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MONDO

L'intervista al presidente francese

Macron: "La libertà d'espressione per noi non è negoziabile"

​Per un nuovo multilateralismo serve "l'Europa della difesa": "Non siamo gli Stati Uniti d'America; gli Stati Uniti ci rispetteranno come alleati solo se rimarremo seri con noi stessi e se saremo sovrani con la nostra stessa difesa"

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Il presidente francese Emmanuel Macron si è rammaricato oggi per la relativa timidezza del sostegno internazionale dopo gli ultimi attentati nel Paese, e ha ribadito che la Francia non "cambierà" il suo diritto alla libertà di espressione "perché ritenuto sconvolgente altrove". In un'intervista pubblicata dalla rivista online Le Grand Continent, il capo dello Stato ha ricordato che "cinque anni fa, quando è stato ucciso chi faceva caricature" di Maometto sul settimanale Charlie Hebdo, "il mondo intero ha marciato a Parigi e ha difeso questi diritti". "Adesso abbiamo un insegnante decapitato, molte persone sgozzate. Molte delle manifestazioni di vicinanza sono state modeste", ha commentato Macron, facendo riferimento alla tragica morte del professor Samuel Paty il 16 ottobre e di tre concittadini a Nizza il 29 ottobre.

"Abbiamo avuto, in modo strutturato, leader politici e religiosi di una parte del mondo musulmano - che comunque intimidiva l'altra, che dicevano: 'Devono solo cambiare i loro diritti'. Questo mi sconvolge (...) Sono per il rispetto delle culture e delle civiltà, ma non cambierò i miei diritti perché sconvolgono altrove", ha insistito il presidente francese. Macron ha fatto riferimento agli appelli a manifestare contro la Francia, lanciati in diversi paesi musulmani dopo le sue dichiarazioni in difesa del diritto alla caricatura fatte durante l'omaggio nazionale a Samuel Paty. Per il capo dello Stato, "è proprio perché l'odio è proibito nei nostri valori europei, che la dignità della persona umana prevale sul resto" e "la dignità umana è superiore a qualsiasi cosa", ha aggi
 "Non lasciamoci rinchiudere nel campo di chi non rispetta le differenze. È un falso processo e una manipolazione della storia", ha spiegato ancora Macron. Pertanto, "la lotta della nostra generazione in Europa sarà una lotta per le nostre libertà. Perché stanno cambiando", ha concluso.
 
"Europa sovrana con propria difesa" 
"Se cerco di guardare oltre il breve termine, direi che dobbiamo avere due assi forti: ritrovare le modalità per una cooperazione internazionale utile che eviti la guerra, ma che consenta di rispondere alle sfide contemporanee ;costruire un'Europa molto più forte, che possa far valere la sua forza, mantenendo i suoi principi, in uno scenario così rifondato". Così il presidente francese, Emmanuel Macron, su 'Il Corriere della sera' parla della 'rotta' da seguire adesso, in questo 2020 che è stato "costellato di crisi", quella,"dell'epidemia di Covid-19 e quella del terrorismo". "Per risolverle nel miglior modo possibile - osserva Macron - dobbiamo collaborare".     In questo momento, aggiunge, "ritengo che un'ulteriore rotta da seguire sia anche l'importanza di rafforzare e strutturare un'Europa politica. Ciò presuppone che si prenda atto del fatto che gli ambiti della cooperazione multilaterale oggi sono diventati fragili, perché sono bloccati: non posso far altro che constatare che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ,oggi, non produce più soluzioni utili; siamo tutti corresponsabili quando alcuni diventano ostaggio delle crisi del multilateralismo, come l'Oms". Il presidente Francese parla anche del "relativismo contemporaneo" come di "una frattura" e che "fa il gioco di potenze che non sono a proprio agio nell'ambito dei diritti umani delle Nazioni Unite", come "la Cina e la Russia. E credo che siamo a un punto di rottura anch erispetto al post-1989". Lancia "il 'Consenso di Parigi', che però sarà il consenso di tutti". E ancora si concentra sul sistema finanziario che ha portato innovazione ma ha aumentatole diseguaglianze, sul sistema capitalistico, sul clima, e su "un fatto nuovo ma che si sta strutturando in modo perverso "come "i social network e internet", e infine "il cambiamento demografico".

Per un nuovo multilateralismo serve "l'Europa della difesa"; la "credevamo impensabile, l'abbiamo realizzata. Avanziamo nel campo dell'autonomia tecnologica e strategica, mentre tutti erano rimasti sorpresi quando ho iniziato a parlare di sovranità sul 5G". In particolare sull'Europa "penso che siamo un'area geografica coerente in termini di valori, in termini di interessi e che è bene difenderla in sé. Siamo un'aggregazione di popoli e culture diverse; qualcosa ci unisce. Sentiamo le nostre differenze quando siamo tra europei, ma proviamo nostalgia quando lasciamo l'Europa. Sono sicuro di una cosa: non siamo gli Stati Uniti d'America; gli Stati Uniti ci rispetteranno come alleati solo se rimarremo seri con noi stessi e se saremo sovrani con la nostra stessa difesa. Quindi penso che, al contrario, il cambiamento di amministrazione americana sia un'opportunità per continuare in modo totalmente pacifico e sereno quello che degli alleati devono capire: dobbiamo continuare a costruire la nostra autonomia per noi stessi, come gli Stati Uniti fanno per loro, e come la Cina fa per sé".   "È in atto una lotta positiva volta a fare dell'Europa la prima potenza educativa, sanitaria, digitale e verde - conclude- queste sono le quattro grandi battaglie, che ci permetteranno di affrontare queste quattro grandi sfide. Ritengo che ci sia una seconda sfida: l'Europa deve riaccendere la fiaccola dei suoi valori. Il terzo grande progetto europeo è il cambiamento di prospettiva nei confronti dell'Africa e la reinvenzione dell'asse afro-europeo. È la lotta di una generazione, ma credo che sia fondamentale per noi".

L'intervista in lingua originale