, il fenomeno economico del mattoncino
Il Financial Times si interroga sul successo del giocattolo che continua a prosperare in un mercato difficile grazie all'attenzione ai dettagli e all'incursione nel digitale

Dopotutto la formula del successo Lego è semplice: prendere un materiale, la plastica, che costa meno di un dollaro al chilo e trasformarlo in mattoncini che riproducono personaggi di film e cartoni rivendendoli al dettaglio per 75 dollari al chilo. Ma i buoni risultati dell'azienda di giocattoli danese - spiega Richard Milne sul Financial Times - non è basata soltanto sul mattoncino: si è espansa ai videogame, alle applicazioni web e al film, Lego The Movie.
Il film e l'esperienza digitale
Il lungometraggio che ha 'animato' i mattoncini è piaciuto alla critica e al pubblico, tanto che è per ora il settimo nella classifica di incassi di questo anno (465 milioni di dollari) e il più votato dai lettori in un sondaggio del Guardian. Soprattutto il film è stato capace di spingere i ricavati dell'azienda. Ma il ceo di Lego, Jorgen Vig Knudstorp, avverte: "La nostra società non si baserà mai completamente sul digitale. Il gioco fisico è estremamente importante e non abbandoneremo mai i mattoncini. Il digitale rappresenta un'ulteriore esperienza".
La crisi
Considerato il successo ottenuto negli ultimi tempi, nessuno immaginerebbe che la Lego, dieci anni fa - ancora controllata dalla famiglia fondatrice Kristiansen – si trovava nel pieno di una profonda di una crisi.
La ristrutturazione e la crescita
Oggi alla guida della società c’è Jorgen Vig Knudstorp. Appena ha preso le redini dell’azienda, per farla sopravvivere, ha venduto i parchi a tema Legoland e ha introdotto severi controlli finanziari. Poi c’è stata la fase di ristrutturazione e infine quella attuale, partita nel 2008, in cui si è puntato sulla crescita. Da quel momento Lego, ha fatto un grande sforzo per entrare in nuovi mercati come quello statunitense e quelli emergenti di Cina, Russia e Brasile. L’azienda ha anche lanciato una nuova linea di prodotti, sia legati a film e personaggi conosciuti, come Star Wars, i Simpson, che a mitologie ‘fatte in casa’ come Ninjago, oltre a una nuova attenzione per il pubblico femminile.
La percezione del prodotto
Del resto, spiega Knudstorp, "I bambini in Afghanistan e in Giordania, quelli di Boston, di Pechino e di Berlino hanno la stessa percezione del prodotto. La nostra è una delle poche aziende al mondo che è un po’ come Coca Cola o Pepsi, Apple o Samsung, con un assortimento di prodotti globale ".
Le vendite
Il risultato degli sforzi di Lego è stato un aumento delle vendite annue del 20% tra il 2008 e il 20013; del 10% lo scorso anno. Comunque migliori di alcuni concorrenti in un mercato dei giocattoli in forte crisi. Le vendite di Mattel, infatti, sono cresciute soltanto dell’uno per cento nel 2013, mentre Hasbro ha registrato un lieve calo.
Il marchio
Il connubio tra il gioco fisico e l’esperienza digitale di Lego, come riporta il Financial Times, viene lodato dagli esperti di mercato. Tuttavia Sean McGowan, direttore del settore ricerca di Needham, una banca di investimenti di New York, avverte sul fatto che "i marchi possono essere ingannevolmente vulnerabili" in un settore in fase di maturazione.
L'ottimismo nel futuro
Ma Knudstorp resta ottimista sul panorama dei giocattoli. Per lui, i bambini che giocano ai videogame apprezzano ancora i mattoncini. Quindi: “Mi preoccupo del fatto che stiamo spingendo troppo, ma mi sento anche molto ambizioso e sicuro della nostra attuale posizione”.
Il film e l'esperienza digitale
Il lungometraggio che ha 'animato' i mattoncini è piaciuto alla critica e al pubblico, tanto che è per ora il settimo nella classifica di incassi di questo anno (465 milioni di dollari) e il più votato dai lettori in un sondaggio del Guardian. Soprattutto il film è stato capace di spingere i ricavati dell'azienda. Ma il ceo di Lego, Jorgen Vig Knudstorp, avverte: "La nostra società non si baserà mai completamente sul digitale. Il gioco fisico è estremamente importante e non abbandoneremo mai i mattoncini. Il digitale rappresenta un'ulteriore esperienza".
La crisi
Considerato il successo ottenuto negli ultimi tempi, nessuno immaginerebbe che la Lego, dieci anni fa - ancora controllata dalla famiglia fondatrice Kristiansen – si trovava nel pieno di una profonda di una crisi.
La ristrutturazione e la crescita
Oggi alla guida della società c’è Jorgen Vig Knudstorp. Appena ha preso le redini dell’azienda, per farla sopravvivere, ha venduto i parchi a tema Legoland e ha introdotto severi controlli finanziari. Poi c’è stata la fase di ristrutturazione e infine quella attuale, partita nel 2008, in cui si è puntato sulla crescita. Da quel momento Lego, ha fatto un grande sforzo per entrare in nuovi mercati come quello statunitense e quelli emergenti di Cina, Russia e Brasile. L’azienda ha anche lanciato una nuova linea di prodotti, sia legati a film e personaggi conosciuti, come Star Wars, i Simpson, che a mitologie ‘fatte in casa’ come Ninjago, oltre a una nuova attenzione per il pubblico femminile.
La percezione del prodotto
Del resto, spiega Knudstorp, "I bambini in Afghanistan e in Giordania, quelli di Boston, di Pechino e di Berlino hanno la stessa percezione del prodotto. La nostra è una delle poche aziende al mondo che è un po’ come Coca Cola o Pepsi, Apple o Samsung, con un assortimento di prodotti globale ".
Le vendite
Il risultato degli sforzi di Lego è stato un aumento delle vendite annue del 20% tra il 2008 e il 20013; del 10% lo scorso anno. Comunque migliori di alcuni concorrenti in un mercato dei giocattoli in forte crisi. Le vendite di Mattel, infatti, sono cresciute soltanto dell’uno per cento nel 2013, mentre Hasbro ha registrato un lieve calo.
Il marchio
Il connubio tra il gioco fisico e l’esperienza digitale di Lego, come riporta il Financial Times, viene lodato dagli esperti di mercato. Tuttavia Sean McGowan, direttore del settore ricerca di Needham, una banca di investimenti di New York, avverte sul fatto che "i marchi possono essere ingannevolmente vulnerabili" in un settore in fase di maturazione.
L'ottimismo nel futuro
Ma Knudstorp resta ottimista sul panorama dei giocattoli. Per lui, i bambini che giocano ai videogame apprezzano ancora i mattoncini. Quindi: “Mi preoccupo del fatto che stiamo spingendo troppo, ma mi sento anche molto ambizioso e sicuro della nostra attuale posizione”.