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MONDO

Oggi Bernardino Leon riferisce all'Onu da Roma

Libia: Haftar pronto a bombardare Isis a Derna, domani nuovo round di negoziati in Marocco

L'Isis ha conquistato due zone petrolifere, Haftar - con l'esercito regolare - è pronto a bombardare il "Califfato di Derna". Intanto domani riprendono i negoziati in Marocco con tre delicatissime e complesse questioni all'ordine del giorno: la formazione di un governo di unità nazionale, il ritiro di scaglionato di tutti i gruppi armati e un calendario di scadenze per redigere la nuova costituzione.

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Dopo che nei giorni scorsi l’inviato Onu per la Libia, lo spagnolo Bernardino Leon, ha fatto la spola tra Tobruk e Tripoli per convincere le parti a tornare a sedere al tavolo dei negoziati, domani le trattative dovrebbero riprendere in Marocco: erano state sospese sine die ma ieri il Parlamento di Tobruk ha dato il via libera ad un nuovo inizio. E oggi, alla vigilia, Leon informerà in Consiglio di Sicurezza sulla situazione del Paese con una videoconferenza dalla sede romana della Fao. Non incontrerà il premier italiano Renzi perché sarà a Kiev e Mosca per lavorare ad una soluzione all’altra crisi aperta che lambisce l’Europa, quella ucraina.

Haftar: Derna è circondata, pronti a bombardare
L’esercito regolare del generale Haftar, da poco nominato alla guida delle forze che rispondono al governo di Tobruk, ha annunciato che Derna è circondata e che l’aviazione è pronta a bombardare gli obiettivi dell’Isis e dei loro alleati di Ansar al Sharia per consentire un intervento di terra nella zona che da un anno è nota come “il Califfato di Derna”. Attendono solo il via libera ufficiale.

Isis conquista due zone petrolifere
Intanto, a sud di Sirte, i jihadisti dello Stato Islamico hanno attaccato i due campi petroliferi di Al Bahi e Al Mabrouk, controllati da Tripoli. E altri scontri per il controllo dei pozzi tra uomini del Califfato e militari di guardia vengono segnalati anche a El Hofra.

Lo stato dei negoziati in Marocco
Mentre le lacerazioni politiche e militari della Libia post Gheddafi hanno creato un terreno fertile per l’Isis per insediarsi nel cuore del Mediterraneo, le speranze per ora sotto tutte verso il tavolo marocchino. Dopo la falsa partenza di settembre e due vertici senza gli islamisti del governo di Tripoli in gennaio, il mese scorso le parti si erano incontrate in Libia, a Ghadames. Ultimo incontro dopo una serie di veti incrociati e di scontri. L’ordine del giorno di domani vede tre punti fondamentali da discutere: la formazione di un governo di unità nazionale, il ritiro di scaglionato di tutti i gruppi armati e un calendario di scadenze per redigere la nuova costituzione.

La fiducia di Bruxelles: venerdì e sabato a Riga “concorderemo passi concreti” di sostegno al governo di unità nazionale
La giornata di domani viene considerata con fiducia da Bruxelles. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Federica Mogherini, ha annunciato che il consiglio informale dei ministri degli Esteri che si terrà già venerdì e sabato a Riga coglierà l’occasione per “concordare” passi concreti per sostenere il governo di unità nazionale.

La mediazione di Leon e la comunità internazionale
Secondo gli Usa la mediazione Onu portata avanti da Bernardino Leon per tentare una riconciliazione tra il governo di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale e quello degli islamisti con sede a Tripoli è la strada maestra da sostenere e hanno anche condannato interventi unilaterali come i raid egiziani. Ad oggi però quasi tutti gli analisti sembrano concordare sul fatto che non basterà la forza per prevalere l’uno sull’altro e nemmeno sulle forze del Califfato.

Se la mediazione dovesse fallire?
Se il lavoro diplomatico di Leon non dovesse dare i risultati sperati sul campo resterebbe solo l’opzione militare. Posto che il Consiglio di Sicurezza Onu lo approvasse, un’eventuale operazione dei caschi di blu richiederebbe almeno sei mesi per essere implementata e sarebbe quindi impraticabile. Tra le opzioni sul campo ci sono quelle del blocco marittimo, che impedirebbe il contrabbando di petrolio, e la leva economica, il congelamento dei ricavi dell’oro nero.