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ITALIA

Boccassini: "Un'evoluzione del sistema corruzione in Italia"

Mafia: le mani del clan Laudani su supermercati Lidl e vigilantes del Palazzo di Giustizia di Milano

"Non fatture da importi 'grossi' o tali da destare sospetti ma tante 'piccole' fatture. Un "sistema diffuso", lo ha definito il magistrato, quello di "polverizzare milioni di euro" che è allarmante

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"Un'evoluzione del sistema corruzione in Italia". Così Ilda Boccassini parlando del'inchiesta milanese che questa mattina ha visto l'arresto di 14 persone accusate a vario titolo di numerosi reati all'ombra del clan catanese della famiglia Laudani e il commissariamento del consorzio che si occupa della sicurezza del Tribunale di Milano e di quattro divisioni della Lidl. "Non fatture da importi 'grossi' o tali da destare sospetti ma tante 'piccole' fatture. Un sistema diffuso", lo ha definito il magistrato, quello di "polverizzare milioni di euro" che è allarmante. Le indagini della Dda che hanno coinvolto società appaltatrici della vigilanza del Tribunale di Milano - prosegue - non avrebbero, allo stato, pregiudicato la sicurezza del Palagiustizia o delle sue attività. 

"È troppo facile arrivare a funzionari pubblici o funzionari di gruppi privati che si fanno corrompere" - ha spiegato ancora il Procuratore aggiunto Ilda Boccassini, a capo della Dda di Milano, nel corso della conferenza stampa in Questura con il pm Paolo Storari e i vertici del Nucleo tributario della guardia di finanza di Varese e della Squadra mobile.

Secondo il gip di Milano, Giulio Fanales esisteva uno "stabile asservimento di dirigenti Lidl Italia srl, preposti all'assegnazione degli appalti, onde ottenere l'assegnazione delle commesse, a favore delle imprese controllate dagli associati, in spregio alle regole della concorrenza con grave nocumento per il patrimonio delle società appaltante". Gli ambiti entro cui sarebbero maturati i contatti con esponenti delle cosche sono, spiega il gip, quelli "dell'organizzazione della logistica presso i magazzini ove e' custodita la merce di natura non alimentare, l'allestimento di nuovi supermercati, il rifacimento di negozi preesistenti, le manutenzioni periodiche o le riparazioni occorrenti in caso di guasti improvvisi e di altri eventi accidentali".

Nel provvedimento viene chiarito anche come la mafia, attraverso "dipendenti a libro paga", sarebbe riuscita ad aprirsi un varco all'interno della multinazionale. "Il dipendente a libro paga - si legge nell'ordinanza - trascorso un certo tempo esce dalla Lidl Italia srl per essere assunto da una delle societa' facenti capo agli odierni indagati. Tale movimento da un lato allontana i sospetti dalla sua persona, dall'altro consente l'avvicinamento, proprio ad opera dell'ex dipendente, di un ulteriore dirigente, destinato a sostituirlo quale referente dei corruttori all'interno della Lidl". "Una volta bandita la gara - questo sarebbero stato il modo di operare degli indagati - il dirigente rivela agli indagati l'ammontare delle offerte avanzate dalle imprese concorrenti, sì da rendere loro possibile la presentazione di un'offerta leggermente inferiore, destinata a risultare vincente".

In cambio, i "corruttori versano nelle mani del dirigente una somma in contanti, con cadenza periodica. L'importo di ogni dazione viene commisurato in percentuale sull'ammontare del fatturato, maturato nel periodo precedente, derivante dall'affidamento degli appalti ottenuti in virtù dell'accordo corruttivo". Un sistema che avrebbe "azzerato la concorrenza nell'acquisizione di beni e servizi a favore delle imprese controllate dagli associati, con il conseguente grave danno patrimoniale in pregiudizio della societa'".