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CULTURA

Sul palco parole, immagini e musica

#lifeofwomen: al teatro Argentina lo sguardo delle donne

L'evento di apertura dei quattro giorni di dibattito su "Le culture femminili: tra uguaglianza e differenza", organizzate dal Pontificio Consiglio della Cultura

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di Antonella GaetaniRoma
Una bambina chiude gli occhi alla sua bambola. Intorno bombe e polvere. Questa una delle immagini che più ha colpito la platea intervenuta all’evento inaugurale della sessione plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura. Il filo conduttore dei quattro giorni di dibattito, dal 4 al 7 febbraio, è "Le culture femminili: tra uguaglianza e differenza". Un dibattito aperto anche sui social con l'hashtag #lifeofwomen. Ad aprire questo evento, al teatro Argentina di Roma, le parole del presidente del teatro, Marino Sinibaldi, di Anna Maria Tarantola, presidente della Rai e del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Sul palco parole, immagini e note che hanno raccontato la profondità dello sguardo delle donne, in un evento curato da Caterina Doglio e Monica Maggioni, prodotto e organizzato da Rainews24.

Forza e tenerezza. Insieme. In nome della vita. Donne generatrici di valori e ideali, che declinano in tante forme il senso della parola libertà, come il forte appello di una donna di Kobane, Avin, una ragazza curda che affronta l’indicibile raccolto dall'inviata Lucia Goracci. “Il dolore – ha detto Avin - è forte ma dobbiamo andare avanti, le anime delle donne morte combattendo ci guardano. Il mio appello – ha ribadito – è a tutte le donne del mondo perché si stringano l’una all’altra mano nella mano”. Alla suo grido si è alternata la forte testimonianza di suor Eugenia Bonetti, che da anni si batte contro la prostituzione. “Pensavo che queste donne fossero coscienti e consenzienti. Poi il grido di dolore di una di esse mi ha aperto il cuore e la mente. Un business che rende, ogni mese, centinaia di milioni di euro”. Donne a fianco di quel mondo invisibile fatto di sfruttamento e degradazione come ha raccontato suor Rita Giaretta, fondatrice della comunità Rut, che si trova a Caserta. “Volti – ha detto suor Giaretta – che ci mostrano come i nostri tanti segni di croce non servono a nulla se non sappiamo batterci affinché a tutti gli oppressi del mondo vengano riconosciuti i più elementari diritti umani”. 

A dare ritmo alle loro testimonianze le note di Luca Velotti, Michele Ariodante e Gerardo Bartoccini. Note che si sono fuse con le parole di Silvia Massarelli, direttrice d’orchestra, “Mi piacerebbe che in futuro, nella musica, si smettesse di parlare di genere, ma di talento e qualità”, ha detto tenendo in mano la sua bacchetta in mano, quella con cui è iniziata la sua carriera. Ma conviene veramente non valorizzare le donne? L’economista Alessandra Del Boca ha sottolineato quanto l’occupazione delle donne faccia crescere l’economia. “Ogni cento donne che entrano nel mercato del lavoro – ha detto – si creano quindici nuovi posti di lavoro”. Conciliare è la parola chiave che investe uomini e donne. In platea una sedia vuota, quella di Marco Buselli, sindaco di Volterra, che doveva intervenire, ma è rimasto a casa per portare il figlio, appena nato, a dei controlli medici.

Forte la testimonianza di una giovane coppia, Emanuele e Valentina, che fa da sfondo alla poesia Buongiorno di John Donne, letta da Lorenzo Richelmy. Un dialogo tra platea e palco. Si illumina la poltrona dove è seduta Rosa De Pasquale, con alle spalle un’esperienza giovanile nei focolarini e deputato dal 2008 al 2013. “Ho amato e amo la parola – ha detto – e sono profondamente dispiaciuta quando viene bistrattata, sfruttata, snaturata, svuotata, a tal punto che oggi si dice e domani si nega di aver detto”. Ma parlare di donne significa parlare anche del loro corpo, del modo in cui viene ferito e umiliato, come ha ricordato Lucia Annibali nel video di una sua intervista. Un corpo  generatore di vita, ma anche una gabbia costruita dal giudizio degli altri, come ha sottolineato Marzia Salgarello, chirurgo plastico al policlinico Gemelli. “Principalmente ricostruisco il seno  di  donne che hanno avuto un tumore al seno. Le pazienti non mi affidano solo il corpo, ma anche il loro universo emotivo. Recuperare il corpo, significa ricostruire anche la psiche”. Parole, immagini, note che possono essere sintetizzate dalle parole di Santa Caterina da Siena, lette da Francesca Cardinale. “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!”.