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ITALIA

Sicilia

Mafia, inchiesta a Partinico: dieci arresti. Pino Maniaci di Telejato indagato per estorsione

Inchiesta per mafia a Borgetto e Partinico, in Sicilia: oltre a 9 arresti, il direttore di Telejato, Pino Maniaci, è stato accusato di estorsione.  Ingroia, legale di Maniaci: "male interpretato può spiegare tutto"

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Pino Maniaci (Ansa)
Nell'inchiesta che ha portato all'arresto di 10 persone a Partinico, nel palermitano, è coinvolto anche il giornalista Pino Maniaci, direttore dell'emittente televisiva 'Telejato', indagato per estorsione per aver ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai due sindaci per evitare commenti critici sull'operato delle Amministrazioni.

Maniaci - coinvolto casualmente in un'indagine nata del 2012 sulla famiglia mafiosa Giambrone di Borgetto e condotta dai carabinieri di Partinico, coordinati dalla Procura distrettuale di Palermo - è accusato di aver estorto denaro ai sindaci di Borgetto e Partinico, Gioacchino De Luca e Salvo Lo Biundo "sfruttando la sua professione giornalistica".

Secondo il gip Fernando Sestito, Maniaci avrebbe creato con la sua tv "un vero e proprio sistema di potere". "'L'emittente antimafia' - scrive nell'ordinanza - era utilizzata solo come un ingranaggio per accrescere la sua popolarità e ottenere quindi tornaconti personali". A testimoniarlo, secondo i magistrati della Procura di Palermo, ci sono le intercettazioni, che dimostrerebbero "non solo il potere ritorsivo che il giornalista era in grado di esercitare con la sua emittente televisiva, ma la condizione si subordinazione degli amministratori locali".

Per Pino Maniaci scatta la misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani.
"Il direttore di Telejato Giuseppe Maniaci ha più volte manifestato totale disprezzo per le autorità costituite, le forze dell'ordine e la magistratura. Ha utilizzato diversi epiteti, definendo 'nucleo aperitivo' la squadra dei carabinieri e offendendo anche il presidente del consiglio Matteo Renzi che poco prima lo aveva chiamato per esprimergli solidarietà". Così il procuratore della Repubblica, Francesco Lo Voi, nel corso della conferenza stampa al palazzo di giustizia di Palermo sul caso di Pino Maniaci. 

Lo Voi ha poi precisato che l'inchiesta a carico del giornalista, nata nell'ambito di un'indagine di mafia, "risale al 2014". "Non c'entra nulla - ha spiegato - la campagna giornalistica che Maniaci ha fatto su altre vicende". Il riferimento è a quanto sostenuto da Maniaci che, dopo aver saputo di essere indagato, aveva parlato di una vendetta della procura di Palermo per i suoi servizi giornalistici sullo scandalo della gestione misure di prevenzione del tribunale, campagna di stampa che risale a qualche mese fa e quindi di molto successiva all'inizio dell'inchiesta a suo carico. Lo Voi ha anche precisato che "come già emerso, l'inchiesta sulle misure di prevenzione era nata a Palermo". "È stata la procura di Palermo - ha concluso - che dopo avere raccolto elementi che rendevano verosimile il coinvolgimento di magistrati di Palermo, ha trasmesso gli atti a Caltanissetta".

Ingroia: Maniaci male interpretato, può spiegare tutto
L'ex Pm antimafia, oggi avvocato, Antonio Ingroia, è il legale di Pino Maniaci.  "Sulla base di ciò che leggo - dice Ingroia - la parte penalmente rilevante riguarda l'accusa di estorsione, secondo cui Maniaci avrebbe chiesto denaro in cambio di un ammorbidimento della sua linea editoriale. Le prove sono a disposizione di tutti, Maniaci non ha mai ammorbidito le sue denunce in questi anni".