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ITALIA

Violenze sui bambini

Piacenza, maestre d'asilo arrestate per maltrattamenti

I carabinieri avevano piazzato delle telecamere nascoste. Il sindaco: nessun segnale d'allarme, evitare strumentalizzazioni e non generalizzare

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Ci sarebbero le immagini registrate da telecamere nascoste a documentare i maltrattamenti che avrebbero subito i bambini di un asilo nido di Piacenza: due educatrici sono state arrestate dai Carabinieri. L'accusa è, appunto, quella di maltrattamenti nei confronti dei piccoli.

I carabinieri della stazione di Piacenza Levante si sono presentati questa mattina nella struttura. I militari sono entrati direttamente con due pattuglie hanno prelevato le due maestre, entrambe piacentine, le hanno caricate sulle due auto e le hanno portate in caserma. Riserbo assoluto sull'indagine, ma pare che i carabinieri abbiano eseguito l'arresto in flagranza di reato, probabilmente grazie a telecamere nascoste nell'asilo, e che avrebbero filmato settimane di presunti maltrattamenti.

"Apprendiamo con sgomento la notizia del fermo di due educatrici di un asilo nido piacentino", ha detto il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi. "Il Comune di Piacenza è parte lesa in questa vicenda - ha precisato il primo cittadino - e per questo confidiamo in un'azione degli organi inquirenti quanto più rapida e approfondita possibile". Per Dosi si è trattato di "un vero fulmine a ciel sereno, privo del benché minimo campanello di allarme, sia in termini di segnalazioni delle famiglie, che di risultanza dei costanti monitoraggi. Ciò premesso, è tanta la fiducia costruita in anni di collaborazione con le cooperative sociali cui fanno capo le due persone che vorremmo, in attesa di notizie più circostanziate, non si strumentalizzasse il caso, ledendo la reputazione e la professionalità di soggetti privati che impiegano centinaia di dipendenti e che si sono fatti conoscere sul territorio per la qualità e la varietà della loro azione al servizio dei nostri bambini". "Il momento è molto grave - ha concluso il sindaco - Chiediamo per primi il dovuto rigore nei confronti di chi si confermasse colpevole degli addebiti mossi, certi di interpretare anche i sentimenti dei rispettivi datori di lavoro, assumendoci comunque la responsabilità di tutelare un intero sistema da generalizzazioni ingiuste e devastanti sotto ogni punto di vista".