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MONDO

Si apre un nuovo, pericoloso capitolo della guerra in Libia

Libia: Serraj apre alle truppe turche, pronto all'accordo militare con Ankara

Di Maio: "l'Italia può mediare tra Mosca e Erdogan, serve un inviato speciale". Russia: "Siamo preoccupati per un possibile intervento militare turco". Onu: "Interferenze straniere, serve soluzione politica". Ue: "Che tutti rispettino l'embargo sulle armi"

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Fayez al-Serraj e Luigi Di Maio
Nuvole nere si addensano sulla Libia, in un crescendo di alleanze, minacce e ultimatum che non lasciano presagire nulla di buono. L'ultimatum dell'autoproclamato esercito nazionale libico risponde alla richiesta di intervento fatta da Serraj all'esercito turco, ma anche a altri quattro paesi tra i quali l'Italia. Una richiesta che manda su tutte le furie la Russia di Putin, ma che fa scendere in campo anche il leader ceceno Kadyrov, pronto a mettere in campo la sua esperienza. Nel frattempo l'Italia fa sapere che è disposta a seguire soltanto percorsi diplomatici e politici e non militari, ma Cipro e Egitto si organizzano per rispondere a una eventuale presenza militare turca in zona. Insomma, il cocktail al tritolo è servito.

Di Maio: "Un inviato speciale per favorire il dialogo"
"Siamo impegnati nella ricerca di una soluzione tempestiva della crisi libica: l'Italia nei prossimi giorni nominerà un inviato speciale per la Libia che risponderà al ministero degli Esteri e si occuperà di favorire il dialogo con le varie parti libiche". "Sarà una persona agile, in grado di parlare con tutte le parti coinvolte, sia quelle interne che quelle esterne", ha confermato la sua vice, Emanuela Del Re. "E' indispensabile evitare il bagno di sangue che si rischia con il ricorso alle armi", ha aggiunto. Nel frattempo il governo italiano si gioca tutte le carte della diplomazia. "Ho sentito il ministro degli Esteri turco e il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita - ha spiegato Di Maio - e sentirò i ministri europei. Questo perché bisogna promuovere una missione europea in Libia. Siamo impegnati per riuscire ad ottenere un cessate il fuoco o, quanto meno, una tregua fra le parti perché questa crisi potrebbe sfociare in una ulteriore crisi umanitaria. Io credo che nei prossimi giorni l'Italia sarà fondamentale anche per favorire il massimo
dialogo tra Russia e Turchia".

Ultimatum
Le forze di Misurata hanno "72 ore" per ritirarsi da Tripoli e Sirte. A lanciare l'ultimatum è stato Ahmed Al-Mismari, il portavoce dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) guidato dal generale Khalifa Haftar, secondo quanto riportano i media satellitari arabi. Al-Mismari ha minacciato di continuare a bombardare le milizie di Misurata se non si arrivasse al ritiro, sottolineando come ieri sera le forze dell'Lna abbiano preso di mira un deposito di armi inviate dalla Turchia. Le operazioni sono state condotte "in risposta all'annuncio da parte del governo di accordo nazionale di una richiesta di supporto logistico e tecnico alla Turchia", ha dichiarato al-Mismari sulla sua pagina Facebook, sottolineando come la richiesta di aiuto alla Turchia di Fayez al-Serraj rappresenti "un inutile tentativo di salvataggio". "L'operazione ha provocato l'indebolimento delle capacità del nemico in diversi siti militari a Misurata. I nostri combattenti sono tornati alle loro basi sani e salvi - ha aggiunto al-Mismari - La guerra è un'opzione che siamo stati costretti a scegliere per liberare la Libia dalle milizie terroristiche che prendono ordini da Turchia e Qatar".

L'appello di Serraj
Il premier del governo di accordo nazionale libico, Fayez al Serraj, ha chiesto ad Italia, Usa, Regno Unito, Algeria e Turchia di "attivare gli accordi di cooperazione di sicurezza" per "respingere l'attacco a Tripoli, condotto da qualsiasi gruppo armato". Lo riferisce l'ufficio stampa del governo libico riconosciuto dall'Onu, in un post su facebook. Serraj ha inoltre chiesto ai cinque paesi di "cooperare con il governo di accordo nazionale nella lotta alle organizzazioni terroristiche", all'immigrazione clandestina e ai trafficanti di esseri umani. 

