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EUROPA

"Resta molto da fare nel mondo su parità uomo-donna"

Lavoro, Lagarde: "Troppe poche donne ai vertici"

La Presidente della Banca Centrale Europea punta il dito contro la poca presenza femminile in posizioni di responsabilità nel mondo, in particolare in campo economico e finanziario, comprese le banche centrali. E intanto in Francia si è aperto il dibattito sull'abolizione del certificato di verginità

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Troppe poche donne ai vertici: lo lamenta la Presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Christine Lagarde, la prima donna a capo dalla Bce dal novembre 2019. In un'intervista alla rivista francese Challenges, l'ex direttore generale dell'Fmi ha puntato il dito contro la poca presenza femminile in posizioni di responsabilità nel mondo, "in particolare in campo economico e finanziario, comprese le banche centrali". Insomma, le donne stentano a rompere il cosiddetto "soffitto di cristallo" (una metafora che si usa per indicare una situazione in cui l'avanzamento di carriera viene impedito per discriminazioni di origine razziale o sessuale) anche all'interno della stessa Eurotower: "Dei 25 membri del Consiglio direttivo della BCE, il membro del Comitato esecutivo Isabel Schnabel ed io siamo le uniche due donne nella foto di famiglia. Questo non è normale", ha sottolineato Lagarde.     

La presidente della Bce osserva che "una certa consapevolezza c'è", ma questo è solo "l'inizio del processo". Anche perché, ha aggiunto, la crisi del coronavirus ha "reso più difficile la situazione delle donne".   

"Le donne rappresentano quasi il 70% delle professioni sanitarie; sono più a rischio dal punto di vista della salute. Con le misure di contenimento, si trovano su tutti i fronti, sono costrette a lavorare mentre si prendono cura dei bambini, per non parlare della violenza domestica", ha detto, aggiungendo che "come in tutte le crisi economiche, sono più a rischio di perdere il lavoro o di veder diminuire il loro salario".   

Permangono delle chiusure culturali alla parità uomo-donna in diversi Paesi, ha detto Lagrade, "ce ne sono di ogni tipo, a cominciare da quelle giuridiche". La presidente della Bce poi cita un rapporto della Banca Mondiale. "In media  - spiega - nel mondo le donne hanno solo i tre quarti dei diritti riconosciuti agli uomini. Le disparità permangono nelle leggi in alcuni casi perfino nelle Costituzioni, nel diritto matrimoniale, successorio sulla firma dei contratti, l'accesso al credito" e aggiunge "negli ultimi 50 anni sono stati fatti molti progressi, e la Francia è piazzata bene ma in generale su scala mondiale resta molta strada da fare".

Il dibattito francese sul certificato di verginità
La Francia si divide sul "certificato di verginità",  il governo  ha annunciato l'intenzione di voler vietare formalmente i certificati di verginità, imponendo sanzioni contro chi li rilascia ma ma i medici chiedono di non criminalizzare il certificato.  "Siamo decisamente contrari ai test di verginità. È una pratica barbara, arretrata e totalmente sessista", ma capita di dover fornire a una giovane donna questo documento "per salvarle la vita e per proteggerla perchéè indebolita, vulnerabile o minacciata". E' parte dell'appello pubblicato sul quotidiano Liberation da alcuni medici e ginecologi francesi, rivolto al governo.

I medici, firmatari dell'appello hanno spiegato di essere contrari ai documenti che attestano la verginità delle ragazze, condizione richiesta da alcune famiglie come condizione essenziale per celebrare un matrimonio, ma, hanno spiegato che "lungi dal proteggere la Repubblica o promuovere il secolarismo, questa misura indebolirebbe i pazienti interessati" e che la criminalizzazione dei certificati di verginità non serve alla causa delle donne.  La "singolare conferenza" con la paziente deve essere usata per ascoltarla, per aiutarla a prendere coscienza e liberarsi dal dominio maschile o familiare. Ci permette anche di capire cosa lo ostacola e la minaccia. Pertanto, emettere questo certificato non è giocare nelle mani dei fondamentalisti che lo richiedono, anzi. Ciò che dovrebbe scioccare l'opinione pubblica non è che il medico scriva un certificato del genere senza alcun valore legale, ma che nel 2020 il requisito della verginità sia ancora così diffuso", si legge nell'appello sottoscritto da medici e ginecologi, che spiegano, "Il più delle volte ci rifiutiamo di scrivere tali certificati e acconsentiamo ad essi solo se la situazione sembra presentare un pericolo reale. Quando la vittima è minorenne, a volte ci rivolgiamo al pubblico ministero per proteggerla".