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MONDO

Dopo la presa di Sirte

Libia, l'Isis minaccia l'Italia "crociata". Renzi: pronti a fare la nostra parte in una missione Onu

Tra poche ore scade l'ultimatum del Califfato a Sirte. Dopo le parole di Gentiloni - "Siamo pronti a comandare una missione ONU in Libia" - arrivano le minacce dell'Isis all'Italia "crociata". Renzi al TG1 torna sull'argomento

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Le minacce dell'Isis colpiscono Paolo Gentiloni, definito "il ministro degli Esteri dell'Italia crociata" in un radiogiornale degli uomini neri diffuso da Mosul. È la reazione alla disponibilità di Roma a guidare una missione Onu per arginare l'espansione del Califfato in Libia, dal 2011 dilaniata dalla lotta interna tra milizie rivali. In serata, con un'intervista al TG1, il premier Matteo Renzi torna sull'argomento. In Libia - dice - "l'Italia è pronta a difendere un'idea di libertà e anche di diritti". E poi aggiunge, polemico: "Abbiamo detto all'Europa e alla comunità internazionale di di farla finita di dormire, che in Libia sta accadendo qualcosa di molto grave e che non è che siccome noi siamo i primi, i più vicini, quelli che raccolgono i barconi, tutti i problemi possono essere lasciati a noi".



Le minacce a Gentiloni
L'Italia entra nella lista nera del Califfato dopo che si è detta disponibile a guidare una forza internazionale contro l'avanzata nell'ex Paese di Gheddafi. "La Libia deve diventare una priorità e l'Italia ha la responsabilità di sollecitare questa priorità davanti alla comunità internazionale - ha ribadito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ad un convegno del Pd - noi combattiamo il terrorismo in prima linea, so che l'espressione può essere male interpretata, ma l'Italia è in prima linea sul piano militare, politico e culturale, e di fronte alla minaccia che cresce l'Italia deve fare la sua parte nella cornice Onu, ma in Libia non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità".

Libia: l'avanzata del Califfato
Dopo Derna gli uomini di al Baghdadi hanno presto anche Sirte e nelle prossime ore scade l'ultimatum alle milizie locali: avevano un giorno per abbandonare la città. Loro intanto, gli uomini neri, hanno preso due radio e una TV, occupato alcuni palazzi governativi e imposto il loro controllo. Per mettere un argine alla loro avanzata i sostenitori di Khalifa Haftar a Tobruk, sede del Parlamento, hanno manifestato per chiedere che assuma il controllo delle forze armate della Libia.