Onu: "Interferenze straniere, serve soluzione politica
La Missione delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) denuncia i "recenti sviluppi" nel paese africano, "l'escalation militare, le crescenti interferenze straniere in Libia e lo scambio di accuse di tradimento tra le parti libiche, che mettono a rischio l'unità della Libia". In una dichiarazione diffusa nelle ultime ore su Twitter e Facebook la Missione insiste per una "soluzione politica" considerata "l'unica soluzione alla crisi" che si trascina nel Paese dal 2011, dalla fine dell'era di Muammar Gheddafi. "Unsmil continua con l'incessante impegno per arrivare a una posizione internazionale unita sulla crisi libica", conclude la nota che sollecita "i libici a tornare al dialogo, tutelare le vite degli innocenti, porre fine ai combattimenti tra i fratelli, porre un freno alle interferenze straniere ed evitare ulteriori catastrofi per i civili".

Russia preoccupata per l'invio di militari turchi
La Russia si è detta molto preoccupata per il potenziale invio di militari turchi in Libia, come previsto dal memorandum sulla sicurezza firmato dalle autorità di Ankara e dal governo del premier libico Fayez al-Serraj. Lo riporta l'agenzia di stampa Interfax citando una fonte del ministero degli Esteri russo. Ieri il governo di Tripoli ha reso noto di aver ratificato l'accordo sulla collaborazione militare e in tema di sicurezza con la Turchia, accettando così l'offerta turca di inviare proprie truppe per contrastare l'offensiva lanciata dal generale Khalifa Haftar per prendere il controllo della capitale.

Intesa Egitto - Cipro contro accordo con Turchia
Il presidente cipriota Nicos Anastasiades ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi per discutere di come contrastare gli accordi raggiunti tra Turchia e Libia in ambito militare e della sicurezza. Secondo la nota diffusa dal portavoce del governo cipriota Kyriakos Koushos, durante il colloquio al-Sisi ha detto che il memorandum di intesa tra Ankara e il governo di Tripoli non ha alcun effetto legale. Anastasiades e al-Sisi hanno concordato che ''devono essere adottate tutte le misure appropriate per mettere fine all'implementazione delle clausole dell'accordo illegale''. Al-Sisi ha quindi detto ad Anastasiades che una possibile presenza militare della Turchia in Libia causerà una destabilizzazione della regione. La nota di Koushos spiega anche che i ministri di Egitto, Grecia e Cipro hanno deciso di coordinarsi rispetto alle iniziative da adottare per contrastare i piani turchi. Ieri il governo di accordo nazionale del premier Fayez al-Serraj ha detto di essere disposto ad accettare gli aiuti militari dalla Turchia per contrastare l'avanzata su Tripoli delle forze di Khalifa Haftar in base all'accordo firmato il 27 novembre scorso.

Dal leader ceceno offerta l'esperienza militare a Serraj
Il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, ha discusso col premier del governo di accordo nazionale libico, Fayez al Serraj, "la possibilità di trasferire esperienze nella soluzione dei conflitti e nella lotta al terrorismo". Lo ha reso noto Lev Dengov, capo del gruppo di contatto russo per la soluzione del conflitto libico. Dengov ha anche affermato che Serraj "ha dichiarato il suo desiderio di visitare la Cecenia, la repubblica della Federazione russa in Caucaso settentrionale, a maggioranza musulmana.

Erdogan: "Contro chi sostiene Haftar, Italia compresa"
"Haftar non ha legittimazione, il presidente libico legittimo è Serraj, leader della Libia. Purtroppo stiamo assistendo al tentativo di Egitto, Abu Dhabi, Francia e persino Italia di legittimare Haftar". Lo ha detto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, dopo un vertice a Kuala Lumpur, a cui hanno partecipato leader di alcuni Paesi del mondo islamico. Il presidente turco sostiene il governo di Fayez al Serraj contro l'avanzata delle truppe fedeli al generale Khalifa Haftar.

Ue: "Tutti rispettino embargo export armi"
La soluzione alla crisi in Libia "va trovata al tavolo dei negoziati". L'embargo all'esportazione di armamenti nel Paese nordafricano "deve essere rispettato da tutti gli Stati che fanno parte delle Nazioni Unite" e l'Unione Europea, dato che "non c'è soluzione militare alla situazione in Libia", esorta tutti a "evitare qualsiasi azione che possa portare ad una escalation delle operazioni militari". Lo dice il portavoce del Seae, il servizio diplomatico dell'Ue, Peter Stano, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, a proposito del ruolo che la Turchia sta svolgendo in Libia, in sostegno al governo di Fayez al Serraj.